Fino alla metà degli anni ’70 la Calabria era ancora la regione meno raggiungibile d’Italia. Arrivando ad Eboli da settentrione, un povero Cristo doveva fermarsi pensieroso e compiere difficili scelte prima di proseguire. In treno doveva rassegnarsi ad un viaggio lentissimo sulla linea tirrenica, per lunghi tratti a binario unico, tanto che anche i cosiddetti “rapidi” dovevano fare interminabili soste in stazioncine da terzo mondo. In automobile aveva davanti a sé due strade entrambe tortuose, le statali 18 e 19, la prima più vicina alla costa, con i tornanti del Cilento, la seconda lungo la vallata del Tanagro e il Vallo di Diano, meno difficile ma meno pittoresca. Fra il 1962 e il 1974 si costruì la A3, l’autostrada Salerno Reggio di Calabria, con costi mostruosi e un tracciato discutibile. Oggi è tutta rimodernata, ma continua a destare sgomento in chi, giunto a Salerno legge il non lieto cartello “Reggio C. km 400”. Il vero turista continua a viaggiare sulle vecchie strade, poiché tra viadotti, gallerie e soste negli autogrill tutti uguali si perde ogni contatto col territorio e le sue genti. La porta della Calabria si apre sulla statale 18 e lungo la ferrovia in corrispondenza della Fiumarella che sfocia sul lido di Tórtora in prossimità di Práia a Mare. E’ questa una località magnifica in un’area particolarmente soleggiata del Tirreno. Dal mare sorge la bella isoletta di Dino e a sud si leva il piccolo promontorio di Scalea, altra pregevole stazione balneare. Seguono Diamante, Belvedere Marittimo, Cetraro, Paola, Amantea, Santa Eufemia Lamezia e Pizzo. A Pizzo, il viaggiatore può decidere se scendere a sud direttamente all’interno, via Vibo Valentia e Mileto, oppure seguire la litoranea verso Capo Vaticano per ammirare la magnifica litoranea da Briatico a Tropea, fino a Nicotera. Da Rosarno a Palmi, passando per Gioia Tauro, la Calabria offriva un tempo lo spettacolo di uliveti secolari. Ulivi giganteschi e dal tronco contorto, si presentavano come veri e propri monumenti naturali. Purtroppo, già durante la costruzione della autostrada, ma soprattutto per realizzare un gigantesco porto inutile e vari insediamenti industriali, le ruspe erano al lavoro già a metà del decennio 1960-70 per devastare un patrimonio agricolo e botanico di grande valore culturale e paesaggistico. A sud di Palmi, avvicinandosi allo Stretto di Messina, la strada litoranea offre lo spettacolo straordinario delle isole Eolie al largo e della costa siciliana che a Scilla è vicinissima con la punta ed il faro di Capo Peloro. La vecchia statale serpeggia nelle anguste strade di Bagnara Calabra e sulle porte delle botteghe artigiane s’ammirano i colori caldi delle locali ceramiche, fra orci, giare e recipienti tradizionali per la conservazione delle olive. Purtroppo, dopo Scilla, avvicinandosi a Reggio di Calabria l’incanto dei panorami, degli uliveti secolari e dei borghi antichi si spezza bruscamente per dare spazio alle brutte attrezzature portuali di Villa San Giovanni e poi alle periferie indecenti del capoluogo. La bruttura prosegue anche a sud di Reggio
fino a Capo delle Armi, ma poi la Calabria sembra riprendere dignità quando si affaccia sullo Ionio con le sue terre che accolgono straordinari agrumeti. La riviera ionica fra Capo delle Armi e Locri gode di un clima particolare e i terreni sono adatti alla coltivazione del bergamotto, agrume straordinario e fonte di ricchezza per gli agricoltori locali che estraggono dal prodotto un olio essenziale considerato la materia prima di base per l’industria dei profumi. Per trovare piantagioni di bergamotti solo lontanamente paragonabili alle nostre bisogna spostarsi in Costa d’Avorio, ma la produzioni africana è molto meno pregiata di quella calabrese. Pochi sanno che le grandi case francesi produttrici di famosissimi profumi dovrebbero chiudere i battenti se la Calabria smettesse di produrre ed esportare il prezioso olio essenziale. Nei giardini fioriti di qualche cortese produttore di Bovalino è possibile ricevere in omaggio un campione di olio di bergamotto e acquistare una lattina con l’etichetta “fiori del sud”. Quel profumo sembra aggressivo. All’inizio lascia un odore amaro sulla pelle e sulle stoffe, ma dopo un momento si trasforma in un persistente profumo di zagare, anche migliore della classica zagara siciliana derivante dal fiore dell’arancio e del limone, per l’apporto eccezionale del bergamotto. Un flacone di “fiori del sud” dura a lungo e con quel profumo si porta a casa il vero carattere della Calabria, grezzo, untuoso, forte, con un’anima raffinata se si ha la pazienza di andarla faticosamente a scoprire.