Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra, fino a quando, Catilina, abuserai della nostra pazienza. La celebre frase latina s’adatta alla perfezione alla invocazione che tutti rivolgiamo al nostro pallido premier, impregnato di studi classici nelle disastrate scuole italiane e logicamente digiuno di economia, matematica finanziaria e statistica, come tutti gli umanisti. Precisiamo che è molto ingiusto paragonarlo a un Catilina che era perfido e dissoluto. Il nostro buon “C”, tanto per rispettare la collocazione alfabetica assomiglia di più a un Caligola, ma il misero non ha cavalli con i quali darsi all’ippica. Dispone di grilli ai quali ha assegnato importanti ministeri, non capendo che sono più dannosi delle cavallette e invidiosi come le cicale, le quali per sopravvivere ai rigori dell’inverno e alla epidemia mirano alle scorte del popolo delle formiche, laborioso e risparmiatore, sporco capitalista da eliminare con l’insetticida fiscale. Tuttavia, il “fino a quando” si riferisce al termine che egli pensa di stabilire per il limite della quarantena, vedi caso, coincidente con la fine della quaresima. Diciamo subito che nel balbettio del misero, che chissà quanto rimpiange le sue vecchie mansioni di libero professionista ritrovandosi con in mano la patata bollente, e nella confusione dei suoi decreti, almeno una l’ha detta giusta: non apriamo le gabbie nella settimana santa. Tanto le bestie feroci, quanto i miti italiani, troppo a lungo imprigionati impazziscono. Altro che i soliti esodi biblici, tutti si riverserebbero su strade e autostrade per la gita fuori porta, si ammucchierebbero a milioni in stadi e discoteche, pochi in chiesa, visto che persino la D’Urso è stata censurata per una preghierina non politicamente corretta. Nella calca e negli ingorghi ci sarebbero più morti che per la influenza del pipistrello. Il pallore del premier nel dare il triste annuncio della Pasqua agli arresti domiciliari si deve, solo in parte, alla consapevolezza di essere al limite del tiraggio della corda, ma soprattutto a quella per lui ancora più angosciante di essere il bersaglio di quel ciceroniano “quousque tandem”, seguito da defenestrazione e magari arresti domiciliari per le sue evidenti mancanze e contraddizioni, imperdonabili in un premier. In altri paesi attanagliati dal panico per l’epidemia planetaria, graziosamente regalataci dalla Cina nell’anno del topo “alato”, pare che si stia provvedendo di corsa a sostenere la economia al collasso e ad evitare che una fascia debole dei cittadini, scampata alla pandemia, muoia di inedia. Forse è ridicola la immagine dell’elicottero che sparge dollari come coriandoli, ma è sicuramente tragica la figura dell’ente previdassistenziale italiano che manda in tilt i sistemi informatici per centellinare meglio i miseri sussidi ai tanti cittadini rovinati dai decreti di chiusura delle attività produttive autonome, le uniche che creano ricchezza e risorse per l’avido erario. Non ridano i percettori di stipendi statali e i pensionati, poiché non si sa “quousque tandem” ci saranno i soldini per gli accrediti mensili. Il nostro povero Catilina, o se preferiamo Caligola, finalmente ha assunto la espressione del “caso” e sembra per ora esente da cipigli dittatoriali. Ha l’espressione smarrita di un amministratore di condominio che stenta a tenere a bada un’assemblea di scontenti. Gli rimane la impettita sicumera di chi si ritiene immune dal virus e dalla perdita della poltrona, ma anche per lui purtroppo vale quel fatidico “quousque tandem”.
Umberto Mantaut