Da che mondo è mondo la parola “reddito” ha vari significati specifici e tutti positivi. Si chiama salario, come compenso per il lavoro manuale, stipendio per remunerare i lavori intellettuali o impiegatizi, tornaconto per chi rischiando di tasca propria o indebitandosi con saggezza tenta di fare l’imprenditore, rendita per coloro che in possesso di beni immobili o mobili li affittano o noleggiano. Anche la pensione è un reddito che il beneficiario ha maturato in anni di versamenti contributivi agli enti previdenziali. Il “reddito di cittadinanza” si sta rivelando, invece, una autentica follia, oltre che una ingiustizia. Naturalmente “vere dignum et iustum est aequum et salutáre” e dovremmo ringraziare chi lo ha escogitato, se si trattasse davvero di un aiuto temporaneo per chi ha perso il lavoro non per sua cattiva condotta, ma per rovesci esterni, oppure lo ha invano cercato, pur essendo pieno di buona volontà e dotato di curriculum opportuno. Tuttavia il solo fatto di essere “cittadino”, ovvero comparire nelle liste delle anagrafi, non costituisce un merito da ricompensare con un reddito. Sarebbe bello se dalla culla alla bara ci fosse garantito un assegno, ma almeno in Italia non abbiamo ancora trovato il modo di trasformare le rocce del Gran Sasso in lingotti d’oro zecchino. Sembra di ricordare che il provvidenziale “reddito di cittadinanza” escogitato per gli sfortunati e pagato dai pochi che ancora lavorano e pagano le tasse, sarebbe stato concesso solo attraverso severi controlli e avrebbe dovuto essere assolutamente temporaneo. Certe figure o “figuri” chiamati “navigators” (era meglio chiamarli procacciatori di impieghi), anche loro dotati di stipendio a spese dei contribuenti, avrebbero avuto il compito di chiamare uno per uno i percettori del reddito di cittadinanza, offrire loro un lavoro e al terzo rifiuto capire di avere a che fare con fannulloni ai quali togliere subito il beneficio. Forse sono solo calunnie da bar sport, ma si vocifera che in molti casi il reddito di cittadinanza se lo godano certi disonesti: lavoratori in nero, spacciatori, prostitute e bulli palestrati con auto di lusso, i quali ammazzano la noia pestando a sangue qualche mingherlino, meglio se di colore. Inoltre, cosa anche peggiore, pare che i navigators non sappiano reggere il timone. La italica barca continua a beccheggiare nel mare in tempesta e nella nebbia non si vede uno straccio di possibilità di lavoro e di controllo delle truffe. Intanto, molti Comuni, in difficoltà economiche croniche, denunciano vuoti in organico e molti imprenditori cercano, ma non trovano persone disposte a sgobbare. I Sindaci lamentano di disporre di pochi vigili, gli operatori ecologici sono oberati di lavoro, le manutenzioni sono carenti, il verde pubblico è trascurato, i rimboschimenti non si fanno, le spiagge sono luride, i servizi sociali con poco personale si affidano al volontariato. Le anagrafi hanno i dati di tutti i residenti e non dovrebbe essere difficile convocare negli uffici comunali i percettori di reddito di cittadinanza. Di buon mattino, sollevate le natiche dai divani di casa, i signorini dovrebbero essere invitati a guadagnarsi il panino facendo lavori utili. Per carità, mica si tratta di poveri africani fatti venire coi barconi con il criminale miraggio del bengodi e poi sfruttati, pagandoli 3 euro all’ora per raccogliere i San Marzano. Si tratta di candidi cittadini italiani protetti dai sindacati, giovani gagliardi e tosti che potrebbero fare lavori manuali, persone con qualifiche da mettere a frutto, gentili signore che potrebbero assistere anziani e disabili o fare sorveglianza nelle scuole. Chi percepisce per esempio 750 euro al mese, se, sempre a titolo di esempio, la paga minima oraria fosse di 15 euro l’ora, ecco che dovrebbe fare il piccolo sforzo di lavorare per 50 ore al mese, meno di 13 ore settimanali, insomma impegnarsi per un paio di giorni a settimana, quando qualsiasi lavoratore sgobba per 8 ore al giorno e spesso prende solo poco più di 1000 euro al mese, al netto delle tasse e dei versamenti previdenziali. Se i conti sembrano sbagliati ben venga il sei politico in aritmetica. Del resto in giro friniscono cicale travestite da grilli che non azzeccano un congiuntivo ed hanno persino il diploma di terza media, promossi in italiano per decisione di consiglio. Sembra che gli ideatori del reddito di cittadinanza siano proprio loro e stiano chiedendo di allargare la platea dei fruitori. Avanti c’è posto. Intanto, una maggioranza silenziosa di formiche laboriose e risparmiatrici stanno rinchiuse per decreto nelle loro tane con sempre minori provviste. Confidano in un castigamatti economista e colto, il quale, sicuramente a conoscenza della famosissima poesia di Jean de La Fontaine, “La cicala e la formica”, ricordi a cicale e grilli, che hanno per mesi fin troppo cantato, l’ultimo verso che recita “et bien dansez maintenant”, ebbene adesso ballate.
Umberto Mantaut