Se Carol Maltesi potesse leggere la sentenza che ha evitato l’ergastolo al suo assassino, non potrebbe fare a meno di porre alcune domande a quei giudici che l‘hanno scritta.
Lo facciamo noi al suo posto, poiché siamo gravemente preoccupate che le parole usate, più della seppur grave decisione di mitigare la pena, divengano sempre più un ” luogo comune” in un Paese come il nostro che sostanzialmente mente a sé stesso.
La gran parte degli uomini e purtroppo anche delle donne, credono di far parte di una società culturalmente emancipata, eppure è solo nel 1981 che è stato abrogato il delitto d’onore.
Questo patriarcato violento che giustificava il delitto d’onore rispunta ancora oggi nelle parole usate nella sentenza che alleggerisce la pena all’assassino di Carol Maltesi:
“Delitto d’ impeto” (esclusa quindi la premeditazione)
” Amava perdutamente la donna (tanto da farla a pezzi)
“La giovane era disinibita” e qui si esercita la violenza più grave: la colpa della donna starebbe proprio nella sua libertà !!!
Le parole hanno una risonanza profonda in tutti noi e rappresentano l’impalcatura della nostra cultura.
Non solo, le parole sono la punta dell’iceberg, cambiare le parole è indispensabile per smontare la cultura della violenza sessista e patriarcale .
Noi del Gruppo Udi “Nilde Iotti” pensiamo che si possa fare solo iniziando dai giovani, dalla scuola. Sarà questo il nostro prossimo impegno nelle scuole di Ladispoli e Cerveteri.