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Valparaiso

Santiago giace in un avvallamento ampio e pianeggiante fra l’altissima Cordillera andina e un basso sistema di montagne costiere. Fra la capitale e la costa corre un’autostrada di circa 200 km affollatissima nei fine settimana, quando i cittadini si riversano a cercare refrigerio e aria respirabile sulle rive dell’oceano Pacifico a Valparaiso e sulla spiaggia di Viña del Mar, tra loro collegate da un lungomare e da una moderna metropolitana. In autobus si viaggia un paio d’ore fra ameni paesaggi, se si escludono il suburbio e i lunghi tunnel montani. Fra la metropoli e la costa si notano forti cambiamenti climatici. La regione interna è più arida, la zona costiera è piuttosto umida, come testimoniano i fitti boschi che circondano la baia di Valparaiso. La città è descritta come molto pittoresca a causa delle cascate di casette colorate che scendono dai colli verso il porto commerciale, affollatissimo di navi da carico e con tutti gli aspetti negativi dei grandi scali marittimi. In un giorno di cattivo tempo con una leggera “garua”, che è la pioggerella prodotta dalle nebbie alte, Valparaiso non rivela un volto invitante. Comunque, l’UNESCO giustamente ha ritenuto opportuno inserire questo tipico centro coloniale del XIX secolo fra i siti cileni protetti, con delibera dell’anno 2003. Dalla città bassa, decisamente brutta e sudicia, salgono sui “cerros” numerosi “ascensores”, antiquate funicolari, veri e propri cassoni di legno traballanti. Si fa una prova sull’ascensore “Artilleria” che sale al Mirador del Paseo 21 de Mayo. Da lassù la vista spazia sulla baia e sulle altre collinette caratterizzate dalle famose casette tutelate dall’UNESCO, affinché non si perda il fascino della città. Peccato che gli speculatori edilizi di Valparaiso e gli architetti moderni non si siano fatti scrupoli nel nascondere i famosi “cerros” dietro una barriera di brutti grattacieli, cresciuti nella città bassa come funghi velenosi, sicché, specie dal lungomare, le colline s’intravedono appena fra un palazzo e l’altro. Los cerros, se non fosse per le case colorate, sembrerebbero favelas brasiliane, considerando che sono abitati dalla popolazione meno abbiente, non brillano per la cura dei dettagli, sono poco puliti e frequentati molto dai cosiddetti saccopelisti, turisti che rappresentano una via di mezzo fra gli ultimi romantici, nostalgici di un passato ormai irriproducibile, e i primi alieni generatisi per mutazione genetica da certe creature delle discariche. Si determina una certa confusione d’idee e di gusti. Il sudiciume è considerato folclore, il degrado è percepito come pittoresco, il caos urbanistico diventa caratteristica affascinante, lo spaventoso squilibrio sociale significa vitalità, condita da musiche assordanti e dal fragore di un traffico caotico. La Plaza Sotomayor è considerata uno dei poli del centro di Valparaiso, nella città bassa vicino al porto. Nel disordine della zona sorprendono la pulizia e la modernità della metropolitana, un treno che corre lungo il porto, per raggiungere in sotterranea Viña del Mar. Frequentata dalla società ricca della capitale, Viña del Mar ha un lungomare pieno di condomini di una certa pretesa e una spiaggia sabbiosa poco allettante, carnaio estivo e deserto d’attrezzature abbandonate nella bassa stagione. Stupisce l’assenza di negozi, di bar e ristoranti, mentre un tronfio casinò attende i giocatori d’azzardo affacciato su una scogliera artificiale. La parte viva della città, un po’ all’interno rispetto all’oceano, con i suoi ritrovi, la folla e gli innumerevoli posti di ristoro, sembra assai più allettante. Comunque, si torna volentieri in autobus a Santiago, capitale scenografica, ma fredda di questo paese pieno di contrasti.

                                                                       Umberto Mantaut

 

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