Fino a quando non si completò la costruzione dell’autostrada internazionale che dall’Italia raggiunge la Slovacchia e L’Ungheria, attraverso l’Austria, si poteva dare un’occhiata a Klagenfurt, concludendo affrettatamente che si tratta di una mediocre città industriale, mentre invece possiede una graziosa Alter Platz con palazzi barocchi e medievali ed una ariosa Neuer Platz nella parte moderna ricca di grandi viali e giardini. L’automobilista era in quei tempi infastidito dai troppi semafori e dalle numerose deviazioni che trasformavano Klagenfurt in una inutile perdita di tempo. Arrivando dalla sassosa vallata del Tagliamento, dalle calcaree dolomiti pontebbane e dal confine spoglio di Tarvisio, si rimane subito sorpresi dal mutamento del paesaggio appena entrati in Carinzia. In questa regione le montagne sono rivestite fino alla cima da rigogliose foreste di conifere. Villach, la prima città austriaca sulle rive della Drava accoglie i turisti poco dopo la frontiera con la tipicità delle sue antiche case lungo la Haupt Platz e la profusione di prodotti dell’artigianato tessile presentato con gusto e sapienza nelle numerose botteghe del centro storico. Procedendo verso oriente si scopre, adagiato in una lunga conca alpina il bel Wörther See. Sulle sue rive si trovano numerosi centri di villeggiatura e su una penisoletta la linda cittadina di Maria-Wörth. Dopo Klagenfurt, la Carinzia appare più selvaggia con vallate strette, forti dislivelli e alcuni passi della Koralpe. I villaggi appaiono seminascosti fra i boschi e nelle radure si notano fattorie alpine dedite ad attività silvopastorali. Invece, in Stiria i paesaggi si aprono in valli più ampie, finché non si arriva alla periferia di Graz. Spesso questa bella città rappresenta una gradevole tappa intermedia nei lunghi tragitti fra l’Italia e l’Austria Superiore. Un indirizzo assai utile è Kärtenerstrasse 245, Hotel Kern Buam,, proprio all’uscita Graz-West dell’autostrada, ma poco distante dal centro storico. Graz è “graziosa” e il gioco di parole è quanto mai appropriato. Gli austriaci la chiamano “città verde” per la bellezza dei suoi giardini. L’attraversa il bel fiume Mur e nel centro s’ammirano i palazzi signorili della Herrengasse, la via dei Signori. Il monumento più famoso è la Torre dell’orologio, che simboleggia la città con la sua mole cinquecentesca. Fra il 1999 e il 2010 la città fu oggetto d’attenzione da parte dell’UNESCO. Infatti il bellissimo centro storico e il castello Eggenberg sono un esempio tipico delle città dell’Europa centrale asburgica. Qui in armonia si mescolano gli stili architettonici e artistici dal medioevo al secolo XVIII. Il clima della Stiria non è molto felice. L’inverno è lungo e nevoso, l’estate spesso è piovosa. Le stagioni migliori sono la primavera e l’autunno, vere e proprie feste del colore, favorite dalla passione degli abitanti per i fiori che traboccano da tutti i balconi e abbelliscono giardini, piazze e fontane. Graz è in tal senso particolarmente dotata. L’Austria, quasi oppressa da una capitale troppo grande, splendida e monumentale, finisce per relegare al ruolo di cittadine di provincia persino i suoi capoluoghi più grandi. Graz è la seconda città del paese, ma sembra un fiorito paesone di campagna. La dimostrazione si ha nei giorni di mercato. La piazza commerciale di Graz, in concreto la bella Hauptplatz del centro, attrae mercanti e compratori da lontane contrade. Gli scambi sono vivacissimi in un’atmosfera paesana, quasi latina. I banchi dei fiori e degli ortaggi sono un tripudio di colori, si notano anche popolane in costume e stuoli di bimbi biondissimi, allegri e festosi. Molti mercanti distribuiscono loro palloncini colorati e, se a qualcuno sfuggono di mano per volare nel cielo pallido della Stiria, si provvede alla loro sostituzione prima di vedere comparire lacrime di dispiacere. Viene in mente una di quelle garbate lezioni di tedesco che la televisione italiana trasmetteva un tempo nel pomeriggio, prima dell’avvento delle volgarissime puntate dell’isola dei famosi. La voce suadente dell’attrice Giorgia Moll ripeteva più volte agli ascoltatori la frase: “Ein Luftballon gehört immer dazu”, un palloncino ci sta sempre bene.
Umberto Mantaut