Amsterdam, Leidseplein, ore 20 del 26 maggio 2023, la sera della massima movida di un raro fine settimana di bel tempo. Per noi fa ancora freddo, ma gli olandesi e molti turisti si aggirano in abbigliamento estivo. Le donne arrivano cariche di pacchetti dalla Leidse straat, considerata la via Condotti della metropoli olandese. I bar sono affollati per l’aperitivo e nelle vie adiacenti migliaia di ristoranti offrono le specialità di tutto il mondo. Su uno spiazzo pedonale si nota la carcassa orribile di un carro armato. La gente passa indifferente, molti neppure scendono dalle biciclette. Un cartello descrive in nederlandese e inglese: trattasi di un tank russo sventrato da un missile ucraino, uno di quelli forniti dai paesi occidentali accorsi a difendere Kiev aggredita da Mosca. Non una parola per i giovani militari morti carbonizzati nell’orrendo mezzo militare. Non dobbiamo provare pena per loro, sono nemici, aggressori, sudditi mandati obbedienti a morire, per forza, dal pazzo dittatore che dal Cremlino minaccia di distruggere il mondo. Speriamo che a nessuno dei nostri venga in mente di portare anche a Roma quel sinistro trofeo di guerra. Molti sostengono che se una persona non cambia idea con il passare degli anni è immatura. Deve essere il mio caso. Nessuno riesce a togliermi dalla testa la convinzione che fra tutti gli esseri viventi che calpestano la nostra madre Terra l’uomo sia il peggiore. La guerra è la dimostrazione più lampante della stupidità e della crudeltà umana ed è “cosa” per maschi. Si schiamazzi pure circa la discriminazione di genere. La femmina del mammifero Homo sapiens, derivante da quadrumani trasformatisi in bipedi dal cervello più complesso, è assai diversa. Solo se si impegna molto riesce a raggiungere le vette della perfidia maschile. Noi la chiamiamo donna, dal latino “domina”, che potrebbe far pensare a poteri opprimenti, ma di solito si limita ad essere la regina della casa o a svolgere la funzione di angelo del focolare, magari stanca morta, perché oggi lavora come o più del compagno debosciato. Nelle guerre, mentre i maschi si scannano fra loro sui campi di battaglia dove alla fine ci sono solo sconfitti, le vere vittime sono i civili: anziani, donne e bambini. Gli anziani si consolano dicendo che in fondo la loro vita l’hanno vissuta, le donne danno prove di coraggio straordinario, mentre i bambini poi crescono con gli incubi e i complessi derivanti dalle crudeli esperienze belliche. Oggi che la guerra è alle nostre porte si parla di un aggressore e di un aggredito. E’ sempre stato così nella storia. Poi spesso l’aggredito con l’aiuto di alleati riesce ad avere la meglio. Allora non si riconosce che esistono solo perdenti, la volta celeste rimbomba per il grido del bruto vincitore che annuncia “vae victis”, guai ai vinti e dopo poco si ricomincia da capo, perché anche i paesi più piccoli e poveri hanno il loro esercito e la grande industria prospera con la produzione e la vendita di armamenti sempre più micidiali. Questi loschi commerci sono in mano a politici e faccendieri, uomini che agiscono nell’ombra, si spartiscono commissioni milionarie. E’difficile pensare a venditrici di morte in gonnella. Più un paese è ricco ed evoluto, più si dota di armi di distruzione di massa. In un certo senso l’umanità ormai vive in un equilibrio del terrore. Si teme che prima o poi qualche pazzo Sansone scateni uno scontro atomico eliminando noi tutti filistei. Magari, dopo qualche millennio con l’atmosfera contaminata, il nostro povero pianeta potrebbe tornare a vivere senza l’Homo sapiens e per i nuovi esseri viventi resistenti allo stronzio radioattivo potrebbe non essere tanto male. A New York, con il contributo sostanzioso di tutti i paesi del mondo, si erge un grattacielo che rappresenta un carrozzone inutile e screditato. Dovrebbe, attraverso il suo Consiglio di Sicurezza avere il potere di imporre agli stati belligeranti un “cessate il fuoco” almeno temporaneo per cercare di comporre il dissidio attraverso le alchimie della diplomazia internazionale. Inoltre, come già avvenuto in molti casi, l’ONU può interporre fra i litiganti un contingente di suoi uomini, quelli sì di pace, per evitare intemperanze e violazioni delle regole. Bisogna ricordare che in tutte le guerre il torto sta principalmente dalla parte dell’aggressore, ma qualche problema, qualche provocazione, qualche cocciutaggine dovrebbero essere ricercati anche nei comportamenti della dirigenza dell’aggredito. Spesso, dietro le quinte, ci sono manovratori occulti che magari hanno interesse a smaltire vecchi arsenali di armi, regalandole o facendosele pagare a prezzi di saldo, come abiti fuori moda. Ci sono interessi di mercato enormi, poiché il nostro mondo è affamato di materie prime. In questi giorni è passato a miglior vita un nostro importante uomo politico e i mezzi di comunicazione di massa, che hanno una bella pretesa e una brutta abitudine, hanno annunciato che da Vipiteno a Lampedusa tutti gli italiani si sono strappati i capelli per lo strazio. Ai calvi hanno concesso di potersi graffiare a sangue la pelata. Poi, tra le righe, abbiamo scoperto che qualcuno ha gioito e neppure tanto nell’ombra. Al cattivo gusto ci hanno abituati. Il rispetto per gli indifferenti e i disinformati non esiste. Qualcuno invoca “santo subito”, senza contare che il calendario già trabocca di santi e beati nominati a getto continuo. Di quel signore, uno dei pochi rimasti per cultura, educazione e, si narra, generosità, si è detto tutto, ma la “pratica” da lui meglio portata a termine si chiama Pratica di Mare. E’ una pista militare nell’agro romano dove un bel giorno si sono stretti la mano i maggiori responsabili del disordine mondiale, con la buona intenzione di raggiungere la agognata distensione mondiale. Fu un capolavoro di diplomazia e di cultura geopolitica. Riprese forza il sogno “gaullista” di un’Europa dall’Atlantico agli Urali, anzi fino al Pacifico. Putin, non ancora affetto da demenza e megalomania era sul punto di chiedere l’eventuale l’allargamento della Nato e della Unione Europea includendo la sua Russia, ormai benestante e aperta al grande mercato globale. Un paese immenso pieno di risorse naturali con una popolazione molto civile desiderosa di copiare i modelli occidentali. Purtroppo la geniale intuizione di smetterla di considerare la Russia come una potenza nemica venne da un “italiano”, ispiratore di sorrisetti strafottenti. Bruxelles, Parigi e Berlino, infestate da mediocri, sciovinisti e Frau dai fianchi opimi, non potevano digerirla ed ora tutti piangiamo sul latte versato, continuando ad ossequiare acriticamente i presidenti americani, dall’abbronzato al cachettico, passando per un tycoon.
Umberto Mantaut