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paziente

E se controllassimo gli ambulatori?

Una consapevole considerazione ispirata dalla grave epidemia che coinvolge tutta la popolazione.

Come premessa occorre precisare che chi scrive è un ammiratore dei servizi sanitari pubblici. E’ incredibile ed ingiusto che per qualche caso di malasanità si sia sempre gettato fango sulla eccellente sanità italiana. Solo ora, nella sciagura che ci ha colpiti, qualcuno si accorge che abbiamo eccellenze che tutti ci invidiano, non solo strutturali ma soprattutto umane, per la professionalità ed umanità di tutto il personale di settore. Personalmente debbo la vita alle cure straordinarie ricevute nei nostri ospedali, non solo a Roma, con particolare riferimento al San Camillo e all’IFO Regina Elena, ma anche a Civitavecchia e Bracciano, a fronte di un male che raramente perdona. Nella ASL locale e nel centro medico sull’Aurelia ho sempre trovato cortesia estrema nel personale impiegatizio, eccellenza di medici e personale paramedico, puntualità e correttezza. I nostri medici di famiglia, spesso oberati di lavoro, hanno rapporti quasi di amicizia o fratellanza con i pazienti, non sempre “pazienti” e cortesi, con la pretesa talvolta bizzarra di essere medici di se stessi e stupidamente critici di fronte al parere altamente professionale del dottore. Bisogna riconoscere che fra le difficoltà che i nostri bistrattati medici devono affrontare si annovera il reperimento e l’affitto di locali adatti nei quali collocare gli ambulatori. Ciò è grave, sia per i cosiddetti medici della mutua, sia per gli specialisti ed anche, paradossalmente, per veri e propri centri medici polivalenti, i quali hanno l’esigenza di locali per gli uffici, per gli ambulatori specialistici e per le sale d’attesa. Queste strutture sono quasi sempre collocate all’interno di grossi condomini che, evidentemente, nel loro regolamento condominiale non vietano che appartamenti di civile abitazione siano convertiti in studi medici, con via vai di malati, poiché dal medico purtroppo non si va dotati di sana e robusta costituzione. Il dramma del virus incurabile mette in evidenza l’assurdità del fatto che persone indisposte per varie ragioni stiano a lungo in sale d’attesa ambulatoriali di piccole dimensioni, spesso persino senza finestre, con il concreto rischio di infettare gli altri. In certi casi un pediatra visita piccoli pazienti con le loro malattie esantematiche, mentre alla porta accanto un altro medico cura pazienti anziani con i loro acciacchi talvolta trasmissibili per contatto o per via aerea. Solo ora si scopre che la mascherina ci aiuta nel salvaguardare la salute nostra e quella del prossimo, che bisogna mantenere certe distanze, che occorre una segnalazione ufficiale dei casi di infezione trasmissibile. Insomma, ci voleva un visus cinese per farci aprire gli occhi e, speriamo, controllare gli ambulatori. Magari non è il momento per ricordarlo, ma “non tutto il male vien per nuocere” . Nel futuro saremo più accorti.     

Umberto Mantaut  

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