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Montenegro – Crna Gora

Le Bocche di Cattaro s’aprono con discrezione sull’Adriatico, quasi a dissimulare una delle innumerevoli baie che s’allineano lungo la costa orientale, protette da un interminabile rosario di isole di pescatori e isolotti disabitati con canali e lagune dalle acque perennemente azzurre e straordinariamente calme. Quando la nave s’avventura lentamente nella profonda insenatura si comprende che questa è un esempio più unico che raro di fiordo in pieno ambiente mediterraneo. Viene in mente il lontano fiordo di Oslo ugualmente solare in piena estate, ma con caratteristiche assai differenti. In Norvegia i fiordi hanno acque scure per il riflesso dei monti boscosi, lungo le rive i villaggi allineano linde casette multicolori adagiate su prati di un verde smeraldino e verso il fondo i fiordi hanno qualcosa di cupo e di freddo. Andando verso Cattaro, Kotor in lingua montenegrina, si procede fra pareti di monti brulli, con le rocce calcinate dal sole, ma lungo le coste, dove il pendio si fa più dolce, la vegetazione ha il fascino dei paesaggi del lago di Garda e i paesi si specchiano nell’acqua verde-azzurra con le loro vecchie case di aspetto veneziano. Si tratta della “Regione naturale e storico-culturale delle Bocche di Cattaro” secondo la definizione data al sito dall’UNESCO, nel 1979, anno nel quale tutto il comprensorio fu posto sotto tutela come patrimonio dell’umanità. Poi, nel 2017, la città fortificata di Cattaro fu inserita sempre dall’UNESCO nel sistema “Opere di difesa veneziane tra XVI e XVII secolo: Stato da Terra-Stato da Mar occidentale” un insieme di opere meravigliose disseminate lungo circa 1000 km di costa da Venezia fino al sud dell’Adriatico.

Cattaro s’annida al fondo del fiordo cercando protezione sotto le pareti rocciose dell’alta catena delle montagne montenegrine. La cittadina antichissima vive intatta e splendida dentro le sue mura di pietra. Sembra di entrare in un quartiere veneziano, con numerose chiese, palazzetti nobiliari, calli ombrose e campielli ornati da vere di pozzi e antiche vestigia. Solo all’interno dei luoghi di culto si comprende che qui c’è stata un’influenza bizantina e le chiese ortodosse stupiscono per lo splendore delle loro argentee icone d’inestimabile valore. Sotto il giogo della dittatura titina il Montenegro era poverissimo. percorrendo la tortuosa litoranea, il fiordo detto Bocche di Cattaro appariva quasi disabitato, con il suo fascino naturale, comunque privo di tracce di vitalità e gaiezza. Oggi i paesini e la città di Kotor sorridono al turismo dirompente e si sono dotati delle strutture recettive, mentre i possidenti locali hanno scelto queste sponde idilliache per costruire graziose ville nel verde, fra ulivi e cipressi come in un lembo felice della Toscana costiera. Il capoluogo della piccola provincia jugoslava era orribile e si chiamava Titograd, oggi rinominata Podgorica con pretese e strutture di minuscola capitale di stato indipendente. Nel turbolento disfacimento della Jugoslavia, il Montenegro ha avuto vicissitudini particolari senza i drammi sofferti da altre parti di quello stato fittizio, formato da paesi diversi. Non ha potuto sganciarsi subito dal giogo serbo, poiché la superba Belgrado non intendeva perdere il prezioso sbocco sull’Adriatico. Il Montenegro si è scelto una madrina importante che si chiama Germania, giungendo ad adottare il marco tedesco come moneta nazionale. Infine, mediante un referendum democratico ha potuto raggiungere l’agognata indipendenza dalla Serbia, esattamente il 3 giugno 2006. Ora il giovane staterello balcanico, che moralmente si sente molto legato anche all’Italia, è entrato nell’area dell’euro, nonostante la popolazione si dichiari poco convinta della bontà della scelta della moneta unica, visto come siamo ridotti noi popoli del sud europeo.

Umberto Mantaut

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