Probabilmente i tempi del “Grand Tour” sono finiti, non per il passaggio delle mode, ma per i grandi cambiamenti introdotti dal benessere e dai moderni mezzi di trasporto. Si può ben dire che tutti gli italiani amanti dei viaggi e gran parte degli stranieri abbiano già più volte visitate le quattro perle del turismo italico: Venezia, Firenze, Roma e Napoli. Tuttavia l’Italia è nota come la depositaria della maggior parte delle opere d’arte esistenti al mondo e il nostro paese esteso dalle Alpi alle isole Pelagie è ricchissimo di meraviglie naturali fruibili in tutte le stagioni, la cui alternanza offre ulteriori occasioni di godimento, senza parlare poi delle eccellenze enogastronomiche. La spaventosa crisi legata alla pandemia e la pessima gestione dell’emergenza, che oltre alle vittime della malattia ha massacrato l’economia italiana proprio a partire dal turismo, suggeriscono una nuova visione di tutto il problema. Forse non è ancora defunta la gallina dalle uova d’oro, ma certamente il pennuto in grande sofferenza. Basti pensare che l’Italia che ha ministeri infestati da parassiti per tutte le questioni materiali e immateriali, non ha un dicastero autonomo e responsabile per il turismo.
Dobbiamo affidarci al buon senso degli italiani per recuperare la “clientela” perduta. Il turista lo dobbiamo sedurre puntando su due piccole debolezze umane: la curiosità e la golosità. Luoghi e parole nuove, opere d’arte preziosissime, ma nascoste, paesaggi insoliti e selvaggi, sapori sconosciuti, sono i nuovi mezzi di seduzione per i viaggiatori di questi tempi nuovi e difficili. Tanto per essere in sintonia col mondo schiavo dei computer, usiamo delle “password” misteriose che possano suscitare curiosità e sconfinare nella golosità. Ecco “Ndremmappi” che non è una parola esotica o una strana imprecazione dialettale. E’ un piatto tipico della misteriosa Valle dell’Aniene, poco distante dalla Capitale. Bisogna sapere che a Jenne, piccola comunità montana della Valle dell’Aniene, si produce una varietà di pasta fresca integrale che fa parte della tradizione culinaria locale. Le massaie la impastavano al tempo della transumanza e la servivano ai pastori condita con baccalà a pezzetti saltato in padella, cicoria cotta e tritata, fagioli cannellini bianchi e pecorino romano grattugiato. Da piatto povero e rustico, i ‘ndremmappi sono diventati una raffinatezza gastronomica tipica dei luoghi, servita nei migliori ristoranti e agriturismi dell’area che ha al centro la splendida località di Subiaco, base turistica di eccellenza per villeggiature estive e sport invernali sulla catena dei vicini Monti Simbruini, Cantari ed Ernici e punto di partenza per la visita dei monasteri benedettini. Subiaco è abitata dai tempi di Nerone. Il crudele ed eccentrico imperatore romano s’innamorò del sito lungo la boscosa valle dell’Aniene, poco distante dall’Urbe, e si fece costruire una fastosa villa sul fiume, lo fece sbarrare mediante dighe realizzando laghi artificiali. Da qui il nome Sublaqueum dell’antica Subiaco. Giungendo oggi da Roma si nota ancora il vecchio ponte romano, rimaneggiato nel medioevo, si sottopassa un l’arco di Pio VI e si visita la città dominata da una severa Rocca Abbaziale.
