Pac, pac, pac. Suona bene per rievocare una solenne sculacciata su posteriori muscolosi. Nulla a che fare col ciac ciac ciac sul sederino dei piccoli, quando vogliamo punirli per una marachella (ma ancora si usa?) oppure persino giocare dopo un bagnetto con neonati che ancora non parlano, ma sanno comunicare con sorrisi e gridolini. Passiamo a cose serie. P.A.C. è l’acronimo “sinistro” di Politica Agricola Comunitaria da anni ormai nelle mani di un branco di ecopazzi i quali, strapagati a Bruxelles per farci danni, sfornano come pane fresco direttive folli. Gli sculacciati sono gli agricoltori, ma come si vedrà non solo loro. Qualche esempio? Gli imprenditori agricoli dovrebbero lasciare incolti i seminativi, sopprimere le mucche che inquinano con le loro flatulenze, essere costretti a chiudere le aziende sotto la pressione insopportabile delle tasse, mentre per vendere i prodotti sul campo o alla stalla devono accontentarsi di briciole che non coprono i costi. Un solo esempio: le arance appena colte valgono sotto l’albero € O,45/kg, mentre poi il consumatore le paga € 2,50/kg, quando va bene ed è una vergogna. La cosa si ripete a valanga su grano, latte, carne, verdure. Nessuno interviene su questo scandalo e non sappiamo nemmeno se i profittatori della catena, dal produttore al consumatore, paghino le tasse o non siano bande di criminali organizzati. Gli europei si devono mettere in testa che per salvare il pianeta dovranno mangiare carni prodotte con diabolici metodi di moltiplicazione cellulare in laboratori senza controllo, mentre fin dal risveglio dovranno inzuppare il biscottino nel caffelatte del mattino ben sapendo che è fatto con polvere di orrendi insetti triturati. Sembrano scherzi fra il macabro e il disgustoso, ma si tratta di cose vere decise dai responsabili comunitari della PAC. Non basta, dalla PAC si passa a pacchetti di disposizioni allucinanti, sempre per volontà degli ecopazzi che manteniamo a Bruxelles. Alle nostre case dovremo mettere un “cappotto” ecologico dal costo impressionante, ci dovremo preparare alla rottamazione totale delle nostre automobili dai motori inquinanti, per passare alle “cinesi” elettriche. Intanto, una nube giallastra di inquinanti “veri” incombe su gran parte del continente asiatico, specie su Cina ed India, mentre pare che la piccola Unione Europea contribuisca per una percentuale ridicola e abbia già fatto molto per educarci ad essere meno sudicioni. Per non infierire su tutti e generalizzare, diciamo che qualcuno, pochi per ora, nelle istituzioni europee sembra avere ancora un po’ di cervello. Hanno frenato sulle principali follie dell’olandese pazzoide che decideva tutto. Costui, offeso, si è dimesso andando nel suo paese convinto di essere accolto come un purificatore, ma i coltivatori di tulipani gliele hanno suonate non votandolo alle elezioni. Speriamo non torni in Belgio, magari richiamato dalla sua degna compagna che è agli apici delle istituzioni, insieme all’altra virago che tiene le redini dei tassi di interesse con i quali sta strozzando le economie, specie la nostra, nonostante sia lampante che sbaglia. Per non restare ai margini del tema, diciamo che gli agricoltori hanno aperto gli occhi e acceso i motori. Strano ma vero, i francesi e i tedeschi, meno maltrattati di noi, si sono svegliati per primi e pare facciano sul serio. Noi in fondo siamo dei buoni disorganizzati. Ci hanno massacrati, ma il nostro europeismo sembra quasi un campanilismo. A Bruxelles abbiamo sempre mandato rappresentanti capaci solo di farci danni, riprendendoceli in patria a fine mandato come “saggi” dalle cui labbra discende saggezza e neppure un accenno di vergogna. Vogliamo ricordare il cambio lira/euro, accettato come una prodezza e rivelatosi come il dimezzamento dei nostri risparmi e il raddoppio dei nostri costi? Poi a pioggia, mese dopo mese, sempre più “regole” vincolanti richiedenti sacrifici, costi e peggioramento del nostro tenore di vita che i nostri soci “virtuosi” del nord Europa considerano spensierato. Tuttavia, mentre gli agricoltori franco-tedeschi sembra stiano sconvolgendo la vita e i movimenti dei connazionali con blocchi stradali e manifestazioni eclatanti, i nostri imprenditori agricoli, forse proprio perché tali, si muovono con decisione, moderazione e saggezza ed evitano di irritare l’opinione pubblica con blocchi simili a quelli attuati dai folli ecologisti e facinorosi vari. La gente lo ha capito e al loro passaggio li applaude. Usare l’espressione “marcia su Roma” è stupidamente deviante. Loro vogliono essere ascoltati e difesi non solo dai folli di Bruxelles, ma anche dagli speculatori nostrani che li costringono a vendere i sudati raccolti in perdita. PAC dovrà tornare ad essere alla svelta un modo razionale per armonizzare le agricolture europee, specie la nostra che offre ancora all’intero continente primizie alimentari uniche al mondo, almeno quello non ancora travolto da isterici affanni ambientalistici. I distruttori dell’ambiente non siamo solo noi. Molto si sta facendo per “educarci”, vaste aree del nostro bel paese sono oasi dove si vive bene in una natura stupenda. Siamo in un pianeta straordinario che ha i suoi cicli che solo in piccola parte dipendono dai nostri comportamenti. Dobbiamo cambiare certe cattive abitudini, ma il ritorno a piedi scalzi alle caverne a sgranocchiare insetti morti non lo vuole nessuno.
Mantaut Umberto