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sveglia

La sveglia suona a Cerveteri

La sveglia è l’oggetto che meno amiamo in casa nostra. Ci interrompe i sogni ed anche se siamo già svegli a seguire il notiziario o dare il buon giorno alla dolce metà ci fa sobbalzare infastiditi e non di rado le sveglie hanno fatto una brutta fine scagliate lontano. Tuttavia si dice anche che chi dorme non piglia pesci. A livello “civico” dormendo troppo si rischia di dover ingoiare pesci pescati da altri e pieni di lische che si conficcano dolorosamente in gola. A Cerveteri si avvicina nuovamente il tempo delle elezioni. Prima che inizi il canto delle solite viscide sirene dalla coda di pesce a promettere mari e monti, ben sapendo che non  concluderanno mai nulla, usiamo la sveglia dei nonni con i vecchi campanelli, diffidando di quelle digitali col cicalino, i numeretti che lampeggiano e la soave musichetta. Apriamo gli occhi sulla nostra realtà e riflettiamo. Per decenni abbiamo avuto paradossalmente sindaci capaci, persone rette, con titoli e competenze, ma tutti sono stati paralizzati da una sorta di blocco di sistema locale, micidiale per chi ha la buona volontà di far uscire la città dalla sua realtà di borgo arretrato e puntare sulle sue grandi possibilità. Nell’area metropolitana romana, Cerveteri spicca per ampiezza territoriale, incremento demografico e potenzialità fantastiche che si possono riassumere con “3A”: archeologia, ambiente, agricoltura. L’ UNESCO ha steso la sua ala protettrice sul ricco patrimonio archeologico etrusco della antica Caere Vetus, fra la sua costa incontaminata e i colli boscosi Cerveteri gode di un ambiente ideale per una vita sana e un turismo elitario a due passi dalla Capitale, le sue terre fertili sono generose di prodotti ortofrutticoli ed enogastronomici di eccellenza. Insomma, è una città ideale. Non per nulla ogni anno aumentano le persone che la scelgono per venire a viverci: molti romani, cittadini di altre regioni, stranieri che lavorano e pagano le tasse, tutti purtroppo visti con diffidenza dai pochi cerveterani DOC rimasti, con la pretesa di controllare a modo loro tutto e tutti. Purtroppo Cerveteri è un corpo sano con un cervello ristretto dentro le mura sdentate del suo vecchio centro storico. Nessuno vuole accettare che le frazioni, alcune delle quali quasi più popolose della città vecchia abbiano voce in capitolo nella gestione ordinaria e nel progetto per una Cerveteri del futuro. Eppure dal punto di vista elettorale i residenti delle grandi frazioni hanno un peso assai importante nella scelta del primo cittadino. Tuttavia, i sindaci si sono trovati poi quasi sempre condizionati da una mentalità comprensibile soltanto se si immagina di frullare insieme un agricoltore etrusco rimasto all’aratro a chiodo, un vassallo di un principato medievale, un tombarolo, un costruttore di villini abusivi e un incallito razzista verso idee e persone venute da fuori. L’ultima Giunta, finalmente e al contrario, ha davvero tentato di rompere il pernicioso schema fra mille difficoltà e critiche. Poiché è umano non essere perfetti ha fatto probabilmente alcuni errori, ma la gente ha notato che almeno qualcosa di tangibile è stato realizzato. Si potevano fare le cose meglio, specie nel settore della raccolta dei rifiuti, ma comunque Cerveteri nel Lazio è il comune più virtuoso in materia e molte storture si devono anche a maleducati venuti da fuori. A Marina di Cerveteri funziona una modernissima stazione della metropolitana regionale, il lungomare ha cambiato aspetto in vista di ulteriore valorizzazione, qualche intervento sulla viabilità è stato fatto, per il verde pubblico si sono viste dopo anni di devastazioni le pose a dimora di nuove piante, l’assessorato all’ambiente ha dato prove di solerzia, nella Giunta è stato riconosciuto il valore dell’apporto di competenze, capacità e sensibilità della componente femminile. Insomma, chi se ne va non lascia il solito deserto con i sindaci inebetiti come dromedari disarcionati. Il timore è che le conventicole politiche, indossate le vecchie zimarre, tentino il ritorno ai vecchi schemi fallimentari. Nei passati disastri sono state ugualmente perniciose le sinistre e le destre, sicché le sigle politiche dovremmo vederle come il fumo negli occhi. Del resto il Sindaco, che una volta eletto è il primo cittadino per tutti, non deve essere un capopopolo con bandiera e simboli che il tempo ha squalificato inesorabilmente, ma deve comportarsi come un amministratore di condominio al quale si chiede di amministrare bene e spendere oculatamente i pochi fondi disponibili nei tempi duri che stiamo attraversando. Un bravo sindaco sa anche come ottenere finanziamenti statali e comunitari, presentando progetti seri, credibili, realizzabili e non sospettabili delle solite corruzioni degli intrallazzatori. Ai candidati, speriamo non siano le solite decine con dispersione di voti, si chiede un programma serio e conciso: tre o al massimo cinque punti essenziali con l’impegno di portare a termine i progetti entro i limiti del mandato. Diffidiamo dalle promesse di realizzare cattedrali nel deserto, interventi scellerati in tutti i campi e l’odioso “volemose bene” per illudere qualcuno e ingannare tutti. L’elettorato italiano e di conseguenza anche quello locale prova nausea per i partiti, troppi, allo sbando e rappresentati da incompetenti che sono più nocivi dei disonesti. La gente comune si rifugia stoltamente nell’astensionismo, favorendo i soliti maneggioni. Svegliamoci tutti. Alle urne vadano tutti, signore e signori, peccato non contino i bambini. Non torniamo indietro ai vecchi sistemi fallimentari di amministrazione. Il pendolare che torna stanco dalla sua giornata di lavoro vuole rientrare in un luogo vivibile, l’anziano vuole sicurezze, le donne devono essere sostenute nei loro gravosi doveri di madri lavoratrici, i giovani hanno bisogno di buon insegnamento e luoghi sani di aggregazione, il commerciante vuole più clienti anche legati a un vivace turismo, il visitatore non cerca solo necropoli e musei, ma anche strutture di accoglienza, l’agricoltore desidera che si valorizzino i suoi prodotti. Insomma, Cerveteri punti sulle “3A”: archeologia, ambiente, agricoltura. La loro valorizzazione sarà la sua fortuna.

                                                                                              Umberto Mantaut

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