Il Parco Europa è poco noto agli stessi torinesi, non è facile individuarlo sulle mappe, non è oggetto di particolare segnaletica stradale ed è sostanzialmente fuori mano. Tuttavia, una visita di Torino dovrebbe iniziare proprio da questo luogo verde sulla collina di Cavoretto. Per raggiungerlo bisogna attraversare il Po sul Ponte Isabella, percorrere un tratto di Corso Moncalieri, individuare una piccola traversa sulla sinistra che sale con forti pendenze e tornanti sulla collina. Giunti sulla piazzetta del sobborgo di Cavoretto, si devia a destra su un’altra stradina in salita, si raggiunge un parcheggio fra gli alberi e si cammina verso una grande terrazza aperta sulla città. La visione di Torino dall’alto desta sorpresa. Famosa la esclamazione di un francese di Bordeaux di fronte a simile panorama: “Je ne croyais pas que Turin etait une ville si vaste et si jolie”. La città sembra non avere confini, s’estende fra la collina e il Po fino alle Prealpi, occupando tutta la pianura, dilagando verso oriente ed occidente con i sobborghi e le cittadine della cintura. Durante le giornate limpide dell’inverno, dal Parco Europa si può “ripassare” tutta la geografia delle cime alpine, dal piramidale Monviso al candido Monte Rosa, riconoscendo i monti più famosi delle valli di Susa e di Lanzo, il Gran Paradiso e gli altri massicci della Valle d’Aosta. Di notte, la città sembra un mare di luci e si prova la stessa sorpresa che s’avverte atterrando verso l’aeroporto di Caselle, quando la metropoli appare in tutta la sua estensione, solcata da arterie rettilinee interminabili e abbracciata dall’enorme autostrada tangenziale. Pochi lo sanno, ma Torino è il doppio di Milano, 6000 ettari di costruzioni contro 3000, ed è più estesa di Roma che occupa 5000 ettari di superficie abitata. Ciò si spiega con l’edilizia torinese che per molto tempo ha privilegiato edifici di pochi piani e con l’urbanistica basata su un sistema di grandi viali e piazze ariose. Oggi, dal tessuto uniforme e regolare della città spuntano alcuni grattacieli deturpanti, ma l’insieme conserva il fascino della bella città d’impronta parigina.
Dal Parco Europa s’apprezza lo sviluppo della parte meridionale della metropoli, ma per un colpo d’occhio ancora più ampio bisogna salire fino a quota 715 s.l.m. al Colle della Maddalena. Nel sito più alto delle colline torinesi si trovano il Parco della Rimembranza, l’Arboretum taurinense e il faro della Vittoria. La visione delle montagne spazia dall’Appennino ligure al Bernina e la città si valuta in tutta la sua ampiezza. Per ammirare i quartieri orientali, una vecchia tranvia a dentiera s’inerpica da Sassi a Superga, a quota 669 s.l.m. dove sorge la settecentesca Basilica capolavoro di Filippo Juvarra, tempio grandioso quanto gelido che custodisce nel sottosuolo le tombe dei Re sabaudi. Dietro l’enorme costruzione, sotto il muro di sostegno della Basilica si trova un altro sito lugubre, una lapide a memoria della sciagura aerea che annientò la squadra del Torino nella nebbia del 4 maggio 1949. Il centro storico di Torino si valuta meglio dal piccolo Monte dei Cappuccini, con la chiesetta di Santa Maria del Monte e il Museo della Montagna. Dalla terrazza si apprezzano tutta l’eleganza della grande piazza Vittorio Veneto, la severità dei palazzi che s’affacciano sul fiume, la quantità di cupole e campanili del centro storico di una città piuttosto anticlericale e di costumi laici, con un rispetto quasi superstizioso per tutto ciò che è sacro. Torino custodisce la Sindone, il lenzuolo che avvolse il corpo di Cristo morto e mostra, agli occhi allibiti degli scienziati, i segni del fenomeno divino della resurrezione. Torino nasconde altresì in certi salotti segreti o in oscuri locali sotterranei la sua tendenza un po’ morbosa per l’occulto, tanto da rappresentare uno dei vertici del triangolo dei misteri parapsicologici, insieme a Lione e Praga.
