Le seguenti considerazioni erano già state pensate e scritte da qualche giorno, ma le abbiamo pubblicate solo ora perché in atto c’erano delle votazioni e, seppure si trattasse solamente del referendum per la scelta di un nuovo Segretario di partito, non volevamo dare l’impressione di voler condizionare libere e democratiche scelte.
Le impettite sinistre italiane, ma non di meno quelle europee, accecate dalla loro presunzione, si sono illuse di poter facilmente imporre a un popolo multiforme e multi cerebrale come quello italiano il “pensiero unico”. Si tratta di pretendere che le rispettabili idee, i comportamenti e le mentalità di minoranze rampanti si possano spacciare per l’unico giusto modo di vivere e di pensare. Convinti di potercela fare da decenni hanno collocato astutamente, ma non intelligentemente, le loro cellule nei gangli vitali del paese, come loro chiamano l’Italia, quasi avendo vergogna di essere anche loro italiani, quindi conosciuti all’estero come divoratori di maccheroni, mandolinisti e mafiosi. Forse tutti ci invidiano le bellezze, i tesori d’arte e la genialità che abbiamo, ma loro no, vogliono un paese appiattito, oltre tutto su ideologie che hanno fatto il loro tempo da tempo. Si sono impadroniti progressivamente di scuole, tribunali, giornali, radio e televisioni pubbliche, L’insegnamento è stato sostituito dall’indottrinamento senza il successo sperato, poiché non hanno tenuto conto che i giovani sottoposti a martellamenti ideologici diventano bastiancontrari e non seguono più i maestri, che qualcuno ha aggettivati come cattivi. Poi basta aver assistito qualche volta alle “assemblee” studentesche per essersi fatto un’idea del metodo, affidato a individui senza merito. Pochi giovani autonominatisi capipopolo e qualche fanciulla pasionaria hanno davvero tenuto banco nelle confusionarie discussioni assembleari, ma l’uditorio era composto da una maggioranza di mediocri ben felici solo di poter marinare la scuola impunemente e una minoranza di dubbiosi circa l’opportunità di interrompere un pubblico servizio destinato a tentare di fare uscire dall’analfabetismo e dalla ignoranza i cittadini. La giustizia, quando è stata lasciata nelle mani di magistrati politicizzati, ha dato uno spettacolo impressionante: incredibili lungaggini processuali, sentenze strabilianti, errori gravi, condanne lievi e scarcerazioni facili. Insomma, le masse hanno pensato che alcuni giudici potrebbero essere in favore dei delinquenti. Infine, radio e televisioni, specie quelle pubbliche mantenute con i canoni pagati da tutti i contribuenti, hanno imperversato con palinsesti, programmi e informazioni troppo sfacciatamente di parte, provocando reazioni di rifiuto nell’uditorio. Intanto, sia a livello europeo, sia in Italia le bizzarre decisioni comunitarie e le politiche interne sono state sempre molto condizionate dal pensiero unico, gemello del “politicamente corretto”, senza capire che i popoli sono per fortuna dotati di un coacervo di culture, abitudini e tradizioni che affondano la loro origine nel secoli della storia umana ed europea in particolare. Intanto, piaccia o no, le radici cristiane di europei ed italiani, nonostante il rifiuto di riconoscerle nei sacri trattati della UE, influenzano i pensieri del popolo. Le chiese semivuote, salvo eccezioni, non debbono trarre in inganno e decretare che il cristianesimo è morto. Una parte dei cittadini, anche se si vive in una società che sembra aperta, anzi spalancata, a tutte le libertà e a tutti i libertinaggi, ha ancora il cosiddetto “timor di Dio”, considera peccati rubare, ammazzare, fornicare e desiderare la donna d’altri. Già ipotizzare che possano esistere donne d’altri, ossia che una signora sia quasi una proprietà del marito, provoca infarti femministi. Molti seguono altri culti, alcuni ancor più severi di quello più diffuso. Con loro bisogna dire “povere donne”, davvero. Gli atei in genere, oltre a non credere in un Dio, non si piegano a credere a qualche “onorevole”, specie se è un voltagabbana, come spesso accade. Insomma, la nostra bella Europa più che un continente di nazioni è un insieme di regioni con proprie peculiarità e quindi modi di pensare, mentre la nostra Italia è un paese di regioni incredibilmente differenti e in ciò stanno la bellezza della natura e delle città, la multiforme cultura, il parlare e il sentire dei suoi abitanti. E’ anche vero, ma fino ad un certo punto che noi siamo abituati ad essere dominati. L’Italia è sempre stata un boccone prediletto per gli invasori. Abbiamo conosciuto e sopportato dominazioni francesi, spagnole, arabe, austriache, ma sempre e alla fine i colonizzatori sono stati da noi colonizzati culturalmente. Non dimentichiamo l’influenza dei poteri ecclesiastici e le mire sull’Italia delle potenze mondiali. Siamo invasi e condizionati da espressioni anglosassoni, da prodotti americani e cinesi, da immigrati di ogni parte del mondo, ma sarà difficile sradicare le nostre abitudini, i nostri dialetti, la nostra cucina, i nostri difetti. Qualcuno si illude di imporci il “pensiero unico”, il politicamente corretto, l’unisex estetico e somatico, ma il nostro “pueblo unido” sta storcendo la bocca, come di fronte a un piatto di grilli alla brace. Si sono sentiti trascurati e indifesi i lavoratori agricoli, gli operai dell’industria, gli artigiani, i disabili, i pensionati. Presuntuose e sprezzanti le personalità di sinistra, in contorte esperienze di governo senza il consenso popolare, hanno corteggiato i ricchi annoiati dei centri storici, le nobildonne decadute, gli intellettualoidi bizzarri, i giullari del mondo dello spettacolo, perdendo consensi nei loro tradizionali bacini elettorali. Deleterio fu l’irrompere fra le file di sinistra di democristiani di doppia e dubbia fede, la mattina ad abbracciare croci nelle parrocchie e la sera ad armeggiare con falci e martelli nelle sezioni rosse. Insomma, una disfatta, anzi un disastro. Coloro che hanno consegnato il cervello all’ammasso, sacerdoti del pensiero unico, avendone pochi liberi e personali, non hanno compreso che volendo rimanere progressisti non bisogna trasformarsi in ottusi conservatori. Il loro dramma è dover scegliere fra un “rifondarsi” su basi ideologiche ormai superate e inaccettabili, con l’aggravante che altrove sono state applicare con disastri economici e crimini contro l’umanità, oppure modernizzarsi e aprirsi al dialogo e alla critica costruttiva con le moltitudini che la pensano diversamente, senza avere il blocco mentale del perdente pensiero unico.
Umberto Mantaut