Che bello! Oggi, 10 dicembre, pochi sanno che si festeggia la Madonna di Loreto, ma sicuramente tutti calcolano che mancano solo 15 giorni al Natale. Se in Vaticano non si affrettano a confermarlo santo, si dovrà accontentare di rimanere beato o, almeno, sicuramente bianco nel nostro emisfero nord. All’alba sento al telefono un amico che vive poco a est di Tivoli. Mi racconta meravigliato di aver visto gli alberi ricoperti di galaverna e di considerare pericoloso guidare su strade afflitte dal gelicidio. A mia volta trovo strano che un laziale usi vocaboli così nordici. Anzi, per molti nostri conterranei occorre spiegare che la galaverna è, secondo Wikipedia, “una forma di precipitazione atmosferica consistente in un deposito in forma di aghi, scaglie o superficie continua ghiacciata su oggetti esterni che può prodursi in presenza di nebbia quando la temperatura dell’aria è nettamente inferiore a 0°C.”, mentre per gelicidio si legge:“ fenomeno che si verifica quando la pioggia solidifica istantaneamente al contatto col suolo formando uno strato di ghiaccio trasparente e molto scivoloso”. Insomma, robe da matti che a sud del Mugello e dei colli fiorentini accadevano molto raramente. A Cerveteri oggi, al risveglio, si notava a oriente un sole di un pallore cadaverico, subito oscurato da uno strato di nubi nerastre dalle quali da giorni cade una pioggia gelida, per fortuna senza gelicidio per la timida influenza del mare. Dal Piemonte i parenti mi informano che nevica come nei bei tempi andati, quando si facevano i pupazzi e si giocava nei parchi a palle di neve. Lassù la neve è una manna, riveste le Alpi, fa guadagnare quattrini nei centri di sport invernali, alimenta nevai e ghiacciai, i quali, poi sciogliendosi durante l’estate, si spera solo in parte, assicurano alla pianura padana irrigazione e ricchezza. Finito il giro di telefonate italiche, ho chiesto al servizio abbonati svedese il numero di una certa Thunberg Greta, volendo un aggiornamento circa il riscaldamento globale da parte della massima esperta mondiale in climatologia comparata. A nord sono assai discreti. Pare inoltre che molti cerchino la Greta per invitarla anzi mandarla a cambiare paese. Ovviamente non danno numeri privati ad estranei, ma la centralinista, dopo aver sbuffato per il caldo nella Venezia del nord, dove ormai fiorisce l’artigianato dei ventagli, si è concessa qualche pettegolezzo. Greta, al momento, passa il suo tempo fra la scuola marinata da troppi anni e una nuova attività nell’agricoltura ecocompatibile. La piccina, ovvio, non può zappare o guidare trattori, ma si fa aiutare dai pochi baldi giovani vichinghi sopravvissuti alle tendenze suicide indotte in Scandinavia dal vecchio clima artico e dalla notte che dura sei mesi, seguita da un biancore semestrale altrettanto allucinante. Greta ha ora rilevato per pochi soldi terreni un tempo rivestiti da foreste di betulle e sterpaglie di pascolo delle renne. Ha una fattoria modello dove coltiva manghi. banani, papaie, agrumi, mentre prima erano solo cavoli suoi. Da noi ladispolo-cerveterani il cambiamento climatico pare avvenga alla rovescia e si incomincia a temere per la lucrosa coltivazione dei carciofi che gradiscono un clima mite, prima di finire stecchiti alla giudea nell’olio bollente. Siamo anche molto preoccupati in termini di abbigliamento e accessori invernali. Da queste parti non si sono mai visti i colbacchi, nessun anziano usa gli scaldapiedi o va a letto con la borsa dell’acqua calda. Si tollera a mala pena la maglia di lana che pizzica se non è mista a cotone. Tuttavia il dramma si chiamerà “bolletta” per il riscaldamento che ci manderà appunto in bolletta. Qui deve finire lo scherzo. Anche sotto il 42° parallelo dovremmo incominciare a preoccuparci di trovare fonti energetiche alternative. Se piove sempre non servono i pannelli solari. Tira vento, ma le pale che girano più che altro deturpano i paesaggi. Dovremmo imitare i bresciani che da anni scaldano interi quartieri con l’energia sprigionata dai rifiuti eliminati nei termovalorizzatori. Qui tra ecologisti e verdastri neanche a parlarne, ma pochi sanno che l’energia l’abbiamo sotto i piedi. Si chiama energia geotermica. Da Cesano alla Tuscia il sottosuolo è ricchissimo di vene di magma surriscaldato. Basterebbe iniettare acqua fresca e farla risalire bollente, per alimentare centrali da far impallidire Larderello noto per i famosi soffioni boraciferi con i quali, sapendoli sfruttare, si mandano avanti i treni. Aspettando la neve, intanto piove su Roma, ma non si deve più dire governo ladro. Non essendoci più nulla da rubare, nelle due camere ora si occupano di cose serie. A parte il covid che “influenza” la vita di tutti e la elezione del nuovo Presidente che interessa solo gli addetti ai “non” lavori che si svolgono in tutte le sedi istituzionali, qualcuno ha capito che il problema vero è come tenere accese le lampadine. Tutti sperano che al Quirinale e a Palazzo Chigi si insedino presto due “illuminati”. Sempre che Dio li illumini davvero.
Umberto Mantaut