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Staller, stelle e stalle

Non dovrebbe essere considerato politicamente scorretto ammettere di avere avuto molta simpatia per la bella Ilona. A suo tempo fu una provocazione geniale posta in essere dai radicali, politici forse eccessivi, ma senza peli sulla lingua e soprattutto sul cuore. Il Parlamento repubblicano, secondo certe insinuazioni malevole affonderebbe le sue radici nel fango di certi brogli elettorali perpetrati in occasione del referendum popolare Monarchia-Repubblica. All’inizio la Repubblica sembrava invece davvero una cosa seria, specie per merito dei primi Presidenti del calibro culturale e morale di De Nicola ed Einaudi, a dispetto dei nostalgici del re. Poi, poco per volta e con accelerazioni allarmanti, le due Camere hanno assunto aspetti e comportamenti da bordelli e la “serva Italia” da decenni si ritrova strattonata e depredata dalla partitocrazia in veste di padrona sfruttatrice del popolo. Dunque, per tornare all’assegnazione di una poltrona della Camera alla avvenente Ilona Staller di professione pornodiva, la cosa aveva anche l’aria di valorizzare una “reginetta” fra i brutti e disonesti onorevoli, molti dei quali magari ex monarchici. La parlamentare si presentava in Aula con certe leggiadre coroncine di fiori. Stonava solo un po’ il suo trucco pesante, anche perché sotto gli sguardi concupiscenti dei colleghi doveva apparire come una ingenua Lolita alle prime armi. Per i democristiani, condannati dai comandamenti a non desiderare la donna d’altri, quella provocante visione doveva sembrare in fondo un peccato veniale. Lei dichiarava sempre per curriculum e attraverso le sue pellicole hard di essere una ragazza libera e disinibita un po’ con tutti. Quando si alzava per rari, ma intelligenti, interventi in aula tutti gli sguardi si abbassavano e si fissavano sulle sue vertiginose microgonne. In quell’ambiente arido di idee e sempre nelle secche delle crisi di governo lei, senza mai tuonare contro quel pernicioso legiferare che ha ridotto malissimo il nostro paese,  prometteva una provvidenziale pioggerellina dorata sulle teste pelate dei disonorevoli sottostanti nel sacro emiciclo, trasformato in circo. Era sempre abbastanza presente in Aula, ma purtroppo non occupò il seggio per molto tempo. Non si conoscono leggi che portino il suo nome, cosa che depone a suo favore, poiché leggi, decreti e regolamenti frutto dei governi repubblicani hanno arrecato al paese più danni di tutte le calamità naturali messe insieme. Come si sa in Italia i governi cambiavano e continuano a cambiare come le mutandine di pizzo della stessa Ilona, ma il vitalizio se lo era meritato molto di più di certi filibustieri che si sono fatti vedere in Parlamento solo un paio di giorni in tutto. Pare che molti di costoro tuttora godano di un assegno sostanzioso a vita a spese dei contribuenti, mentre alla Staller è stato cancellato. Il nome d’arte “Cicciolina” sembrava inadatto. La bella non ha mai esibito un filo di grasso e nelle odierne sue rare comparse sugli schermi si nota che porta benissimo i suoi annetti e non si ironizzi se sono 69. Come stellina dello spettacolo brillava molto di più di ben cinque stelle messe insieme, oggi alla prese con un fallimento da virus come gli hotel di lusso costretti alla chiusura. Da opportune ricerche araldiche in Ungheria, forse, emergerebbero le nobili radici del cognome Staller, comunque, quella “erre” finale conferisce musicalità e vigore. Privando la Ilona Staller della preziosa “erre” si va dalle stelle alle stalle. Ci siamo! Infatti non mancano il mercato delle vacche, una gran massa di letame e alla fine il macello, non dei miti bovini, bensì degli italiani, munti fino all’ultimo euro dal fisco, incatenati nei loro box per decreto, trattati come le oche di Strasburgo e squartati per sfamare con i loro fegati ingrossati gli onnivori politici italiani ed europei.

Umberto Mantaut

 

 

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