Lo avevamo capito fin dalla fondazione di questo giornale che sarebbe stato meglio essere politicamente schierati, con chi non importa, piuttosto che dichiarare autonomia e volontà di stare dalla parte del cittadino. Che poi quest’ultima condizione altro non è se non la determinazione di affrontare ogni problematica con il criterio della logica e non con quello perverso dell’appartenenza politica. Abbiamo anche capito che schierandosi politicamente sarebbe stato persino più facile garantirsi pubblicità e benefici vari. Questo perché la gente ti vuole schierato per poterti etichettare e di conseguenza osannarti o criticarti, senza faticare con ragionamenti, prendendo per buono il comodo pensiero preconfezionato dalla propria parte politica. Ed è proprio così che le cose non si risolveranno mai ed i politici, alternandosi al potere, continueranno a gridare alla luna fingendo di litigare soddisfacendo così solo i fideisti rimasti. Altrimenti non si spiegherebbe perché abbiamo un governo pieno di soggetti saliti al potere solo per aver promesso consapevolmente cose che sapeva di non poter mantenere. E l’opposizione? Si lamenta di tutto, così, per ruolo, tant’è che quando governava non è stata in grado di risolvere problemi per i quali ora accusa chi l’ha scalzati. E con questo tira e molla si è sempre in un’interminabile campagna elettorale, dove più che la realtà trovano spazio libri dei sogni e fantasmagoriche promesse. Che oltre la metà degli aventi diritto non vada più a votare interessa meno di niente alla politica. Intanto loro i rimborsi elettorali li prendono in base agli aventi diritto al voto e non più secondo i votanti reali, poi, così facendo alle urne va solo più chi ha un’appartenenza politica atavica, idealistica, a prescindere. Non importa più di tanto che a rappresentarci sia una classe dirigente degradata, eletta persino da quattro amici al bar. Gente per lo più scarsamente dotata di cultura e pochissima abitudine alla nobiltà dell’arte di governare. Ed allora ecco che i volponi di lungo corso occupano le scene, ma a decidere ed incidere in effetti sono spesso potentari economici, che non hanno di certo in cima alle loro priorità il benessere del popolo. Chissà perché mi viene in mente Gianbattista Vico ed i ricorsi storici, vale a dire la teoria secondo cui dopo il rinascimento si va inesorabilmente verso il decadentismo, periodo che assomiglia molto al nostro, in cui impera un degrado di usi, costumi e valori. Dove guerre ed altre brutture simili portano a tragiche conseguenze. Sempre secondo il Vico tutto condurrà sicuramente verso un nuovo percorso di ricostruzione, con obiettivi e speranza nel futuro, un rinascimento insomma, che chissà quanto tempo richiede prima di prendere l’avvio. Nel frattempo cerchiamo di non distrarci e continuiamo pure ad indignarci per le questioni del calcio o appassionarci alle vicende amorose di qualche influencer. Intanto il decadentismo avanza.
Giorgio Raviola