Giungendo a Brema da Amburgo, appena usciti dall’Autobahn, si attraversano periferie moderne, ordinate e banali, come in tutte le città tedesche
ricostruite di sana pianta dopo i bombardamenti che le avevano rase al suolo. Brema subì ben 173 attacchi aerei. I centri storici, invece, con la incredibile precisione germanica, sono stati ricostruiti dov’erano e com’erano, pietra su pietra ed è difficile accorgersi di ciò che è rimasto autentico e ciò che è stato aggiunto per cicatrizzare le ferite inferte dalla guerra. Per la verità in alcune città si è voluto inserire nel tessuto antico qualche manufatto moderno o post, che i romantici mal digeriscono. Sul famoso Markt di Bremen l’edificio in vetro di Wassili Luckhardt, detto Haus der Bürgerschaft sembra un pugno in un occhio. Il centro storico della bella città anseatica giace tutto sulla sponda destra del fiume Weser, sostanzialmente un canale di collegamento col famoso porto della città. Quasi tutto vietato ai veicoli a motore, il nucleo antico della città è uno scrigno di gioielli architettonici e monumentali, con qualche curiosità. La principale è senza dubbio la famosa statua del Paladino Orlando con la spada della giustizia e lo scudo con l’aquila imperiale. Egli è ricordato come il prode cavaliere dell’esercito di Carlo Magno sacrificatosi nell’imboscata di Roncisvalle, nel 778 circa. La statua essendo un capolavoro gotico datato 1404 è stata dichiarata patrimonio dell’umanità nel 2004, insieme al municipio, Rathaus, capolavoro rinascimentale su basi gotiche, con la facciata concepita da Lüder von Bentheim agli inizi del 1600. A Bremen la gente passeggia quasi senza far rumore in vaste isole pedonali ricche di negozi eleganti. C’è una strada stretta e breve che collega il mercato al lungofiume. La via si chiama Böttchersstrasse. Le case della Böttchersstrasse hanno le facciate di mattoni rossi e c’è una piccola rientranza a metà della via. Molte persone sembrano nella attesa di qualcosa e guardano in alto la facciata di un palazzo pieno di finestrelle chiuse. Chi arriva diventa curioso e tutti stanno con il naso all’insù. Ecco, le finestrelle si aprono, escono decine di campane di ceramica di Maissen e inizia un lungo concertino, una melodia che sembra giungere da molto lontano. Il nome della casa è Haus des Glockenspiels, la Casa dei Giochi delle Campane. Il passato di città-stato anseatica, dedita ai traffici marittimi e ai contatti con il mondo esterno solo per gli affari, ha lasciato a Brema un’impronta aristocratica e severa. Sembra che la gente sia poco comunicativa e manca l’animazione moderna di tante altre città tedesche dedite al consumismo e agli svaghi. La sera, quando il centro meraviglioso si svuota, l’atmosfera diventa romantica, ma di quel romanticismo tedesco dello Sturm und Drang che davvero di divertente non ha molto. Viene la voglia di tornare ad Amburgo agli svaghi anticonformisti della Reeperbahn.
Umberto Mantaut