Negli anni ’80, l’UNESCO prediligeva i siti ad alto valore culturale, spesso corrispondenti ad interi nuclei urbani, soprattutto se rappresentavano un’epoca storica definita, un sistema di governo, uno stile di vita. Le fortunate città erano considerate nel loro complesso, specie se intatto, siti protetti in quanto patrimoni dell’umanità. Dunque nel 1980 fu scelta la piccola, ma superba, capitale di Malta. Pur essendo un importantissimo porto mediterraneo si chiama La Valletta. Si conosce esattamente l’anno di fondazione, il 1566, per volere degli “ospitalieri” di San Giovanni di Gerusalemme. Dunque una città cristiana e rinascimentale, oggi Capitale dello Stato di Malta, uno dei paesi più piccoli, ma non per questo meno importanti della Unione Europea. La Valletta è una capitale dignitosa e a suo modo sontuosa. Lungo le sue belle vie assolate s’allineano grandi chiese d’aspetto ragusano, palazzi nobiliari di stile palermitano e i cinquecenteschi “auberges” dei mitici Cavalieri, mentre intorno aleggiano le atmosfere e le vivacità catanesi. I veicoli circolano tenendo la sinistra e si parla inglese, ma Malta è molto simile ad una provincia siciliana. La Valletta deve la sua importanza strategica alla posizione dell’arcipelago e alla straordinaria articolazione dei suoi due porti, Grand Harbour e Marsamxett Harbour, che circondano la penisoletta sulla quale si è sviluppato il centro storico. Al centro il grandioso Palazzo del Gran Maestro, oggi sede del Parlamento maltese. Nel suo cortile una bella statua di Nettuno è attribuita al Giambologna. A poca distanza la Grande Biblioteca Nazionale e la St. John’s Co-Cathedral dalla grande facciata rinascimentale e con interno ricchissimo. Le due arterie principali de La Valletta, Republic street e Merchant street, sono animate e multicolori. Le case s’affacciano con le loro caratteristiche “gallarijas”, balconi chiusi come “bowindows” per permettere alle donne di guardare in strada senz’essere viste, come dai turchi “moucharabieh” che si trovano nelle medine del Magreb. Tuttavia, la popolazione e la lingua locali, pur conservando qualcosa d’arabo, sono il risultato di una grande mescolanza: qualcosa di latino, radici fenicie, influenze levantine, beduine, veneziane e siciliane. Nelle strade si nota bella gioventù, frutto di molteplici incroci fra le razze. I maltesi sembrano molto indaffarati. E’ avvertibile la loro tradizionale astuzia nel commerciare e nel trattare con i forestieri giunti da tutti i paesi del mondo. Forse, non è loro piaciuta la lunga dominazione inglese, ma hanno assimilato usi e costumi della perfida Albione con adattamenti assai mediterranei. Una barzelletta si riferisce al modo bizzarro di guidare a Malta: “……in some countries they drive on the right, in others on the left, here, we drive in the shade!”, in certi paesi si guida a sinistra in altri a destra, qui, noi guidiamo all’ombra. Fuori del City Gate, porta d’ingresso a La Valletta, sul grande piazzale dal quale si parte per tutte le località dell’isola c’è una grande confusione variopinta. Circolano ancora bellissime carrozze a cavalli e i vecchi autobus sembrano caricature di veicoli, disegnate per un album da colorare per bambini. Dall’alto i panorami sui quartieri della capitale e delle città satelliti sono magnifici. Sotto un sole splendente spiccano il colore ocra dei palazzi, delle cupole e dei campanili, i grandi specchi di mare blu, i ciuffi di palme superbe e le cascate di vivaci buganvillee. A Malta si ragiona in euro e si parlano tutte le lingue. I posti di frontiera portuali sono ridotti a pure formalità non si sa bene a chi destinate. Si entra e si esce liberamente e senza nulla dichiarare. Insomma, ci si sente a casa, in uno dei tantissimi splendidi angoli della nostra vecchia Europa.
Umberto Mantaut