Il recente articolo qui sul Tyrseno, “Ladispoli – Al Di Vittorio scambi interculturali”, conferma quanto già era noto. Questo prestigioso Istituto Tecnico è da anni un faro d’eccellenza di cui Ladispoli deve andar fiera al pari dell’Alberghiero, nel quadro catastrofico della scuola italiana da decenni nelle mani maldestre di ministri incapaci, cattivi maestri, risorse misere e dirigenti scoraggiati. Gli scambi interculturali non sono una novità nella scuola ladispolana e molti non hanno capito che è forse la migliore d’Italia, per didattica ed iniziative d’avanguardia. Si tratta della saggia regola con la quale si stimolano gli interessi dei discenti, si aggiornano i docenti, ci si arricchisce culturalmente nel quadro della programmazione didattica e si allontana il pericolo di sciocche chiusure mentali nei confronti dei giovani di altri paesi. Se i ragazzi delle nuove generazioni non imparano ad essere aperti nella nostra società multiculturale e multietnica rischiano di rinchiudersi in un mondo superato, provinciale e povero di prospettive. Le geniali iniziative, merito della lungimiranza della Direzione sotto la responsabilità della attuale Preside, fanno parte delle consuetudini e della storia del Di Vittorio. Occorre, pertanto, ricordare eventi che risalgono a trenta anni fa, come dire al secolo scorso. Negli anni 1991 e 92 gli scambi culturali internazionali oltre che all’Europa furono estesi alla vicina Tunisia. Alcuni docenti si aggiornarono in loco. Tornarono in grado di stilare un piano di fattibilità, avendo preso i contatti con scuole locali, scelto itinerari, controllato strutture recettive, pasti, mezzi di trasporto. I ragazzi furono preparati, fecero ricerche preventive, si divisero in gruppi con vari compiti per materie, passando dalla tecnologia delle costruzioni all’ecologia, dalle lingue alla religione, dalla storia alla geografia fisica ed economica. Dopo un entusiasmante soggiorno di studio, ospiti presso il liceo femminile di Cartagine e dell’Istituto tunisino del Bat (costruzioni, quindi geometri), un magnifico itinerario culturale e ludico, i ragazzi organizzarono una Mostra. Esposero i loro diari, indumenti arabi, narghilè, tappeti, ceramiche, monili, minerali, spezie, datteri, ingredienti per il couscous e ovviamente mappe e bellissime fotografie. I visitatori erano accolti da nenie arabe come nella Medina di Tunisi, la più bella del mondo, protetta dall’UNESCO. A tutti furono offerte tazze di tè alla menta, datteri Nour, che in arabo significa luce, e dolci mielosi magrebini. Un successo. Memorabili all’epoca., quando la preside del Di Vittorio era la Prof.ssa Barbafiera, donna di grande cultura, sensibilità e capacità manageriali, furono i periodici aggiornamenti dei docenti, in particolare un lungo stage a Strasburgo accolti da scuole francesi di stesso ordine e grado e da funzionari del Parlamento Europeo. Ora i nostri ragazzi attendono con ansia di accogliere loro compagni e professori di Treviri, Trier in tedesco, la romana Augusta Trevirorum. All’arrivo, forse, gli ospiti noteranno che Ladispoli da noi amata non può competere con la straordinaria bellezza di Treviri, ma ben presto capiranno che qui un tempo esistevano le lussuose ville romane di Alsium e, condotti in visita a Roma, ovviamente avranno conferma che le nostre culture sono da secoli gemelle. Non parliamo poi dell’emozione che si offrirà loro con la visita del museo e della necropoli di Caere Vetus, capitale del mondo etrusco civilissimo assai prima della nascita di Romolo e Remo. E’ possibile che la loro scuola abbia scelto per meriti quali ragazzi mandare da noi, preparati e ben educati. Se qualche nostro giovane poco studioso e magari un po’ trascurato dovesse provare complessi di colpa o inferiorità, si dia da fare per essere accogliente e buon amico. Ricordiamo qui una saggia massima tedesca: “Wichtig ist was der Mensch tut und nicht wie er aussieht”. Qualcuno traduca.
Umberto Mantaut