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Italia, che paese, nonostante tutto

L’Italia è per davvero un paese straordinario, basti pensare al fatto che nonostante le crisi europee, quelle mondiali, gli attacchi mirati con spread altalenante e continue minacce di sanzioni, l’Euro stesso, i giudizi negativi sciorinati dalle società di rating, corruzione, tangenti, malaffari  e senza un Governo serio, stabile, credibile, capace di amministrarla, riesce comunque ad andare avanti, effettivamente eccezionale.

Le ragioni sono molte ed ascrivibili essenzialmente alle nostre eccellenze, alla posizione strategica nel Mediterraneo, ma soprattutto all’inconsistenza della classe politica, che pur di esistere è costretta ad ubbidire ai desiderata che arrivano dall’alto, invece di gestire direttamente le diverse situazioni. Proprio così, ormai da anni stiamo assistendo ad un grosso capovolgimento dei ruoli. Ed è anche per questo che possiamo permetterci continue, incessanti ed interminabili campagne elettorali. Prendiamo ad esempio gli ultimi due anni. Ci sono state le elezioni politiche, poi le europee, a seguire la crisi di governo con il cambiamento della governance, ora, mentre si fa propaganda per le vicine regionali in Umbria, già ci si prepara per quelle che ci saranno subito dopo in Calabria, senza farci mancare un accenno alle successive in Emilia Romagna. Tra l’una e l’altra non dobbiamo dimenticare quelle per nominare i consigli dei circa 8.000 comuni italiani.

E si sa che i politici in campagna elettorale fanno promesse buone solo per un libro dei sogni. E’ facile così, basta raccogliere gli umori popolari, le paure, i bisogni ed in base a questi organizzare la campagna elettorale. Badate bene: campagna elettorale, che è ben altra cosa da un programma, vale a dire dall’individuazione dei problemi reali con la spiegazione fattibile di come risolverli, con quali risorse, anche sacrifici, e con le rispettive priorità. Questo non lo faranno mai perché, a parte il dubbio sulle capacità, il riconoscere la realtà li escluderebbe a priori dalle elezioni, ed allora giù fandonie.

Qui però va riconosciuto che la colpa è un po’ nostra, che votiamo in base alle loro farneticanti promesse più che esprimere una scelta ragionata, in pratica ci piace credere alle favole.

Per chi ancora avesse dubbi sullo scenario descritto provi a pensare ai voltafaccia, alle alleanze accettate e poi ricusate, ai cambi di casacca avvenuti in questi ultimi due anni e poi tragga le personali conclusioni.

Giorgio Raviola

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