All’alba scodinzolano a centinaia nel nostro limitato territorio, a migliaia nel Lazio e milioni in tutta Italia. Un occhio ansioso rivolto alla porta chiusa e l’altro implorante verso il padrone assonnato, in ciabatte e pigiama. Chi adora i cani li capisce al volo. Ci si getta sulle spalle il primo indumento decente e si scende in strada. I cani maleducati e incontinenti si liberano subito degli escrementi sul marciapiede, magari davanti al portone del condominio limitrofo, quelli educati attendono di poter scorrazzare sul praticello più vicino, ammesso che ne esista uno. Anche loro, tuttavia, lasciano gli escrementi dove capita. Sono abbastanza rari i “cinofili” che si preoccupano di raccogliere il “solido” dentro gli appositi sacchettini di plastica per smaltirli poi correttamente. L’urina purtroppo deve evaporare o essere dilavata dalla pioggia, il resto rimane “orrido pasto” per mosche e stercorari, o finisce sotto la suola delle scarpe di passanti disattenti. Qui si intuisce come mai, in un paese adoratore dei cuccioli, esistano minoranze che li odiano. L’astio emerge nelle riunioni condominiali. Quasi sempre ci sono lamentele di natura igienica o per il disturbo acustico, che la tromba delle scale di solito amplifica. Eppure i cani sono molto intelligenti. Basta insegnare loro, persino a volpini e barboncini petulanti, che non si abbaia ad ogni stormire di fronda, anzi è opportuno ringhiare e mordere solo se sul balcone ad un terzo piano si arrampica uno di quei ladri acrobati. Il cane è l’amico dell’uomo. I bimbi adorano i cuccioli, gli anziani si giovano delle loro proprietà terapeutiche contro acciacchi, depressione e crisi per solitudine. Ma l’amore per l’animaletto non deve essere a corrente alternata. A Natale e per i compleanni spesso si regala il cucciolo al ragazzino che lo chiede da tempo. Purtroppo, molti lo vedono come un giocattolo. Per tre giorni lo soffocano di attenzioni, poi tornano al cellulare e la mamma deve pensare alle pappe e alle cacche dell’animale domestico. Giungono le ferie. I nonni si mandano in qualche struttura, purché se la paghino con la pensione, i ricoveri per cani sono a pagamento e cari, specie se li tengono bene. Meglio mettere fido nel bagagliaio, fermarsi al primo parcheggio, farlo scendere e ripartire sgommando. Succede in migliaia di casi spesso con conseguenze gravi, come gli incidenti stradali per randagi sulla carreggiata e, comunque sempre con un brutta fine per il povero animale. In un certo senso i gatti sono più fortunati. Intanto sanno meglio dei cani trovare di che sfamarsi e trovano dove rintanarsi. Poi, quasi ovunque, esistono le “gattare”. Sono in genere zitelle che immolano parte delle loro risorse per fornire di croccantini le colonie feline che intorno a certi monumenti romani rappresentano pure una curiosità turistica e contribuiscono a limitare la proliferazione dei sorci. Per i cani randagi esistono poche “canare”, che qualcuno ha rinominato “brambille”, ma la maggior parte dei cani abbandonati finisce nei canili municipali dove l’accoglienza è rappresentata da gabbie anguste e cibo razionato. Se un assessore osa solo pensare a “soppressioni” programmate, apriti cielo. Purtroppo ben pochi sono disposti ad adottare un cane adulto stressato e malconcio. Se ci si allontana dall’Italia si riscontrano ferree regole europee che i proprietari di animali domestici devono rispettare per il bene degli stessi e una decente convivenza con gli altri cittadini che non desiderano avere in casa il “pet”, semplice paroletta che vuol dire animale da compagnia, spaziando da cani e gatti a iguane e pitoni, da pappagalli scostumati a scimmiette dispettose. Lontani dal vecchio continente ci si imbatte in costumi che destano orrore nei cinofili incalliti. Per esempio in Indonesia nei mercati alimentari si notano penose gabbie con cani ingrassati, poiché gli abitanti considerano lo spezzatino molto speziato di cane una leccornia locale. In casa tengono un maiale da compagnia vezzeggiato come da noi il “fido” domestico. Nelle congestionate strade delle metropoli indiane, oltre alle macilente mucche sacre si notano migliaia di cani randagi moribondi per la fame, ma nessuno se ne preoccupa, poiché spesso i morenti sui marciapiedi sono esseri umani di casta inferiore. Da noi alcune esagerazioni destano francamente perplessità. Basta entrare in un negozio specializzato o nel reparto apposito dei centri commerciali, per osservare cibarie gustose, modelli di cuccia firmati da stilisti, accessori per il gioco, indumenti costosi per le uscite invernali, guinzagli raffinati, medicinali e antiparassitari, libri che insegnano a tener bene l’ospite a quattro zampe. Esistono fiere e concorsi di bellezza per questi nostri pelosi compagni di vita, ma nessuno ci ha ancora detto chi sia e dove si trovi il cane più fortunato d’Italia. Per un certo tempo si è cercato fra i cuccioloni adottati da famosi divi o uomini politici di prima grandezza, ma, a sorpresa tutti abbiamo capito che la palma d’oro spetta a un anonimo maremmano. Costui, o costei se è una femmina, oltre alle cure indubbiamente amorevoli dei suoi padroni, ha avuto il privilegio di poter riposare in una cuccia imbottita con rotoli di banconote di grosso taglio. Tutti ansiosi stiamo scucendo i nostri materassi, pur dubitando che qualcuno ci abbia nascosto un tesoretto a nostra insaputa. Anche noi avremmo voglia di drizzare le orecchie e scodinzolare, oltre tutto sarebbero soldi sfuggiti al fisco vorace, aggettivo che non si addice più ai nostri cani satolli e spesso troppo grassi, come molti bambini. L’amore esagerato spesso è un attentato al metabolismo.
Umberto Mantaut