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Festival di Sanremo, spaccato di vita

Il Festival della canzone italiana di Sanremo deve le sue fortune proprio alle polemiche, anche furenti, che lo precedono e che vengono dopo. Si criticano testi audaci ed avventati, si giudicano abbigliamenti, trucchi, tatuaggi, atteggiamenti, ricchi cachet pagati ed ospiti. Ma questo è semplicemente normale, perché se la canzone è musica destinata al popolo, di facile presa e assimilazione, con un testo che racconta sentimenti e situazioni, altro non è che il racconto della quotidianità. Ed è per questo che ci sono persone pro e contro, è sempre stato e sempre sarà così. Chi ha assistito a diversi festival ricorderà lo scalpore che suscitavano gli urlatori, i capelloni, i figli dei fiori, ed i complessi che al tema cuore e amore privilegiavano il racconto della vita. Oggi ci sono il rap, il trap ad evidenziare il conflitto atavico tra generazioni. Chi vorrebbe escludere dalla manifestazione questo o quello perché crudo e violento nei testi, esuberante nell’abbigliamento, non si rende ancora conto che suo nipote, a volte persino un figlio, sono semplicemente così. Volenti o no è la nostra quotidianità. E le critiche, troppo spesso intrise di infiltrazioni politiche, dividono più per ruolo che per obiettività. Facciamo un esempio: Rula Jebreal, al cui annuncio della sua partecipazione al Festival seguiva una levata di scudi, volavano persino apprezzamenti pesanti, c’era chi minacciava di non guardare la grande manifestazione, ma ecco che all’atto del suo toccante e drammatico racconto che ha colpito la madre, e di conseguenze anche lei bambina, ottiene la standing ovation, fino ad assurgere al rango di eroina. E’ così, il popolo, almeno il nostro a carattere Mediterraneo, ti porta velocemente dalle stelle alle stalle per poi pentirsi ed invertire di nuovo la tendenza. A prevalere nei giudizi è quasi sempre l’impulsività, persino una paventata convenienza, piuttosto che un ragionamento razionale. Se così non fosse magari potremmo avere anche un Governo stabile. Per questo, pur senza esserne un fedele assertore, non denigro assolutamente il Festival della canzone italiana di Sanremo, e lo guardo, almeno fino a quando non mi addormento.

Giorgio Raviola

 

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