L’opinione pubblica considera Torino come una grande città industriale, una specie di Detroit europea, capace di sfornare sul mercato dell’automobile migliaia di vetture al giorno. Per il resto, Torino è una sconosciuta. Definirla città d’arte sembra un paradosso in un paese dove i turisti accorrono a milioni per il tour rapido, quanto incompleto, fra Roma, Firenze e Venezia. Eppure, Torino, prima capitale d’Italia, non solo non ha perso l’aspetto di una capitale di regno, ma ha continuato ad arricchirsi di monumenti e musei d’eccezionale importanza nel panorama mondiale dell’architettura e dell’arte. Se a Torino si realizza qualcosa di moderno si va “oltre”. Un esempio è dato dalla sua prima linea di metrò, simile all’ultima e più moderna di Parigi. Senza macchinisti, è completamente affidata ai computer, elegantissima scivola silenziosa nelle chilometriche viscere della città.
Torino non ha mai amato e continua a non amare Roma, ma deve i suoi natali ad Augusto che la concepì nel 28 a.C come castrum militare nelle terre dei Taurini, antico popolo d’origini liguri. Il toro, considerato emblema della città, non c’entra nulla, ma Torino ha di questo animale il carattere duro e scontroso. Dai liguri ha ereditato la tendenza alla parsimonia e del castrum romano conserva il rigido impianto urbanistico. Le strade rettilinee fra loro ortogonali delimitano insulae o isolati quadrati. L’antica Via Dora Grossa, oggi Via Garibaldi, segue il tracciato est-ovest del decumanus maximus, mentre il cardo maximus perpendicolare da nord a sud corrisponde alle Vie di Porta Palatina e San Tommaso. La Porta Palatina, accanto ai resti di un grande teatro, è il monumento più importante della città romana. S’apriva sulla via per Mediolanum e rivela il largo impiego dei mattoni, destinato poi a caratterizzare chiese, palazzi, torri e mura di tutto il vecchio Piemonte. La Mole Antonelliana, simbolo di Torino, ha perso il primato di costruzione in muratura più alta del mondo (m.167,5), dopo la ricostruzione seguita al crollo causato da una tromba d’aria nel 1953, per la quale fu necessario utilizzare strutture metalliche di sicurezza. Doveva essere una sinagoga, ma per molti anni rimase un guscio vuoto con l’ascensore per i turisti diretti alla sommità al fine di spaziare sul magnifico panorama della città, della fascia collinare e della catena alpina, ovviamente nelle giornate limpide, sempre più rare a causa della cappa di smog di una metropoli industriale afflitta da un traffico molto intenso. Oggi, la Mole ospita il museo del Cinema ed è sede di numerosi eventi culturali.
I torinesi amano il teatro. Gli abbonamenti vanno a ruba e i cartelloni sono sempre molto ricchi. Per la lirica è stato mirabilmente restaurato in forme ultramoderne l’antico Teatro Regio, distrutto da un incendio nel 1936. La facciata, sulla Piazza Castello, rimase per anni una serie d’occhiaie vuote, ma con grande abilità gli architetti Mollino e Rossi seppero appoggiare alla medesima la nuova struttura capace di 1800 spettatori in una platea straordinaria dall’acustica eccezionale. Nel sottosuolo si ricavò pure un Piccolo Regio da 400 posti per i concerti. La prosa trova sede ideale nel settecentesco Teatro Carignano, una bomboniera di rara eleganza. Per le riviste ci si reca al Teatro Alfieri, edificio insignificante in Piazza Solferino di fronte alla famosa Fontana Angelica o delle Quattro Stagioni, la quale d’inverno offre spesso uno spettacolo candido di stalattiti di ghiaccio. Il Gianduia è un teatro di marionette e lavori in dialetto piemontese, mentre il Gobetti è lo stabile torinese. Molto frequentato è altresì l’Auditorium della RAI, all’ombra della Mole. Torino ospita musei d’eccezione e solo per questo meriterebbe di essere inserita nel gran tour dell’Italia dell’arte, come meta per esperienze uniche. Il Museo Egizio, secondo al mondo dopo quello del Cairo, è solo apparentemente sacrificato in spazi limitati all’interno del Palazzo dell’Accademia delle Scienze. In realtà le più recenti ristrutturazioni e le sapienti strategie museali valorizzano enormemente la straordinaria statuaria e le collezioni ricchissime di reperti raccolti in campagne di scavo dal 1760 ai giorni nostri. La città ospita altri diciassette musei di varia importanza, dall’eccezionale galleria Sabauda, al Museo del Risorgimento, dall’insolito Museo della Montagna ai Cappuccini al modernissimo Museo dell’Automobile sul Corso Unità d’Italia.