Wikipedia ci informa che Ladispoli ha iniziato l’anno 2022 con 42.034 abitanti, mentre Cerveteri ne contava 37.251, in totale una città di 79.285 residenti, oggi sicuramente più di 80.000, quasi come un grosso capoluogo di provincia. Basta citare la deliziosa e piccola Verbania (30.000 ab.) adagiata sulle rive del Lago Maggiore e frutto dell’accorpamento dei due comuni di Intra e Pallanza. In Liguria possiamo ricordare la città di Imperia (42.000 ab.) nata nel lontano 1923 per l’accorpamento amministrativo di Oneglia, Porto Maurizio e relative frazioni. Nel Lazio abbiamo: Rieti (45.000 ab), Latina (127.000) Viterbo (66.000) e Frosinone (43.000). Sia ben chiaro che oggi appare insensato immaginare una ipotetica “nea polis”, magari con il bel nome appropriato di “Etruria”, proporsi come capoluogo. Le province sono troppe, tutte ormai inutili e troppo costose per la collettività. Avevano sbandierato la loro eliminazione, ma sono ancora tutte al loro posto di sanguisughe di denaro pubblico, fabbriche di poltrone per parassiti, girandole di mazzette, con poche mansioni utili. Per le grandi città la provincia ha cambiato solo nome, come si fa per i partiti screditati e si parla pomposamente di aree metropolitane. Per noi essere finiti nella “metropoli romana”, da sempre amministrata in maniera disastrosa, non è motivo di particolare gioia. Invece, qualcuno dovrebbe incominciare a ragionare sulla follia con la quale, per liti condominiali, per non dire da cortile, si giunse al distacco della frazione a mare di Cerveteri per istituire il nuovo comune indipendente di Ladispoli. Chi non ha memoria corta sa bene che Ladispoli aveva tutte le ragioni per ribellarsi alla amministrazione cerveterana, tuttora afflitta dalla mentalità medievale della classe dirigente locale. Asserragliata ai “piani alti”, nella fattispecie i palazzetti del centro storico di Cerveteri, spremeva fiscalmente come limoni i piani bassi, ossia le frazioni a mare, considerate vacche da mungere senza fornire loro un minimo di alimentazione sotto forma di servizi decenti. Così Cerveteri si giocò il “pianoterra” o meglio la parte più popolosa a livello del mare. Chi accenna alla possibilità di una riunificazione riceve una doppia scomunica. Ladispoli vorrebbe persino cancellare la parola Cerveteri dal nome della stazione ferroviaria, Cerveteri magari immagina soltanto che rifacendo un comune unico certe aree attualmente non edificabili come spazi agricoli di rispetto potrebbero diventare una nuova ghiotta occasione per arricchire i soliti noti con le cementificazioni. Tuttavia, non occorre avere l’acutezza e la cultura di un ragioniere per fare due calcoli. Un solo apparato municipale costerebbe meno di due. Tuttavia e almeno si potrebbe parlare di riesaminare sotto un unico profilo certi costosi ed oggi irrazionali servizi comuni, unificando reti e sistemi. Si pensi alle corse ad autobus vuoti su certe linee di trasporto pubblico, specie a Cerveteri con un territorio vasto e frazioni assai distanti fra loro. Poi esiste il grave problema idrico sia di alimentazione sia di depurazione e smaltimento delle acque reflue. La raccolta dei rifiuti differenziata che per Cerveteri è decantata come “virtuosa” costa cara ai contribuenti anche sotto forma di sacrifici pratici per realizzarla. Per i condomini e i nuclei di abitazioni disperse sul territorio crea problemi seri. Si consentono ancora orribili discariche incontrollabili anche per la inciviltà di troppi cittadini. Ladispoli ha un altro sistema a sua volta con difetti, ma forse trovando una formula intermedia e coordinata entrambe le città se ne gioverebbero. La viabilità, i parcheggi, le arterie di penetrazione verso i due centri urbani, sono ormai incompatibili con un agglomerato di 80.000 persone, tutte motorizzate “per forza” viste le pecche dei sistemi di trasporto. Insomma, i nostri ineffabili amministratori ci fanno impazzire e appunto stiamo dando i numeri. Nessuno più finisce nei manicomi, sono stati chiusi. Mandare a memoria le care vecchie tabelline fa parte della scuola giurassica, ma ormai tutti hanno a disposizione le calcolatrici. Speriamo che nelle nostre Giunte comunali qualcuno le sappia usare.
Umberto Mantaut