Per il secondo anno consecutivo e per colpa della pandemia il carnevale si è concluso in mestizia e molto ridimensionato. Delle maschere sono rimasti in giro soltanto i diminutivi: le mascherine. Sono piccole ma non meno ridicole, specie quando le indossano persone sole a passeggio in riva al mare battuto dal maestrale. Questi “presidi sanitari” resi obbligatori per decreto sono stati oggetto di particolare e impressionante attenzione alcune sere fa in uno di quei programmi che vanno in onda dopo i telegiornali. Il telespettatore che già a reti unificate non ha sentito parlare d’altro che di covid con le terrificanti statistiche degli infettati e dei deceduti, si ritrova con gli stessi temi trattati, però in seconda serata, in conventicole oscene di politici, giornalisti, opinionisti, filosofi scapigliati, esperti di virologia, qualche cittadino in miseria a causa delle restrizioni, tecnici e saccenti vari. Va in scena la maleducazione italica. Tutti parlano contemporaneamente urlando il più possibile per contrastare le opinioni altrui. Il pubblico non capisce nulla, mentre i conduttori corresponsabili della sceneggiata si cimentano in strane acrobazie. Fanno domande, danno la parola ad uno degli invitati, costui apre bocca, subito tappata dalle urla di un altro. Se riesce a elaborare una risposta non riesce a concludere, il conduttore o la conduttrice, con una petulanza insopportabile, gli toglie la parola per dire la sua opinione non richiesta, oppure per annunciare una “piccola pausa” pubblicitaria, dopo la quale si riapre la bolgia. Eppure, strano a dirsi sere fa, in un raro momento di calma, si è visto un tecnico di una ditta presumibilmente seria intento a fare prove di funzionalità sulle mascherine più in uso in Italia. Alla fine l’esperto ha dichiarato che le mascherine, che riteniamo salvifiche, in effetti lasciano passare il 70% della particelle nocive presenti nell’aria, inoltre, paradossalmente limiterebbero l’ossigenazione polmonare e ci costringerebbero a riassorbire l’anidride carbonica e i miasmi che il nostro corpo saggiamente espelle attraverso naso e bocca durante le espirazioni. Non nascondendo l’imbarazzo per la parolaccia, il medesimo ha concluso definendo le mascherine più usate in Italia e acquistabili pure in farmacia delle autentiche “merde”. Ha accennato alle commesse miliardarie autorizzate a favore di ditte asiatiche e alle provvigioni milionarie andate ad arricchire certi mediatori nostrani. Dunque, è il momento di affermare che i casi possono essere solamente due. Primo: le prove sperimentali esibite e le gravissime affermazioni sulla qualità dei prodotti e gli sprechi di denaro pubblico sono una montatura diffamatoria e, in tal caso, le persone tirate in ballo dovrebbero gridare allo scandalo e tutelare la loro reputazione con querele nelle sedi opportune. Secondo: le incredibili notizie diffuse attraverso quel servizio sono tutte vere e, allora, il troppo docile popolo italiano dovrebbe, come minimo, togliersi la museruola e urlare ai quattro venti la propria indignazione, organizzando girotondi scaramantici sulle pubbliche piazze intorno ai roghi appiccati per ridurre in cenere le inutili, anzi dannose, mascherine. Non si comprende se il silenzio delle autorità sia un assenso o una forma sdegnosa per ignorare l’incredibile spettacolo televisivo. Intanto, se la pandemia indisturbata continuerà a mietere vittime non ci saranno nemmeno i posteri per l’ardua sentenza.
Umberto Mantaut