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valdivia

La saggezza del pescatore orbo

In Cile, nella Región de los Ríos, alla confluenza del fiume Cau-Cau nel Calle-Calle s’origina il breve Río Valdivia che sfocia nel Pacifico 15 km più a valle. Il punto d’incontro di questi fiumi navigabili, unica risorsa d’acqua dolce in un paese povero d’insenature ospitali, fu scelto come luogo ideale per un grande insediamento coloniale, la città di Valdivia, fondata come piazzaforte il 9 febbraio 1552 dal conquistatore spagnolo Pedro de Valdivia. La città rimase spagnola fino alla metà del secolo XIX, poi decadde con il ruolo di piccolo centro di provincia. Nel 1960 fu rasa al suolo dal peggior maremoto mai registrato sul pianeta, con onde alte più di 15 m. e vistosi spostamenti dei suoli. Oggi, ricostruita e in piena ripresa, nonostante si trovi in un’area povera del Cile meridionale, ha ottenuto l’ambito titolo di capitale della nuova Región de los Ríos che nutre notevoli aspirazioni commerciali e turistiche. Valdivia ha vestigia storiche molto valorizzate alla foce del suo fiume e oasi naturalistiche assai curate sulle isole dei dintorni. Si fa l’esperienza dei trasporti locali, partendo dal Terminal Rurales degli autobus regionali, da non confondere con l’efficientissimo Terminal de buses per i lussuosi servizi di lungo raggio. I veicoli “plebei”, piccoli, traballanti e affollati sono un bel palcoscenico per osservare la gente del posto, povera ma dignitosa e assai educata, specie i ragazzi diretti a scuola. Una linea raggiunge la costa, attraversando il bel ponte di Valdivia e tutta l’isola Teja. A circa 15 km dal centro si giunge a Niebla, località famosa per il suo antico forte spagnolo la cui visita desta molto interesse. Si tratta del maggiore complesso difensivo in un sistema di 17 fortezze costiere, sulle due sponde della foce del fiume Valdivia, che fra Niebla e il Corral dovevano impedire l’attacco alla città da parte di flotte nemiche provenienti dal Pacifico. Il Forte di Niebla è in posizione panoramica, museo all’aria aperta con i reperti di un’epoca lontana, rievocata assai vivacemente da giovani guide poliglotte e molto preparate. La caserma è un museo storico, mentre all’esterno si notano le batterie di cannoni arrugginiti, la polveriera vuota, le fornaci per arroventare le palle incendiarie da sparare sui velieri nemici, i passaggi segreti e i posti di vedetta. Sull’altra riva si nota il forte gemello, noto come El Corral, molto danneggiato dal maremoto del 1960. Niebla ha piccole spiagge fra nere scogliere. Poco distante si trova la località di Los Molinos, molto rustica, ma famosa per i suoi ristoranti di pesce, sulla bella spiaggia ancora selvaggia e frequentata dagli uccelli marini l’oceano Pacifico onora il suo nome presentandosi mansueto al contatto con l’acqua dolce della foce, ma la rievocazione del maremoto fattami da un contadino-pescatore molto loquace lascia immaginare, non senza un brivido, onde alte come case di sette piani e spaventose devastazioni lungo la costa valdiviana. Il vecchio, orbo a causa di un incidente di pesca, rivela una notevole saggezza. Con il suo spagnolo dal forte accento dialettale cileno racconta aneddoti locali, ma passa anche alla politica del suo paese, con analisi molto interessanti e acute se si pensa che l’uomo è analfabeta. Valdivia ha molto sofferto sotto la dittatura di destra che boicottava le aspirazioni di questa gente povera e fiera. Tuttavia, trattandosi di piccoli coltivatori, pescatori e artigiani, la regione è sempre stata diffidente di fronte alla prospettiva del collettivismo di tipo cubano. I valdiviani temono come la peste gli amministratori incapaci: “Hace mas daño un tonto que un terremoto”. Si nutrono qui forti dubbi che i cambiamenti di governo possano migliorare la vita di chi trae con fatica sostentamento dalla terra e dal mare, in zone lontane dalla capitale, nel sud dal clima freddo e nel nord arido. A Santiago si perpetua “siempre la misma mierda con differentes moscas”. Qualcuno scrive sui muri di Valdivia “socialismo reformado fascismo disfrazado”. Forse si tratta di qualunquisti o di giovani anarchici, ma l’idea che i riformisti di sinistra siano fascisti travestiti sembra piuttosto una forte e matura richiesta d’autentico centrismo. Valdivia deve tutto al Presidente del Cile, Señora Michelle Bachelet, la quale nel 2007 ha concesso l’autonomia regionale a questa zona povera che dipendeva dalla lontana Puerto Montt. Costei, socialista moderata, aveva formato un governo per metà con ministri donne e per metà uomini, dialogava con la destra e con il capitale, chiedeva scusa ai cittadini se un provvedimento si rivelava sbagliato, procedeva a rimpasti se qualche ministro commetteva errori. Molti paesi europei, nei quali la parità dei sessi è sbandierata sulla carta costituzionale e ignorata nei parlamenti, avrebbero molto da imparare. Infatti, di lei si è parlato sempre poco. I nostri saccenti giornalisti evidentemente troppo smorfiosi non si soffermano su una spiaggia deserta del Cile meridionale ad intervistare un contadino-pescatore. Si limitano a gironzolare intorno a Santiago fra le amate ciurmaglie di periferia, anche perché è molto comodo la sera rientrare in taxi negli hotel a cinque stelle e nei ristoranti lussuosi, pagati dalle redazioni.

                                                                                              Umberto Mantaut

 

 

 

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