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Whatever it takes

Sembra impossibile, ma è quasi certo che il nostro Mario Draghi con il suo eccezionale curriculum passerà alla storia per una sua frase celebre pronunciata a Londra il 26 luglio 2012 con la volontà di preservare la moneta unica europea durante il suo importantissimo mandato di presidente della Banca Centrale Europea con sede a Francoforte sul Meno. Whatever it takes è una delle tante frasi idiomatiche inglesi. Traducendo alla lettera: whatever vuol dire “che cosa mai” e la forma verbale it takes si può tradurre come “ci vuole”. Nell’uso comune l’espressione significa “ a tutti i costi”. Noi, avvezzi al nostri vernacoli locali non amiamo molto le espressioni inglesi, usate spesso per confondere le idee al popolo bue. Draghi a tutti i costi, oppure costi quel che costi, è riuscito a spuntare gli artigli dei tedeschi, ha difeso la moneta unica, fonte di tanti guai, ma ormai inevitabile valuta nell’eurozona, ha dato una mano all’Italia in una fase molto difficile. Molti diranno che è un uomo degli apparati, quindi pericoloso, ma purtroppo si tratta di poteri che contano. E’ rispettato nelle grandi sedi internazionali, sicuramente più di tutti i nostri mediocri politici messi insieme. Pertanto, non è certo, ma è possibile che “a tutti i costi” riesca a mettere insieme i cocci. L’Italia è a pezzi non solo per la pandemia usata come paravento per nascondere la protervia dei nostri infrangibili parlamentari, ma anche per le scelte elettorali avventate del popolo. Gli italiani, disgustati dopo anni di governi nocivi, hanno espresso voti di protesta, illudendosi di dare uno scossone alle istituzioni repubblicane ormai anacronistiche, ma ancora vincolate ai dettami di una Costituzione un tempo bella, ma oggi piena di rughe come una vecchia malandata. In ossequio a questa cariatide siamo giunti al punto di non poter più partecipare a libere elezioni. Dunque, fra tanti, troppi mali, forse si sta scegliendo il minore: un governo meno politico e più “tecnico”, sempre che Draghi riesca a poter insediare nei ministeri chiave persone “capaci”. E’ incredibile invocare “capacità” nei responsabili della cosa pubblica e arbitri del nostro futuro. Dovrebbe essere ovvio l’insediamento ai vertici delle istituzioni di persone qualificate, ma la storia, non solo la recente ci ha abituati a ministri senza titoli, non solo di studio, ma anche di semplice esperienza da uomo comune di buon senso. E’ sotto gli occhi di tutti che il paese è allo sbando in termini di giustizia, di scuola, di lavori pubblici, di finanza. Va a finire che scopriremo che Draghi rappresenti l’utopia dell’uomo della “provvidenza”. Ma allora ci sia consentita una domanda ingenua. Il sommo pontefice delle nostre malferme istituzioni non ci poteva pensare prima?

Umberto Mantaut

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