Il minibus numero 11 parte da Piazza Cavour in direzione del Duomo. Per un breve tratto percorre le vie ed attraversa le piazze ampie della città bassa, ma poi giustifica le sue dimensioni ridotte inerpicandosi nei vicoli del centro storico, sfiorando muri, porte e balconi.
La vecchia Ancona è caratterizzata da vie strette in salita, dove i palazzi nobiliari dalle facciate sontuose fronteggiano a distanza ravvicinata case fatiscenti, intristite dalle ingiurie del tempo e dei terremoti. Ai piedi del colle che protegge il porto dai venti dell’Adriatico, si trovano la bella chiesa di San Francesco delle Scale, dal magnifico portale gotico-veneziano, il Palazzo degli Anziani, sede della Pinacoteca, il Palazzo Ferretti, grandioso contenitore del Museo Nazionale delle Marche e il gotico Palazzo del Senato.
Nell’affrontare i tornanti della Via Giovanni XXIII, la vista spazia sul grande porto commerciale. La baia d’Ancona ha il privilegio di essere il migliore approdo di tutto l’Adriatico fra Venezia e Bari, poiché le altre località costiere hanno al massimo un porto-canale adatto per pescherecci ma inagibile per navi di grande stazza. Così, Ancona è un terminale importantissimo per le rotte e gli scambi con la Croazia, l’Albania e la Grecia. Nel porto si svolge un intenso traffico di grandi traghetti, navi da crociera e da carico di grosso tonnellaggio.
Sulla sommità del Colle Guasco che domina la città, si rimane sorpresi dalla sobrietà del Duomo di San Ciriaco, di stile romanico-bizantino. Alla base delle colonne frontali del protiro, due leoni di marmo rosso di Verona guatano con severità il mare. Le occhiaie sembrano vuote ed inespressive. I leoni marmorei risentono dell’azione della salsedine portata dai venti gelidi dei Balcani, ma continuano a scrutare l’Adriatico dal quale sono giunte spaventose minacce ai danni del principale monumento anconetano. Il 29 maggio 1915, all’inizio della prima guerra mondiale, la flotta austriaca cannoneggiò il Duomo simbolo d’Ancona, nel ’45, dall’Adriatico piombarono sul monumento i bombardieri “alleati” e nel 1972, dalle profondità marine si scatenò un terremoto a completare le distruzioni. Dal 1977, San Ciriaco, dopo accurati restauri è nuovamente il luogo di culto prediletto dagli anconetani e meta di turisti attenti nell’ammirazione dei capolavori della bella cattedrale.
Il Museo Nazionale delle Marche possiede collezioni di enorme interesse. La regione è ricca di siti archeologici e necropoli dove si sono stratificati reperti dall’età dal ferro alla civiltà romana, passando attraverso le epoche picena, greca e gallica. La sala più straordinaria espone i bronzi dorati d’età giulio-claudia rinvenuti a Cartoceto di Pérgola: una gigantesca matrona, frammenti di un cavaliere e due stupende teste di cavallo.
Vicino al porto sono notevoli la Mole Vanvitelliana o Lazzaretto del 1700 e la Porta Pia barocca. La città bassa, moderna e assai animata offre spaccati di vita provinciale, nonostante Ancona cerchi di assumere abitudini e aspetti degni di una capitale. Il respiro di una grande città si nota solo lungo il magnifico viale della Vittoria che dal centro conduce all’affaccio sul mare chiamato Passetto, con un belvedere a picco sulla spiaggia attrezzata per attività sportive e balneari.
Nel quartiere elegante di Borgo Rodi a monte della città si trova una curiosità museale veramente strana, il Museo Tattile. Si tratta di una raccolta di riproduzioni di opere di scultura famose nel mondo destinate ai non vedenti. I visitatori ciechi hanno la possibilità di palpare i lavori per “osservarli e vederli” con l’aiuto del tatto, di leggere le didascalie in alfabeto Braille e prendere parte a convegni e conferenze a loro destinati. Un’altra prova del livello di civiltà raggiunto dalle Marche.
Enogastronomia
Piatto tipico di Ancona e della Riviera del Conero sono i moscioli di Portonovo, cozze che si riproducono spontaneamente, quindi non di allevamento, più consistenti delle cozze di allevamento e con un intenso sapore di mare. Vi sono diversi modi per cucinare i moscioli, ma i piatti più tipici sono alla marinara o arrosto.
Non si può andare via da Ancona senza aver degustato i Vincisgrassi, un primo piatto tipico di Ancona adottato un po’ in tutte le Marche con variazioni personalizzate. Si tratta di una pasta al forno, simile alle lasagne al forno, condita con un particolare tipo di ragù preparato con carne non macinata, aggiunta di besciamella che conferisce al piatto una maggiore consistenza, aromatizzata con spezie (noce moscata e chiodi di garofano).
Il mare qui è abitato da un particolare mollusco, il Garagolo o Piè di Pellicano, in dialetto Crocetta, una conchiglia che va dai 3 ai 5 cm dalla caratteristica forma con quattro espansioni a piede palmato. La preparazione è piuttosto laboriosa perché occorre togliere con le tenaglie le parti laterali del mollusco e poi lavarli molto bene con acqua e aceto per poi lasciarli spurgare, come si fa con le classiche lumache da terra.
Altro piatto tipico della città è lo stoccafisso all’anconitana, prodotto che la leggenda vuole arrivi direttamente dalla Norvegia, in particolare dalle pescose isole Lofoten dove si spingevano le navi per scambiare merce. Per tutelarlo e promuoverne le iniziative ad esso collegate c’è l’Accademia dello stoccafisso, che ha addirittura codificato l’antica ricetta.
Pensando ad Ancona il vino che salta subito alla mente è il Verdicchio, un vitigno coltivato solo nelle Marche e che produce un vino bianco fresco e longevo, conosciuto in tutto il mondo e contraddistinto anche grazie alla sua bottiglia a forma di anfora.
Strutture ricettive (Alberghi/Ostelli/Agriturismi/Bed&Breakfast/Sosta Camper/Ristoranti (tratto da Blia.it)
www.blia.it/marche/index.php?comune=ANCONA