Forse sarebbe ora di piantarla di parlare sempre male della sanità pubblica italiana. Mai nella sua lunga vita lo scrivente si è trovato di fronte a disguidi, inefficienze o cose che vanno sotto il nome fastidioso di malasanità. Anzi, a confronto con quanto visto di persona in altri paesi anche più ricchi e pretenziosi del nostro, occorre dire che da noi le cose funzionano molto meglio che altrove. E arriviamo ad oggi con il problema dei vaccini e della organizzazione per la loro somministrazione. “Imbranato” come tutti gli anziani nelle pratiche da svolgere on-line mi sono fatto assistere da amici di una nota agenzia di viaggi di Cerenova. Raggiunto il “sito” in 30 secondi sono state avanzate offerte da tre strutture: Civitavecchia, Bracciano e Campagnano Romano. Quest’ultima dava appuntamento più comodo per data e orario. Altri 30 secondi e sulla stampante sono arrivati la conferma delle prenotazioni e i moduli da compilare per accedere al servizio. Dunque, la mattina del 19 febbraio, eccomi nel grazioso paese a monte della Cassia-bis. La struttura creata per il covid/vaccino è perfetta. Il parcheggio riservato ai pazienti è sorvegliato dalla polizia locale. All’ingresso del capannone sanitario due gentili impiegate accolgono le persone, controllano i moduli, consultando gli elenchi con date orari e nominativi. Il paziente si accomoda in una saletta d’attesa ben arieggiata con il rispetto dei distanziamenti, ma non attende più di pochi minuti. Si passa nella sala operativa accolti da personale qualificato ed estremamente cortese. Ovviamente la “puntura” indolore richiede solo un istante. Si passa in un’altra saletta dove per precauzione occorre far trascorrere una ventina di minuti, eventualmente importanti in caso di crisi allergiche o altro. Non accadendo nulla si è invitati a confermare l’appuntamento per la seconda vaccinazione e si riceve la certificazione della prima. Nei giorni successivi, a dispetto delle paure dei no-vax, non compare nessun sintomo strano, mentre invece ci si rilassa al pensiero di essere a buon punto per avere già una mezza protezione contro una infermità ritenuta micidiale. Insomma, Roma e il Lazio sembrano perfettamente preparati per risolvere speditamente e in maniera assolutamente efficiente il problema delle vaccinazioni di massa. Il guaio è che non arrivano sufficienti dosi di vaccino, non perché manchino nel mondo, ma perché siamo obbligati a stare agli ordini sciagurati della UE, che è in mano a incapaci e protervi funzionari. Nessuno, a cominciare da noi italiani, vuol capire che gran parte dell’Europa è caduta nelle mani dei tedeschi. Questa brava gente, che si ritiene razza eletta, ha perso tutte le guerre e persino le battaglie, ma continua a coltivare il sogno di soggiogare l’intero continente. Dobbiamo riconoscere loro grandi capacità tecnologiche, disciplina, organizzazione e una incredibile pignoleria. Non dimentichiamoci che alla fine del conflitto, causato da loro con milioni di morti, si sono trovati i puntigliosi elenchi che loro stilavano per avere le statistiche corrette delle loro vittime dei forni crematori. Già, ma quelli erano omacci, obbedienti a un pazzo criminale. Ora siamo nelle mani delle loro gentildonne incapaci di fare la lista della spesa. Pare che Frau Ursula, che pure noi abbiamo mandato con i nostri voti e presiedere la Commissione di Bruxelles, abbia tirato troppo sul prezzo senza capire che i fornitori di vaccini avrebbero preferito vendere a quotazioni migliori a paesi meno taccagni. La Frau che sta a Berlino, tipo furbetta del cartellino, intanto si è procurata più dosi in deroga alle regole della Ursula, sprovveduta pure nel non mettere clausole nel contratto con penali per le inadempienze nelle consegne. Questa, tuttavia, probabilmente consapevole di aver fatto una fesseria a danno di tutti i partner della UE, come poi ha ammesso onestamente, ha cercato di scaricare una parte delle responsabilità su un personaggio divoratore di spaghetti col quale condividere le colpe. Così ci vedono all’estero, magari chiamandoci maccheroni. Si tratta di una certa “sora” Gallina. Forse costei, che in Italia si dimostrava incapace di covare alcunché, era stata mandata insieme ad altri mediocri a rappresentarci a Bruxelles e proprio in quella sede ha rotto le uova nel paniere. In poche parole, come dicono i cinesi, tre donne fanno un mercato, ma in questo caso lo hanno disfatto. Auguriamoci che qualche nostro responsabile le sappia cantar chiare a queste tre Erinni, infranga come Frau Merkel le stupide regole del mercato comune, acquisti altre marche di vaccino altrove e si dia da fare per metterci nelle stesse condizioni di Israele, Emirati, Gran Bretagna e persino i piccoli stati del Vaticano e San Marino. Intanto segnaliamo come modello di efficienza la piccola Campagnano Romano, consolazione magra, ma assolutamente nostrana.
Umberto Mantaut