Un titolo in francese per delle meraviglie reali non è vezzoso bensì doveroso. Si tratta delle residenze dei Savoia in Piemonte e, purtroppo, troppi dimenticano che la nostra casa regnante, ormai priva di poteri, vanta origini francesi. I Savoia, quando decisero di abbandonare la piccola Chambery e stabilire la capitale del Regno “á Turin”, immaginarono di trasformarla in una piccola Parigi, anzi non tanto piccola. Torino conserva il taglio di grande città francese e fra monumenti, ariosi boulevard, piazze scenografiche, culto dell’alta moda e delle abitudini sabaude non ha nulla da invidiare a Paris. Persino dal punto di vista linguistico, quando i regnanti furono quasi costretti a trasferire la capitale prima a Firenze e poi definitivamente a Roma, utilizzando in pubblico l’italiano, ma conversando fra loro in francese nelle segrete stanze del Quirinale, il popolo torinese ha continuato ad esprimersi nel dialetto derivato dalle lingue d’oc e d’oil, come le parlate savoiarde, occitane, provenzali e persino catalane. Il Regno dei Savoia inglobava la lontana Sardegna, ma in un certo senso si stringeva intorno a Torino e al suo Grande Palazzo Reale di Piazza Castello, tutto sommato sobrio e non paragonabile alle superbe regge delle potenze europee monarchiche. I Savoia, probabilmente erano grandi ammiratori di Versailles e, ambiziosi come tutti i sovrani, vollero alle porte di Turin erigere la loro residenza di campagna sfarzosa come una reggia, nonostante le sue funzioni ufficiali più modeste di palazzina di caccia, con il suo enorme parco ricco di selvaggina, teatro di scenografiche battute seguite da feste di palazzo di un lusso inimmaginabile. Il sito si chiama Stupinigi, alla fine di un viale rettilineo di 10 km che tuttora, dal centro di Torino, scavalcando l’enorme tangenziale moderna, ha sullo sfondo la stupenda Palazzina. Da sola meriterebbe la protezione dell’UNESCO, sempre attenta a segnalare i grandi patrimoni dell’umanità, ma l’Ente internazionale non si è limitato a considerare soltanto Stupinigi. Ha, giustamente, fatto un lungo elenco delle altre residenze dei Savoia in Piemonte, una vera a propria corona di meraviglie che a suo tempo le teste coronate e i loro illustri ospiti potevano raggiungere da Torino in poche ore di cocchio. Con i loro interni sontuosi, i parchi, le tenute e le raccolte museali, si arriva ad un elenco di ben 16 siti, tra i quali spiccano specialmente le residenze reali di Venaria, i castelli di Rivoli e Aglié, il castello di Racconigi, per ognuno dei quali occorre una descrizione a parte. Stupinigi accoglie i visitatori con particolari attenzioni. Con le tecnologie odierne e a titolo gratuito si scarica sul cellulare un’applicazione. Dopo l’avvio, sala per sala e in tutti i dettagli, si ascoltano le descrizioni degli ambienti, dei loro sontuosi arredamenti, dei quadri e delle preziose suppellettili. Filippo Juvarra, nel progettare lo stupendo complesso architettonico realizzato fra il 1729 e il 1733 in stile barocco, ebbe anche intuizioni urbanistiche, paesaggistiche e scenografiche, Tutti questi strabilianti elementi trovano il loro fulcro nel Salone centrale del magnifico palazzo. Di giorno, dalle grandi vetrate lo sguardo spazia da una parte sui viali dell’enorme parco di caccia e dall’altra sull’armonioso insieme della piazza antistante e delle fattorie al servizio della reggia lungo il primo tratto del viale verso Torino. La sera, immaginiamo in occasione delle grandi cerimonie, delle feste dopo la caccia e dei balli, lo stupendo salone illuminato da un gigantesco lampadario di cristallo di Boemia e da straordinarie appliqués con teste di cervo, doveva ancor più valorizzare gli incredibili effetti di trompe l’oeil degli affreschi e delle decorazioni tutti ispirati a scene di caccia e con riferimenti alla dea Diana. A differenza della Reggia di Venaria, altrettanto grandiosa ma severa e gravemente depredata dagli invasori durante la guerra, Stupinigi conserva intatti i mobili e i preziosi oggetti d’arte delle stanze abitate dai sovrani che consideravano la palazzina di caccia anche come deliziosa resistenza estiva, luogo di studi e meditazioni, poco distante dal Palazzo reale di Torino e dagli impegni gravosi del governo di un regno piccolo, ma dai grandi destini.