In Spagna direbbero “espeluznante, raccapricciante, che fa venire la pelle d’oca. Parliamo dell’incredibile vicenda piacentina di ben sei carabinieri colti con le mani nel sacco per i peggiori crimini possibili in una sede onorata, iniziando dalle sevizie agli arrestati per finire allo spaccio e al consumo di droga e, perché no, ai festini con donnine facili e travestiti ancora più facili. Naturalmente quelli che un tempo si chiamavano “superiori” e stilavano le note caratteristiche dei sottoposti e degli inferiori di grado sono caduti dalle nuvole, magari proprio dopo avere elogiato la solerzia di quei bravi militi che dovrebbero rappresentare le forze dell’ordine. Un edificio è difficile che si regga su un solo pilastro o un millepiedi che possa ancora camminare con un piede solo. Eppure l’Italia aveva ancora una sola colonna portante nei nostri carabinieri, forse l’unico organo rimasto sano in un corpo in cancrena e speravamo che non si azzoppasse anche l’ultima zampa del millepiedi delle nostre innumerevoli paralitiche e indecenti istituzioni. Invece no. Ben sei servitori dello stato, da scrivere ormai rigorosamente con la minuscola, accusati del fatto che si “servivano” a man bassa di proventi illeciti e ne combinavano di tutti i colori. Immaginiamo lo sconcerto, anzi la disperazione degli oltre 100.000 eroi che vestono quella divisa e rischiano la vita ogni giorno per difendere l’indifendibile, arrestano delinquenti e li vedono scarcerati il giorno dopo, vengono feriti nelle manifestazioni politiche di vari colori fecali che infestano le nostre piazze e se ci rimettono la pelle ricevono i soliti ipocriti funerali di stato con lacrime di coccodrillo dei potenti di turno che sono i veri responsabili del disastro. Sì, perché di disastro si tratta e la ragione profonda dipende dalla eliminazione delle sane selezioni. Non basta indossare una divisa e fingere di giurare fedeltà, bisogna dimostrare attraverso esami severi di possedere doti, attitudini e rettitudini. Nessuno evidentemente seleziona più nessuno, e ciò in tutti i campi. Mele marce hanno fatto una oscura carriera nella magistratura, distruggendo la onorabilità di un importante potere statale per il quale ormai abbiamo più paura che fiducia. Non parliamo della scuola, prima responsabile del degrado del paese. Non basta avere una laurea a pieni voti, conseguita in un’università facilona, per essere automaticamente capaci docenti. Un tempo esistevano le abilitazioni all’insegnamento. I candidati dovevano dimostrare di conoscere le loro materie, ma anche un minimo di pedagogia, psicologia e almeno sapere il significato della parola “maieutica”. Seguiva il concorso a cattedra assai duro e solo i meritevoli passavano di ruolo. Poi, dopo il famigerato ’68, il reclutamento degli insegnanti, senza selezioni, ha creato una casta di precari dedita solo alla rivendicazione del diritto ad essere stabilizzati. I corsi abilitanti sono una barzelletta. I risultati si vedono. Si arriva a ministri che scrivono e parlano con i piedi, credono che i sassi siano ad Alberobello e i trulli a Matera, e andrebbero in due pezzi negli stabilimenti balneari sul mare afgano. In tutte le amministrazioni gli assessorati sono affidati a incompetenti e raccomandati. Nei tribunali si falsano le sentenze. Le scale che portano ai vertici sono insaponate per far scivolare in basso i pochi meritevoli rimastici, dopo la fuga all’estero dei migliori cervelli, Se in cattedra abbiamo gli ignoranti, in politica è il trionfo dei mediocri spinti in alto da elettori scriteriati, sindacati che non tutelano più i lavoratori ma bassi interessi, da capi partito inqualificabili. Un minimo di selezione per meriti e titoli di tutti i responsabili di cose pubbliche verrebbe letto come una ignobile discriminazione. E’ il cosiddetto “pensiero unico”, anzi demenza più unica che rara. Si confonde la bontà con la sua degenerazione chiamata buonismo. Non è questione di fare i moralisti. La libertà è bella e persino il libertinaggio lo possiamo rispettare se riguarda le sfere private. Tuttavia, il disastro è dietro l’angolo se il prelato aiuta i manigoldi a rubare la corrente elettrica, si stipendiano cattivi maestri, il poliziotto spaccia la droga e il giudice manda a casa un buon uomo che ha sciolto nell’acido un ragazzino. Per una volta lasciamo stare i politici perché a furia di vomitare ci stiamo tutti rovinando lo stomaco.
Umberto Mantaut