Per gli intellettuali che ancora insistono nell’imporci a tutti i costi l’inglese, dovremmo usare il titolo “Elderly’s green pass”, seguito da un bel “a tutti i costi”, meglio whatever it takes. Si tratta del passaporto verde o carta verde che tutti i cittadini della U.E. dovranno avere per potersi spostare o per partecipare a vari eventi. L’Europa senza frontiere ha abolito la carta verde per le automobili, poiché una vettura assicurata in un paese lo è automaticamente in tutti gli altri. Non occorre neppure più esibire il cedolino sul parabrezza. Dalla targa i vigili possono sapere tutto via internet. Invece, ora, per i cristiani dovrebbe comparire un gendarme in tutti i vecchi posti di dogana per controllare gli spostamenti dei viaggiatori. Sarà addestrato a stabilire a colpo d’occhio se il viandante gode di sana e robusta costituzione e gli chiederà di esibire il “green pass” che si illumina per incanto sullo schermo del cellulare del malcapitato. Se costui non ha un telefonino ultimo modello dovrà estrarre di tasca piegato in quattro il documento cartaceo. Lo vuole Bruxelles e i nostri si sono adeguati come sempre acritici, come le pecore di un gregge quasi immune. Nella grigia capitale europea, una maestrina dalla penna rossa ha diviso a metà la lavagna nera, per lutto da covid, e posto a sinistra i buoni e a destra i cattivi. I meritevoli devono essere bivaccinati, avere avuto la grazia da Padre Pio di beccarsi il covid rimandando di poco l’ambito accesso a miglior vita, essere imbottiti di anticorpi o ampiamente tamponati. Gli altri a casa. E arriviamo a nostri vecchietti. E’ poco probabile che un anziano pastore del parco del Pollino, un pescatore delle Tremiti, un eremita sulle Alpi si dedichino a fare i pendolari fra Ventimiglia e Mentone, ma senza green pass i poveretti non potranno neppure andare al pranzo di nozze di un nipote o raggiungere un capoluogo per una serata teatrale o altro evento con pubblico. Per non rimanere europei di serie B occorre darsi da fare. Le istruzioni sono di una semplicità disarmante. Anche con gli occhiali è dura da leggere, ma i nostri politici congiuntivoprivi sono tutti certi che sia facile da seguire. Ecco la procedura. È disponibile la Certificazione verde Covid-19. Potrai acquisirla utilizzando il codice AUTHCODE VNTJADVUBZPK al seguente link https://www.dgc.gov.it/spa/public/oppure con l’App Immuni (https://www.immuni.italia.it/download.html). Inserisci il codice, la data di scadenza e il numero della Tessera Sanitaria dell’intestatario della certificazione. Se non hai la Tessera Sanitaria, perché non iscritto al Servizio Sanitario Nazionale, inserisci il codice AUTHCODE con il tipo e numero del documento che hai comunicato al momento della prestazione sanitaria che ha dato origine alla Certificazione. Se hai bisogno di assistenza tecnica puoi contattare il numero verde 800.91.24.91 attivo tutti i giorni dalle 8 alle 20 o scrivere all’indirizzo: cittadini@dgc.gov.it. Per informazioni su aspetti sanitari puoi chiamare il numero di pubblica utilità 1500 attivo tutti i giorni 24 ore su 24. L’anzianotto, se non ha un nipote lobotomizzato e informatizzato, per la carta verde deve diventare verde di fronte al numero verde che risulterà sempre irraggiungibile, come pure il misterioso 1500. Sui giornali si legge che il problema si potrebbe risolvere in farmacia o dal povero medico della mutua. Basta poco per capire che sarà impossibile. Nelle farmacie si fanno già normalmente lunghe code pure per un’aspirina e i medico di famiglia con più di mille pazienti, impazienti, già si mette le mani nei capelli con l’ambulatorio pieno, funge già da scribacchino di ricette e non può di certo trasformarsi in euroburocrate per la idiozia del green pass. Insomma, ne vedremo delle belle, oppure no. Basta viaggi all’estero e indigestioni da pranzi di nozze con quelle terrificanti torte nuziali tutta panna, fatte tre giorni prima con ‘sto caldo. Stiamocene in patria, magari senza mascherina fra i boschi delle Dolomiti e le calette delle Eolie. E un bel vaffa, che non è più una parolaccia, al green pass.
Umberto Mantaut