I bucaneve annunciano per primi l’avvento del disgelo, poi sull’altipiano silano esplode la splendida fioritura primaverile di narcisi, giunchiglie, mammole, viole del pensiero e di certe orchidee europee di specie molto rara. La Sila, dal latino “silva”, è un sistema montuoso ricco di grandi foreste con essenze diverse in funzione dell’altitudine. Dal castagno e dal cerro si passa nelle zone alte al resinoso pino laricio con esemplari giganteschi riuniti in fittissimi boschi dove alligna la fragola selvatica. Negli avvallamenti umidi prosperano ontani, aceri e pioppi tremuli con sottobosco di felci. Il pino laricio è talmente importante da essere presente, verde in campo oro, nella parte alta dello stemma della Calabria. Sotto si vede una colonna con capitello dorico a ricordo della Magna Grecia, a sinistra e a destra le croci bizantina e potenziata, simboli dell’impero bizantino e della partecipazione calabrese alla prima crociata.
Dal tempo dei romani la Sila è considerata fonte di legname e i grandi tagli hanno aperto radure destinate a pascolo, ma nonostante la secolare incuria le foreste resistono ancora ed ora si parla di progetti di ripopolamento boschivo per tentare di ridurre i danni inferti all’intero territorio calabrese, a causa di continue alluvioni, frane e della criminosa gestione della regione. Per fortuna, il problema idrico per l’irrigazione delle coltivazioni e la produzione di energia elettrica ha indotto le autorità a realizzare invasi artificiali, trasformatisi in magnifici laghi dalle rive sinuose che occhieggiano azzurri nel verde paesaggio alpestre dell’altipiano silano. Li alimentano i torrenti Mucone, Neto, Arvo e Ampollino.
La Sila è un unico, gigantesco cuore granitico che si leva al centro della Calabria, ma di solito si distingue in tre sottoregioni montuose: la Sila Grande a levante di Cosenza, la Sila Piccola a nord di Catanzaro e la Sila Greca, digradante verso il mar Ionio con villaggi ancora abitati dai discendenti di antichi coloni greci ed albanesi. Mentre la Sila cosentina e catanzarese affascina per la bellezza dei paesaggi montani e le peculiarità della fauna e della flora, la Sila Greca è meno importante dal punto di vista naturalistico assumendo invece uno straordinario interesse etnografico e linguistico.
Nei borghi antichi, isolati fra i monti aspri della regione silana, un tempo facente parte della Magna Grecia, le popolazioni, specialmente sul versante ionico, hanno conservato idiomi, costumi, tradizioni e artigianato dei paesi d’origine. Una meta interessante nella Sila Greca è Longobucco, situato su un poggio presso il torrente Macrócioli, dal bizantino makrókoilos che significa lunga cavità o lunga buca. Questo ameno paese è famoso per l’arte della tessitura di coperte e tappeti tradizionali di lana, seta, lino e un tipo di juta derivante dalla ginestra. Pur essendo alquanto marginale e collegato da strada molto tortuosa, rispetto al cuore del grande Parco Nazionale Silano, Longobucco può essere consigliato come base per al esplorazione della vasta regione. Specie in estate il turista può godere delle due possibilità piacevoli, da una parte e non lontane le belle spiagge ioniche della Calabria, dall’altra e a monte gli splendidi paesaggi della Sila Grande. Il Parco Nazionale è stato dichiarato dall’UNESCO “la 10ma riserva della biosfera italiana” sulla base del programma MAB (Man and the biosphere programm).
A sud della Sila si leva in Calabria l’altro complesso montuoso dell’Aspromonte, dal greco áspros che significa bianco, culminante nel nevoso Montalto a quota 1955. Geologicamente questo massiccio era un tempo unito ai Peloritani che oggi lo fronteggiano oltre lo Stretto di Messina in uno scenario stupendo di montagne innevate e coste marine dal clima dolcissimo. La Calabria è paradossalmente una delle regioni più montagnose dell’Italia essendo al tempo stesso la penisola della penisola. Infatti, con 750 km di coste, la Calabria possiede da sola il 19% di tutte le riviere italiane e forse più della metà delle più belle. Si protende fra due mari diversamente blu, lo Ionio ceruleo e il Tirreno di cobalto. La costa ionica ricevendo i primi raggi del mattino gode di albe spettacolari, sulla riviera tirrenica si assiste a magnifici tramonti con il sole che cala dietro le isole Eolie e i monti della Sicilia. Il clima mite, la profusione di piantagioni di viti, ulivi e agrumi, conferiscono alla regione le caratteristiche di vero e proprio paradiso terrestre, una Florida europea che tutti ci dovrebbero invidiare e noi purtroppo trascuriamo.