E’ difficile che qualcuno in Italia nomini Rothenburg ob der Tauber, nemmeno quando si avvicina il tempo delle vacanze e si parla di viaggi. Eppure, la Romantische Strasse è famosa e si snoda dal sud al nord della Baviera per oltre 300 km, fra i luoghi più suggestivi della Germania. La cittadina di Rothenburg ob der Tauber non è facile da trovare sulle mappe, perché è una località minore, ma stranamente il suo nome desta la fissazione di andarci, come se avesse un particolare potere di richiamo. L’itinerario Roma-Innsbruck-Füssen-München-Ausburg-Würzburg, nel tratto tedesco si chiama Romantische Strasse, dalle Alpi boscose ai laghetti blu delle valli bavaresi, dai castelli solitari agli ameni villaggi della Bassa Franconia collinosa, attraverso splendide città d’arte e centri minori ricchi di storia. In un giorno si può raggiungere la capitale della Baviera. Il paesaggio si addolcisce sempre più, le Alpi nevose restano alle spalle e le colline lasciano spazio ad avvallamenti sempre più ampi dove si alternano vaste praterie e laghi affollati di vele bianche. Monaco, imponente e vivace, è un po’ la Napoli della Germania. D’estate è addormentata, con le sue ampie strade silenziose, ma in autunno si anima e, durante la famosa Octoberfest, gli abitanti e i turisti si abbandonano ad abbondanti libagioni. La città allora risuona di canti e di allegro rumore, specie nei dintorni delle birrerie: La più famosa, la Hofbräuhaus, in pieno centro, è una meta obbligatoria ed è ricordata persino in una celebre canzone degli ubriaconi che deve essere cantata con il pesante accento meridionale, ricco di o e di “ü” con la Umlaut. La Romantische Strasse prosegue a nord-ovest di Monaco e raggiunge la capitale della Svevia, Ausburg, la Augusta Vindelicorum dei romani. I ruderi originari sono in realtà ben pochi e la città è in gran parte stata ricostruita dopo la guerra in quello stile moderno tedesco che non convince, essendo solo un tentativo per mantenere, fra vetrate, cemento e cortine di mattoni rossi, qualcosa delle tipiche architetture germaniche ormai scomparse. L’itinerario romantico punta poi a nord, verso la verde terra di Franconia e decisamente si rivela più interessante, poiché i villaggi sono rimasti intatti non avendo subito l’ingiuria dei bombardamenti. Dinkelsbühl lascia senza fiato. Cinto da un ovale di antiche mura con porte turrite, il borgo si specchia nelle acque della Wörnitz e conserva tutto l’incanto di un paese di fiaba. Nel centro le strade strette, le piazzette, le fontane e le piccole chiese sembrano uscite da una favola popolata di gnomi, buffoni di corte, bionde fanciulle e principi azzurri. Verrebbe voglia di scendere alla locanda della Rosa d’Oro, Goldene Rose sulla Marktplatz, per verificare se davvero di notte si fanno vedere i fantasmi burloni che ridacchiano nascosti dietro le porticine per nani e le finestrelle piene di gerani. Ma il tempo stringe e la meta è più a nord: Rothembur ob der Tauber. Qui i tedeschi mostrano nel modo più suggestivo il loro rispetto per la natura dei luoghi e i ricordi del passato. La dea automobile è confinata assai lontano dalla città in ampi parcheggi dove deve restare ferma, silenziosa e ben nascosta fra gli alberi. Si arriva solo a piedi ad una porta che si apre gelosamente nella poderosa muraglia di cinta e si entra nel medioevo. Molti viaggiatori narrano di provare a Rothenburg la sensazione del déjà vu, la quasi certezza di avere già percorso le vecchie vie con le case a graticcio, riconoscendo suoni e odori, lo scalpiccio dei cavalli sul selciato, le insegne gotiche dorate e le alte facciate severe della Herrengasse, la strada più bella della città, rallegrata dallo sciacquio di una bella fontana. Nel Burggarten, il giardino pubblico su uno sperone a strapiombo sul fiume Tauber, spesso non c’e nessuno, pur essendo una tappa d’obbligo per i turisti. Poterlo visitare in pace è certamente un privilegio, specialmente se all’improvviso si materializza fra i cespugli un violinista solitario. E’ un vecchio lacero, suona arie tristi e lamentose, in contrasto con la allegra fioritura del giardino e i colori fiammeggianti del tramonto. Segue il visitatore per tutta la passeggiata, a pochi metri di distanza, ma quando si decide di dargli un’elemosina si rimane di stucco. Il vecchio sparisce, come in una dissolvenza cinematografica, mentre nelle prime ombre della sera si spengono le sue ultime note. A Rothenburg trovare alloggio può essere difficile. Solo fuori città, in una fitta foresta, il Rasthaus Reichsapfel, la Locanda della Mela del Reame, è quasi sempre privo di clienti. Offre stanze a mansarda in fondo ad un lungo corridoio ingombro di carrozzine per bambini contenenti ciascuna una bambola di biscuit di Saxe, vestita come un neonato. A guardia di quelle strane morticine un cane lupo enorme, dallo sguardo truce e, sebbene abituato al via vai della clientela, poco amichevole con gli ospiti. La locandiera è particolarmente loquace. In poco tempo racconta tutta la sua vita, non troppo interessante, visto che ha fatto sempre l’ostessa in quel Rasthaus Reichsapfel, un gioiello di famiglia, senza mai mettere il naso fuori dei confini ristretti della Franconia. Conosce vita morte e miracoli del paese, anche le burle del violinista ectoplasmatico. Ricorda al viandante che questo è il luogo dello Zauber und Geheimnis, della magia e del mistero.
Umberto Mantaut