A ovest di Newcastle fino a Carlisle nella Contea di Cumbria si snoda il Vallo di Adriano (122-126 d.C.), una muraglia costruita per separare, già nell’antichità, l’Inghilterra dalla Scozia. Carter Bar è l’attuale località di confine fra le due regioni, ma effettivamente sembra di passare da una nazione ad un’altra. Cambiano la natura, le città e gli uomini. La campagna assume nuove sfumature di verde, la vegetazione assume aspetti nordici. Case, abbazie, ruderi e castelli spiccano per i loro colori scuri: il rosso bruno degli antichi mattoni e il nero dell’ardesia. Gli scozzesi sorridono, sono comunicativi, parlano un inglese più comprensibile per lo straniero, forse perché anche loro l’hanno studiato a scuola. L’idioma materno in queste contrade è un dialetto molto diverso dalla lingua della Regina. Fra Carter Bar ed Edimburgo s’incontrano il misterioso villaggio di Jedburgh dalla Cattedrale diroccata e il bel castello di Thirlestane. Quando si giunge nella capitale scozzese, sembra di vedere un’Atene scura, con un’Acropoli di basalto che ospita il complesso dei palazzi del Castle dai tetti neri, con stili che vanno dal romanico al rinascimentale. Nel centro storico di Edinburgh (pronunciato localmente Edimbra), fra il Castle ed il magnifico palazzo reale di Holyrood, si snoda il miglio reale, Royal Mile, fiancheggiato da palazzi secenteschi, chiese gotiche, musei e Parlamento scozzese. All’esterno, la città nuova dilaga fra parchi, piazze ariose e grandi viali. Su tutto domina Calton Hill, collina panoramica dalla quale si gode lo spettacolo magnifico dell’intera Edimburgo, affacciata sul Firth of Forth, simile a un fiordo nordico. Dal secolo XV la splendida Edimburgo è la capitale della Scozia e dal 1995 fa parte del lungo elenco dei siti del Regno Unito protetti dall’UNESCO. La motivazione per questa ambita collocazione fra i siti patrimoni dell’umanità è essenzialmente culturale, forse è meglio dire architettonica o urbanistica. In Edimburgo è perfettamente riuscita la armonizzazione fra un vecchio nucleo medievale e la città nuova neoclassica. Un po’ contribuiscono la natura e i colori dei materiali da costruzione dotati di tutte le sfumature del grigio. Potrebbe essere una città tetra, ma gli abitanti sanno renderla gaia e colorita. Si servono di bandiere e fiori a profusione e persino il loro curioso abbigliamento contribuisce a far sorridere. Gli uomini indossano un curioso gonnellino di stoffa, per l’appunto chiamata scozzese. Questa quieta capitale, all’opposto di Londra troppo frenetica, invita a sostare a lungo per assaporare il piacere di vivere in un luogo privilegiato. La vera Scozia s’incontra, tuttavia, dopo avere attraversato il famoso Forth Bridge, lungo km. 2,5, altissimo sull’acqua del fiume Almond, puntando a nord, in direzione di Inverness. Il paesaggio assume sempre più l’aspetto di una desolata tundra ondulata con rare conifere. Bisogna abbandonare le strade principali. Si viaggia con grande lentezza e difficoltà, e la cosa assume caratteristiche deliziose e sorprendenti. Si gode di bellissimi scorci su laghi solitari e villaggi di poche case. Le strade strettissime obbligano i
guidatori a passare uno per volta. Ogni tanto la carreggiata presenta una piazzola dove chi viene in senso contrario attende pazientemente. Incrociandosi i guidatori si scambiano sorrisi, saluti e complimenti. Trovare alloggio è facile. Moltissime famiglie offrono il B&B, bed and breakfast, nelle loro case accoglientissime. Scegliendo come base il villaggio di Drumnadrochit, è possibile esplorare tutte le Highlands. Ai piedi delle Cairngorm Mountains, ecco l’elegante stazione sciistica di Aviemore, poi la nordica città di Inverness, Fort August, Invergarry, il castello di Eilean Donan, Kyle of Lochalsh dove si traghetta sulla selvaggia Isle of Skye, Ford William, Oban, Inveraray, il Loch Lomond e Luss. Tutta la regione è caratterizzata da laghi lunghi e stretti, chiamati loch. La loro acqua, sulla quale s’allungano le lunghe ombre nordiche delle alture e delle foreste, è spesso grigiastra, infida, gelida. Fa accapponare la pelle, specie quando di soggiorna sulle rive del mitico Loch Ness. La leggenda vuole che il lago sia abitato da un orribile mostro. Un migliaio di persone asserisce d’averlo visto, gli scienziati negano che un animale preistorico possa vivere ancora in quel sito, gli investigatori non lo hanno mai identificato, neppure con le immersioni fino al fondo che giace ad una profondità di 230 metri. Lungo i 35 km delle sue coste sono sorti piccoli alberghi e un museo dedicato all’essere misterioso, affettuosamente chiamato Nessie. Il lungo collo e lo sguardo da rettile allarmano solo gli adulti, i bambini ridono e si fanno fotografare con lo sfondo del lago. La proprietaria del B&B di Drumnadrochit è un’arguta vecchietta. La casa da bambole è tutta grigia all’esterno, ma dentro predomina il colore rosa. La cucina è ottima. Dopo cena, la signora bussa alla porta dell’unica stanza per ospiti offrendo, su un vassoio d’argento, una bottiglia del famoso Scotch, rigorosamente imbottigliato in Scozia. “Bevetela tutta”, raccomanda, “ poi, dopo mezzanotte affacciatevi sul Loch Ness, potreste essere fortunati e vedere il mostro, magari anche due!”
Umberto Mantaut