Pubblichiamo la lucida analisi di Umberto Mantaut sulla società moderna, quella che purtroppo ci racconta la cronaca quotidiana. Fortunatamente c’è ancora tanta parte della società che è al di fuori di quelle situazioni, ed a loro va la nostra stima. Prendiamola come esempio e speriamo bene.
Purtroppo bisogna riconoscere che le mamme di oggi sono rimaste completamente sole nel difficile compito di educare la prole. I due unici pilastri di sostegno della società civile non esistono più. La famiglia si è disgregata, la scuola, minata alle basi da decenni di pessima gestione, è crollata miseramente. Viviamo in presenza di eventi paradossali. Incredibile, ma vero, sembra cha in alcune situazioni riemerga la figura paterna e in altre che la scuola remi contro ogni proposta di tornare ad esercitare la maieutica, vera e propria arte che i docenti dovrebbero conoscere facendo di tutto per far emergere nei giovani le doti potenziali, la capacità di ragionare da soli, evitando di inculcare a viva forza il discutibile pensiero unico. Si dice che il maschilismo sia in crisi, ma emerge sempre. Ai matrimoni non si grida più “auguri e figli maschi”, ma spesso mamme e babbi si augurano che almeno il primo sia un maschietto. Il padre se ne impossessa per farne un vero “macho”. Appena possibile lo porta in “curva” incitandolo a urlare i peggiori improperi alla squadra avversaria, se a dieci anni lo scopre a guardare donne nude sui siti porno lo racconta agli amici come una prodezza, a sedici anni accetta che torni a casa alle quattro di notte con il fiato che puzza di birra e di spinelli. Alle mamme si affida l’educazione delle femminucce. Da piccole le vestono da Barbie, poi da spose alla prima comunione. A quindici anni le lasciano uscire da sole alle undici di sera non più in minigonna, fuori moda, ma con calzoncini scosciati e sfrangiati e trucco da “femme” fatale. L’abito non fa il monaco e l’abbigliamento di grido non indica che una ragazza sia leggera, ma incauta sì. Si accompagna con quei maschietti cresciuti col mito del macho superdotato. Insieme non danzano ma si agitano scompostamente per ore martellati da rumori assordanti che scambiano per musica. Nel drink cade la pasticchetta allucinogena, l’alcool scorre a litri e le droghe a etti. Alla fine il dolore per le famiglie è minore se la festa del sabato notte finisce con lo stupro di gruppo e non con lo schianto di gruppo di auto sovraccariche guidate da un ubriaco che lista a lutto l’alba della domenica. I sopravvissuti da questi riti poi si accoppiano e si riproducono e la “nuova” prole cresce ineducata. E’ ormai normale che i giovanissimi più romantici portino a casa i fidanzatini e i genitori paghino il weekend all’estero, camera doppia con bagno. Le mamme mettono nel bagaglio le pillole anticoncezionali. Tutto bene, è la libertà, ma femmine e maschi più fragili e meno “controllati” possono andare oltre, ovviamente in peggio. Tutto inizia dall’infanzia. Basta entrare di sera in un ristorante. Mamme premurose fanno scegliere le pietanze ai piccoli, li servono per primi anche se c’è la nonna, poi li sguinzagliano fra i tavoli in un inferno di grida e spintoni. Le maestre degli asili e delle elementari, invece di perfezionarsi nella didattica dovrebbero seguire corsi di addestramento in un circo per sapere come domare le belve. Guai se rimproverano un cucciolo incontrollabile, arrivano i genitori come furie e le misere finiscono all’ospedale. Alle superiori i docenti hanno le loro colpe. Non stanno più in cattedra, simbolo di autoritarismo, ma si stravaccano fra i banchi dandosi del tu con i ragazzi e partecipando al loro turpiloquio. Semmai in cattedra balza il rappresentante di classe per arringare gli incerti circa la opportunità di mostrare i muscoli devastando le aule. Chi pensava che una scuola così “aperta” avrebbe eliminato i fenomeni di classismo li ha acuiti. Le famiglie abbienti, che non significa migliori, hanno orrore delle scuole pubbliche. Mandano i figli in severe scuole private costosissime, li seguono fino a lauree di prestigio con perfezionamenti all’estero, sicché poi i ragazzi trovano buoni impieghi o vanno a lavorare in altri paesi. I titoli di studio rilasciati dal sistema pubblico, dominato dal “volemose bene” e tutti promossi, sono pezzi di carta straccia e creano disoccupati frustrati, impreparati, ma esigenti. Salvo eccezioni che confermano la regola nei quartieri alti sui giovani nevica la cocaina, con il rischio di ritrovarceli presto a far parte della nuova classe dirigente, corrotta e perniciosa. Molto peggiore è la situazione nelle aree degradate, nelle periferie dimenticate, nelle borgate da quarto mondo. In questi contesti i giovani vivono per la strada. Si devono rimpiangere i ragazzi di vita pasoliniani che si dedicavano solo a piccoli furti e si prostituivano. Oggi, a quindici anni e istruiti da adulti criminali i ragazzi girano armati, sparano, uccidono, aggrediscono anziani, stuprano bambine, spacciano e fanno uso di droghe pesanti, alcool e allucinogeni. Le forze dell’ordine non entrano in certi quartieri o passano fingendo di non vedere. Rischiano di essere aggrediti e finire all’ospedale, ma guai se torcono un capello a criminali colti sul fatto. L’arrestato di una notte brava esce dalla galera all’alba giustificato e con la patente per continuare a delinquere, se poi ha pelle colorata si usano guanti bianchi. La magistratura, che un magistrato pentito ha descritto come un cesto di mele marce, intoccabile e insindacabile, sta sempre dalla parte dei peggiori. Persino l’animalesco istinto materno sembra in crisi fra gli esseri umani. Ormai ogni giorno si trova fra i rifiuti un involto con un neonato abbandonato e sembra si tratti solo della punta di un orribile iceberg. Ci sono ancora mamme “normali”, spesso con compagni sbagliati. Ogni giorno un femminicidio con dettagli spaventosi servito in tv all’ora di cena. La vita umana per molti vale zero, dal feto ucciso nel grembo materno all’anziano massacrato per rubargli la pensione. Il vaso di Pandora non solo trabocca da tempo, rischia di esplodere spandendo nel nostro mondo impazzito tutti i mali che contiene. Lo vogliamo capire o no che forse per andare avanti bisognerebbe, per l’educazione delle nuove generazioni, tornare un poco indietro?
Umberto Mantaut