E’ innegabile il successo di pubblico del “Cerveteri Film Festival” iniziato giovedì 25 gennaio e conclusosi domenica 28. Una maratona di pellicole proiettate nel pomeriggio al Granarone e la sera al Cinema Moderno. Un omaggio tutto all’italiana ai ciac si gira in chiave western con la firma di Sergio Leone, e la sera al Moderno i film recenti; qualcuno in anteprima come “Benson la vita è il nemico” oppure rivisitati come “Non morirò di fame”, “L’ultima volta che siamo stati bambini”, “La guerra del Tiburtino III* per concludere con il campione di incassi “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi. Hanno avuto spazio anche cortometraggi, sono intervenuti ospiti legati ai film e poi dibattiti. Il “Cerveteri Film Festival”, con anni di anzianità, è organizzato dal Comune, porta la firma della Vice Sindaca e Assessore alla Cultura Federica Battafarano mentre la Direzione artistica è stata curata da Alessio Pascucci che coniuga con la stessa passione attività cinematografica e politica (ex Sindaco di Cerveteri e attualmente Consigliere comunale a Ladispoli e nella Città Metropolitana). Quando il cinema è di qualità fa costume, produce cultura, e un Comune come Cerveteri – oggi amministrato dalla Sindaca Elena Gubetti – con millenni di storia alle spalle, che promuove la divulgazione culturale con ingresso gratuito, compie un’operazione doppiamente meritoria se pensiamo al riflesso sulle politiche sociali. Tra i tanti ospiti va segnalata la presenza di Gianpaolo Letta Amministratore Delegato della Medusa Film, una major che in pochi anni ha conquistato la posizione di vertice nel settore cinematografico italiano. Era sabato 27 gennaio “Giorno della Memoria” e il programma prevedeva la proiezione de “L’ultima volta che siamo stati bambini” per la regia di Claudio Bisio, produzione Medusa come pure “C’e ancora domani”. Letta, nel clima accogliente del Cinema Moderno, si è soffermato molto al microfono parlando tra l’altro della situazione post Covid che vede una ripresa, anche se lenta, dell’affluenza ai cinema. Ha sottolineato che “una visione sul grande schermo è ben diversa che non dal divano di casa”. Sì, perché i cinema sono anche luoghi d’incontro, di socializzazione, di scambio di vedute dopo i titoli di coda “tra spettatori che magari nemmeno si conoscono”. Claudio Bisio che il grande pubblico conosce come conduttore televisivo, attore ed umorista è apparso sullo schermo con un messaggio augurale per il Festival e di apprezzamento per Cerveteri. Si è cimentato come regista nella trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo “L’ultima volta che siamo stati bambini” di Fabio Bartolomei. Un piccolo capolavoro col taglio della “commedia italiana”, per grandi e piccini, che oltre al gradimento degli spettatori (grande applauso del pubblico in finale al Moderno) sta circolando velocemente nelle scuole. Ha diretto con la poetica leggerezza di una piuma l’intensità di soggetto impegnativo. Soggetto che affronta la storia di quattro ragazzini di dieci anni sullo sfondo del rastrellamento del ghetto a Roma. Uno di loro, ebreo, scompare, catturato, è un amico per la pelle, e “con l’incoscienza che è patrimonio di ogni bambino” si avventurano “in una missione di soccorso con voglia di libertà pagata a caro prezzo”. Bisio tratteggia i personaggi adulti in divisa militare, legati all’asse nazifascista, con feroce sarcasmo mentre l’intera nazione vacilla intrappolata nel conflitto. Per gli intrepidi bambini l’amicizia è più forte dei pregiudizi e dei condizionamenti della propaganda di regime. “Per ribellarsi alle leggi della guerra bisogna essere folli. O bambini.”
Carla Zironi