Gli interminabili dibattiti televisivi pre elezione del Presidente della Repubblica sono cominciati con largo anticipo sulla data prevista. Poi, a ridosso delle elezioni, sono cominciate le interminabili quanto inutili maratone con i giornalisti, sempre gli stessi, che hanno fatto a gara, more solito, a chi la dice più originale. Ed all’apertura delle votazioni i partiti (scusate l’eufemismo) hanno dimostrato sorpresa e difficoltà evidenti nel proporre e sostenere un candidato, come se non fosse nota la scadenza del mandato del Presidente Mattarella. Dopo il desolante spettacolo di schede bianche, nomi buttati lì tanto per dire, a mo’ di gioco, i leaders dei partiti sono ritornati da Mattarella a chiedergli di rimanere per altri sette anni. E Mattarella, dopo aver detto erga omnes, persino ai bambini di una scuola, che non avrebbe mai e poi mai accettato un altro mandato ha accolto subito il reincarico, senza colpo ferire. Così Sergio Mattarella continua a ricoprire la funzione di Presidente della Repubblica e, guarda caso, Mario Draghi prosegue a capitanare il Governo garantendo all’Europa che in Italia saranno eseguite tutte le loro gradite riforme. Noi italiani ancora una volta siamo rimasti sepolti dalle macerie di questo sfacelo. Ora i giornalisti, i soliti, cominciano a chiedersi se Draghi da questa vicenda ne sia uscito più forte o indebolito. Io invece comincio a chiedermi a cosa serva a noi italiani un costoso Parlamento che non può esprimere nemmeno un Presidente della Repubblica, e gli italiani capiranno presto la forza di Draghi.
Giorgio Raviola