Avere la fortuna di vivere a due passi da Pyrgi, l’antichissimo porto etrusco di Caere nell’Etruria meridionale, è un invito ad approfondire origini e storia di questo strano toponimo. Pyrgos, negli idiomi dell’Egeo significava “torre”, ma forse più appropriatamente “torre d’avvistamento, faro oppure porto”, considerando che quasi tutte le numerose località mediterranee con questo nome sono vicine al mare con funzione di scali navali. Da un Pyrgos all’altro con segnali di fumo o luminosi mediante falò si trasmettevano velocemente le notizie con un alfabeto Morse ante litteram, abitudine assai comune nei tempi antichi. Da Pyrgi deriva probabilmente anche Birgi, situata nei pressi di Trapani, con stagni di tappa degli uccelli migratori prima del volo verso la nostra palude di Torre Flavia. Insomma, c’è molto da meditare sull’importanza delle diverse località “Pyrgos” disseminate sulle rive del mare Nostrum.. Pyrgos nel Peloponneso è oggi il comune con il porto di Katakolon, uno scalo che non avrebbe alcuna importanza se non fosse vicino ad Olimpia, una delle tappe più importanti in un viaggio in Grecia. Il sito di Olimpia più di 700 anni prima di Cristo era sede dei famosi giochi olimpici ed oggi è meta di compunte visite turistiche. Cercando sul sito Wikipedia di internet si ottiene una descrizione succinta di Olympia, come sito protetto dall’UNESCO dal 1989 e parte importante del patrimonio dell’umanità.
“Olimpia (gr. Ολυμπία, pron. Olympìa) è l’antica città greca, sede dell’amministrazione e dello svolgimento dei giochi “olimpici” ma anche luogo di culto di grande importanza, come testimoniano i resti di antichi templi, teatri, monumenti e statue, venuti alla luce dopo gli scavi effettuati nella zona dove la città originariamente sorgeva. Olimpia era incastonata in una valle situata lungo il corso del fiume Alfeo, nell’Elide (Peloponnesonord-occidentale), presso la località di Pisa. La città possedeva molti edifici, alcuni dei quali venivano usati come dimora dagli atleti che partecipavano ai giochi, detti appunto olimpici, che si svolgevano ogni quattro anni in onore di Zeus. In questo luogo venne compilato per la prima volta nel 776 a.C. un elenco di vincitori: è possibile da ciò desumere che si trattasse dell’esito delle prime Olimpiadi storicamente accertate. Olimpia comprendeva un recinto sacro, l’Altis, della lunghezza di 200 m e della larghezza di 177 m, situato in posizione sopraelevata rispetto alle altre costruzioni e al cui interno sorgevano i più importanti monumenti di culto e gli edifici adibiti all’amministrazione dei giochi. Sul lato sinistro dell’Altis, ovvero verso la parte orientale, erano situati lo stadio e l’ippodromo, mentre sul lato destro, cioè verso occidente, vi erano la palestra e il ginnasio al cui interno gli atleti che volevano partecipare ai giochi dovevano allenarsi almeno un mese prima dell’inizio delle gare. Il più famoso tempio di Olimpia era quello eretto in onore di Zeus: internamente vi si trovava la gigantesca statua del dio realizzata in oro e avorio da Fidia (o Phidia) nel 430 a.C. e inserita fra le sette meraviglie del mondo. L’Heraion era invece il tempio dedicato alla dea greca Era (Giunone per la mitologia romana, la regina degli dèi), uno dei più antichi edifici dorici di cui oggi si possono ancora ammirare i resti e al cui interno venivano custodite le corone di alloro riservate ai vincitori dei giochi. Una delle vie principali di Olimpia era fiancheggiata da dodici thesauroi, i templi votivi al cui interno venivano custoditi i tesori delle città che partecipavano ai giochi; vi era inoltre un edificio circolare, il Philippeion, fatto erigere dopo il 338 a.C. da Filippo II re di Macedonia. Fu nel 1776 l’archeologo inglese Richard Chandler, con la sua spedizione Society of dilettants, colui che per primo portò alla luce le rovine dell’antica Olympia.[1] I primi scavi effettuati nella città di Olimpia vennero eseguiti da un gruppo di archeologi francesi nel 1829, seguiti poi da un gruppo di tedeschi tra il 1875 ed il 1881, i quali evidenziarono l’esistenza delle piante di molti edifici. Durante gli scavi successivi vennero poi riportate alla luce – oltre alla famosa statua di Ermes col piccolo Dioniso, opera dello scultore Prassitele – diverse altre statue, altari, oggetti votivi in bronzo e in marmo. Eratostene, che fu in grado di calcolare la circonferenza del nostro pianeta, creò il “sistema delle Olimpiadi” come sistema di cronologia fissa per i greci. Le Olimpiadi erano una festa sportivo-religiosa dove vedeva uniti tutti i greci e faceva cessare tutte le guerre in Grecia durante il suo svolgimento. Eratostene fissa la prima data delle Olimpiadi nel 776 a.C.Ancora oggi l’inizio delle Olimpiadi moderne si svolge simbolicamente a Olimpia, con la cerimonia di accensione del fuoco sacro da parte di alcune “sacerdotesse”. Il fuoco viene trasmesso con fiaccole, che saranno portate da atleti in staffetta fino alla sede scelta per lo svolgimento dei giochi. Durante i Giochi della XXVIII Olimpiade, l’antico stadio fu usato per le gare di getto del peso.”
Come sempre, per quanto accurata sia una descrizione e attento il suo studio, nulla vale di più di una visita diretta. La lettura e la osservazione di immagini non potranno mai sostituire le emozioni di un contatto reale nel quale i cinque sensi possono rendere più ricca e vera la conoscenza di un luogo famoso. Talvolta si rimane delusi, se i relatori hanno esagerato nel magnificare le caratteristiche di un sito. Olympia non delude ma non entusiasma. In fondo i migliori ruderi greci li abbiamo noi in Italia. Qui hanno fatto il possibile per conservare bene ciò che resta della gloriosa città antica, evidentemente usata come cava di materiali edili per secoli, dopo la decadenza. Ciò che hanno recuperato è stato riposizionato in bell’ordine e si nota anche che qualche restauro è avvenuto con forzature e aggiunte scenografiche. Guide molto colte riescono a rievocare momenti magici della vita della città greca. Nel punto preciso in cui s’accende ancora oggi la fiaccola olimpica si precisa che il fuoco si produce sfruttando la forza e il calore dei raggi solari provenienti da est, come nei tempi antichi. Nella vita tempestosa di oggi, in un mondo pieno di conflitti, commuove sapere che almeno in occasione delle olimpiadi si tenta di trovare pace, energia e fuoco sacro nell’antica divinità solare. E’ una nota che scalda il cuore.
Umberto Mantaut