Puntuale, ogni giorno, il nostro buon Papa Francesco ci ricorda che i migranti sono nostri fratelli da aiutare. Se proprio non riusciamo ad accettare questa consanguineità, i profughi rappresentano quel prossimo nostro che dovremmo amare come noi stessi. Dunque, cari cristiani cattolici apostolici romani, porti aperti, porte e braccia spalancate, mense imbandite a nostre spese, badando bene a non offrire pietanze con derivati dai suini, poiché i nostri fratelli musulmani ne hanno orrore, come ne avremmo noi se ci servissero spezzatini di bassotti o barboncini. La Santa Città Vaticana, come si sa, è uno Stato indipendente piccolissimo, un fazzoletto di terra romana difeso da antiche mura inespugnabili, con poche porte o varchi presidiati da un’inflessibile gendarmeria. Turisti e cittadini italiani possono entrare solo per seri motivi e con permessi temporanei. Un torpedone affollato da africane incinte, minori non accompagnati e campioni della balda gioventù magrebina sarebbe respinto, logicamente, altrimenti in ossequio a cultura e religione diverse si dovrebbero immediatamente rimuovere tutti i simboli cristiani dalla basilica di San Pietro, magari demolendo a picconate persino la Pietà di Michelangelo. Non è bello e neppure elegante muovere una critica al Santo Padre, ma lui stesso si è messo al nostro modesto livello con il suoi “buona sera” e “chi sono io per giudicare”. Insomma, si è dimenticato di proporci come affrontare i problemi della immigrazione, quella irregolare. Sembra uno di quei politici che rimproverano, illudono i migranti con un generico “avanti c’è posto”, ma non si calano nella realtà e non ci dicono cosa fare. Non possiamo respingere chi bussa affamato alle nostre porte e, finora, con enormi difficoltà e senza riuscire a dare ai profughi un’assistenza degna di questo nome, abbiamo accolto centinaia di migliaia di infelici in fuga da guerre e carestie, reali o presunte, ma come faremo quando i profughi saranno ottocento milioni? Del resto gli africani, mentre noi egoisti teniamo le culle vuote, rispettano la esortazione divina “andate e moltiplicatevi”, quindi si riproducono e poi la prole se ne va, viene qui, anzi ce la portano dei criminali mercanti di schiavi detti scafisti e navi straniere dal dubbio comportamento. La cosa che sorprende è che il buon pastore non ricorda mai alla umanità composta da miliardi di individui che esistono su questo bel pianeta grandissimi spazi vuoti. Per fare un esempio abbastanza pertinente, nella sua natia Argentina ci sarebbe molto posto per altri abitanti. E’ grande sette volte l’Italia con metà della nostra popolazione, molte risorse gestite male da governi di incapaci e corrotti, aree estese praticamente disabitate. Basta citare la provincia di Buenos Aires che da sola è grande come l’intera nostra Italia. Su distanze impressionanti si viaggia nella “pampa” fertile e adatta all’allevamento del bestiame da carne, ricca base per le esportazioni di quel paese, mentre sconfinate aree della Patagonia sono adatte per un’attività silvopastorale. Quanti dei migranti del terzo mondo potrebbe ospitare l’Argentina se solo decidesse di creare nuovi insediamenti agricoli? Noi ci lamentiamo sostenendo che i poveri africani non sanno fare nulla, ma al contrario nel loro continente lottano come possono per ricavare prodotti e cibo dalle loro terre minacciate dal deserto che avanza inesorabile. Chi ha viaggiato in treno fra una città e l’altra del cristiano Canada, ricorda di aver notato enormi superfici disabitate e non coltivate e immense foreste. Ora che i granai d’Europa sono minacciati da una guerra senza fine, dovremmo ricordare al Canada la sua vocazione per la coltura di seminativi destinati ai cereali da esportazione e boschi ricchi di legnami pregiati. Quel paese è da sempre multietnico e non dovrebbe sgomentarsi nell’ospitare ed offrire opportunità di lavoro ai nostri fratelli migranti. Paradossalmente la nostra piccola e densamente popolata Italia soffre per lo spopolamento