La strana paroletta “tschüs” sembra una via di mezzo fra lo sberleffo e il tentativo mal riuscito di soffocare uno sternuto. Tuttavia è importante per capire che anche i tedeschi, proprio come stiamo facendo noi con l’italiano, stanno storpiando la loro bella lingua con termini di origine straniera, oltretutto mal pronunciati. Avevano il loro musicale, quasi cantilenante, Auf Wiedershen per dire arrivederci, cosa che implicava la speranza di incontrare ancora una persona, anche se non particolarmente amata. Bisogna sapere che i crucchi da un po’ di tempo hanno disertato l’Adriatico, ormai troppo caro e rumoroso con la stupida pretesa di divertire. Si sono diretti in massa per le vacanze in Spagna. Basta spaghetti e tarantelle, cercavano paelle e nacchere. Poi, al momento di partire si sentivano dire “adiós”. Gli spagnoli sono abbastanza duri. Addio non prevede possibili rincontri. Per gli intimi si usa “hasta luego”, tradotto “poi ci rivedremo”. Tornati nella loro fredda patria i tedeschi hanno provato a ripetere “adiós”, ma non hanno le corde vocali adatte per parole con troppe vocali. Lo hanno contratto in un vago adüjs, poi atschüs e infine nell’orribile tschüs. Fortunatamente, anzi Glücklicherweise, è giunto il momento di dire addio alla Frau Merkel che tanti danni ci ha fatto, ma, essendo noi molto buoni, speriamo di rivederla nelle vesti di turista bene accetta nella sua amata Ischia. In effetti, il favore di allontanarla dallo strapotere ce lo hanno fatto i suoi stessi connazionali non votando più a maggioranza il suo partito. Almeno loro dovrebbero esserle grati. Spadroneggiando per anni in Europa li ha sempre favoriti, ma appena qualcosa nella poderosa economia tedesca ha incominciato a scricchiolare, poiché la riconoscenza si scioglie come nebbia al sole, le hanno voltato le spalle. Per capire le persone occorre andare alle loro origini. Anghela è stata educata nella Repubblica Democratica Tedesca. Forse non ha assorbito bene lo stalinismo, poi a capo della Germania riunificata non ha osato presentarsi come una hitlerina, si è accontentata della parte della “mussolina” in gonnapantalone, spezzando le reni alla Grecia. Poi ha programmato di spezzare la gamba a noi, ma non si è accorta che calziamo uno stivale con il quale ora sta ricevendo un bel calcione nel leggendario posteriore. Non lo diciamo noi, di solito autodistruttivi, ma lo affermano prestigiosi enti internazionali. La nostra economia si sta riprendendo dalle sue angherie e nella lotta al flagello del secolo, per affermazione della stessa Merkel, stiamo meglio dei crucchi, di solito obbedienti, che stranamente si sono vaccinati troppo poco. Infine, cara Angela, senza quella brutta “h” non gentile e assai poco femminile, ti sarai accorta che ”ride bene chi ride ultimo”. Veramente, essendo duretta di carattere e troppo beneducata per ridacchiare volgarmente, ti sei limitata a un sorrisetto sforzato, ma hai avuto il torto di metterti in sintonia con un certo presidente francese, oggi condannato da giudici suoi connazionali per reati da delinquentello comune. Gli hanno risparmiato l’accusa di assassinio del povero Gheddafi, non uno stinco di santo, ma a noi favorevole e utile anche ai libici che con lui stavano benissimo ed ora dopo la primavera araba hanno un inverno che quello tedesco sembra un clima tropicale. I fuggiaschi dall’Africa arrivano da noi, ma poi dicono che la meta è la ricca Germania, che già da tempo ha mediato dai romani la simpatica espressione “mamma li turchi”. Angelina ha mostrato crudeltà da zarina, ma non sempre con sufficiente freddezza russa, ha spesso sbagliato i colori degli abiti, perché non è una regina inglese, si muoveva come un Panzerkampfwagen IV con difetti ai cingoli, infatti a volte barcollava. In fondo è pur sempre una brava signora, senza malignare che in spagnolo brava vuol dire cattiva. Ci commuove ora vedere che ha i lucciconi che dimostrano che ha un animo sensibile e soffre nel momento del doloroso commiato. Angelita, a noi ‘sto“tschüs” piace davvero poco e nemmeno ci pare giusto dirti addio. Accetta un arrivederci fra pensionati ancora arzilli.
Umberto Mantaut