Per la verità, una cascata di condomini mediocri non giova alla bellezza di Subiaco, la quale tuttavia è la base di partenza per scoperte molto allettanti dal punto di vista ludico e culturale. L’area è ricca di borghi antichi e belli come Jenne, Canterano e la sua Rocca, Trevi nel Lazio e Filettino, ma la vera attrazione per villeggianti e sciatori è rappresentata dai centri di vacanza e sport di Monte Livata, Campo dell’Osso, Altipiani di Arcinazzo e Campo Staffi. Alla fine del V secolo, dalla lontana natia Norcia, giunsero a Subiaco i santi gemelli Benedetto e Scolastica. La valle dell’Aniene parve loro molto adatta per i ritiri spirituali in luoghi impervi fra i boschi. Per loro volere sorsero numerosi eremitaggi e monasteri. Di questi ultimi, che erano una dozzina, ne rimangono due fantastici dedicati alla Santa e al fondatore dell’ordine dei Benedettini il cui motto è “ora et labora”, prega e lavora. Del loro lavoro e della collaborazione di abili artisti si trovano testimonianze magnifiche nel Sacro Speco, un complesso imponente a picco sulla valle. Il convento comprende una serie incredibile di cappelle rupestri riccamente affrescate e con splendidi pavimenti cosmateschi.
A Santa Scolastica, invece, dallo straordinario chiostro a pianta irregolare, tuttora pregano e lavorano pochi monaci, a tramandare la tradizionale produzione di liquori e unguenti medicamentosi. In questo monastero fu realizzato il primo libro a stampa in Italia, tuttora conservato nella ricca biblioteca. Da una vacanza in questa valle si torna rigenerati nel corpo e nello spirito. Il territorio, in apparenza selvaggio e impervio, con strade di montagna difficili ma estremamente panoramiche, è attrezzato per la accoglienza con un sistema di agriturismi annidati nella macchia, lungo il fiume e fra fitti boschi appenninici, lungo la impercettibile linea di confine fra Lazio e Abruzzo.
La cucina nella Valle dell’Aniene
A primeggiare sono i sapori della tradizione che caratterizzano una cucina semplice, con ingredienti genuini, diversificati da paese a paese dalla fantasia delle casalinghe.
La pasta fatta a mano ne è l’esempio più classico, ogni località ne produce una variazione diversa: dal semplice impasto di farina di grano ed acqua, a quelli più elaborati con l’aggiunta di altri tipi di farina, uova ed altri intriganti sapori.
I piatti più noti sono: gli strozzapreti, pasta corta a forma di cannelli; le sagne, strisce di pasta fatta semplicemente con acqua e farina, solitamente condita con fagioli e spuntature di maiale; poi vi sono tante varianti, come le fettuccine, i cecamariti, le pappardelle, i cannerozzuni o i ‘Ndremappi, dei quali ne abbiamo parlato nell’articolo, ed altri ancora.
Anche i condimenti variano, dai sughi di carne ai funghi porcini, dalle verdure ai tartufi, ai quali si affianca un altro importante piatto tipico: la polenta, condita in tanti modi e spesso servita in piatti di legno.
Essendo una zona particolarmente vocata alla pastorizia ed all’allevamento vengono prodotti una variegata quantità di formaggi e salumi.
L’Aniene, che disegna tutta la valle, fornisce ottime e fresche trote cucinate in diverse maniere, tutte molto gustose.
Molto apprezzati il pane e le diverse pizze.
I dolci occupano una parte importante e tra i più conosciuti vi sono le ciambelle al vino, i subiachini, i murzitti, gli amaretti ed il salame del re.
Non è un territorio particolarmente favorevole alla coltivazione dei vigneti, ma laddove è possibile si produce il Cesanese, un rosso corposo con profumo intenso che a buona ragione rientra tra i più apprezzati vini d’Italia.
Subiaco
Dove mangiare
www.subiacoturismo.it/dove-mangiare/
Dove dormire
www.subiacoturismo.it/dove-dormire/
Un indirizzo molto raccomandabile:
Agriturismo Colle Tocci
Subiaco, Contrada Casagnola
tel. 0774.822917 – 335.6883955 – 349.2856786
www.agriturismocolletocci.it
agriturismo.colletocci@gmail.com
Informazioni turistiche e guide
Ethea
info@ethea.org +39 342.1938078 +39 328.0768821
Parcheggio camper
Stazione Bus
N 41°55’25” E 13°05’28” (Sabato mercato)
Alternative
Monastero di Santa Scolastica
N 41°55’06” E 13°06’43”