di valli alpine e di tutta la dorsale appenninica. Certi comuni collinari o montani ospitano ormai solo pochi anziani e offrono il triste spettacolo di migliaia di case abbandonate. Alcuni sono arrivati al punto di “regalare” le case a patto che qualcuno ci prenda stabile residenza. Pochi, ammirevoli giovani stanno tornando alla “terra”, creando attività lucrose nei settori dell’agricoltura silvopastorale e dell’agriturismo. Invece di mantenere per anni giovani braccia africane inerti in indecenti centri di accoglienza potremmo, dopo un breve addestramento, inquadrarle in “squadre ecologiche” per tenere puliti i letti fluviali, le golene e gli argini di quei famigerati corsi d’acqua colpevoli di spaventose alluvioni. Inoltre, i nostri monti richiedono urgenti opere di rimboschimento e arresto delle frane, realizzabili solo rinsanguando le comunità montane. Ed eccoci al sangue. Siamo una nazione di anziani, i nostri giovani a tutto pensano, ma non alla naturale attività di metter su famiglia a fare figli. Che male c’è se ai migranti offriamo serie possibilità di integrazione anche attraverso unioni miste? Siamo stati anche noi dei migranti malvisti, ma abbiamo contribuito allo sviluppo e al benessere di grandi paesi, basta citare gli Stati Uniti e l’Argentina del nostro Papa. Siamo stati persino migranti “interni”. Qualcuno ricorda sui portoni della regia Torino la scritta “affittasi esclusi i meridionali”? Oggi, col sangue nuovo dei nostri concittadini del sud la vecchia “razza” pedemontana è migliorata assai. Il fenomeno si chiama “eterosi” o lussurreggiamento degli ibridi. Non si tratta solo di bellezza fisica. Migliorano e si aggiornano anche le qualità psichiche, la mentalità, la propensione all’iniziativa privata, insomma la vecchia società “ringiovanisce”. Naturalmente e se evitiamo che generosità e bontà degenerino in un insensato “buonismo” da quattro soldi rigorosamente altrui, occorre che la immigrazione sia sotto controllo. E’ impensabile che povere donne e bimbi laceri vengano in Europa per delinquere, ma il discorso deve essere diverso e rigoroso quando si tratta di vigorosi soggetti maschi, specie se si fingono minorenni per essere meglio tutelati. Non dimentichiamo che il traffico di esseri umani non è tutto gestito da organizzazioni caritatevoli che agiscono alla luce del sole e con finanziamenti legali. La maggior parte delle fatiscenti imbarcazioni che solcano il Mediterraneo è fonte di incredibili guadagni da parte di organizzazioni criminali in contatto con la malavita italica che ha spudoratamente dichiarato che si guadagna di più col traffico dei nuovi schiavi che con lo spaccio di droghe. Esistono poi, molto sotto traccia, la minaccia terroristica e persino l’ipotesi che molti giovani migranti che arrivano e poi spariscono nel nulla siano carne umana per il traffico illecito di organi. Siamo alle esagerazioni? Già si odono gli schiamazzi dei buonisti che non vogliono capire che il latente razzismo rischia di trasformarsi in forme incontrollabili di insofferenza e rivolta da parte del nostro popolo generoso e paziente. Stiamo anche considerando l’Europa della quale facciamo parte come una nemica, la quale, oltre alle vessazioni economiche che per anni abbiamo subito, ha apertamente dimostrato di volerci trasformare in un immenso campo profughi. Con severi controlli e rimpatriando gli irregolari dobbiamo oltre tutto tutelare gli interessi degli innumerevoli stranieri in regola, i quali contribuiscono al benessere del paese con il loro onesto lavoro, pagando tasse e contributi, comportandosi da cittadini rispettosi di regole e tradizioni nostrane, tanto che non pochi ogni anno ottengono a giusto titolo la agognata cittadinanza italiana. Se proprio la “invasione” da parte dei profughi non ci piace diamoci da fare, facciamo figli o adottiamoli, con l’obbligo genitoriale di educarli e prepararli ad essere onesti lavoratori, cosa che sembra proprio non si stia facendo in troppe famiglie allo sfascio.
Umberto Mantaut