Fra le grandi valli alpine piemontesi fanno la parte del leone la grande valle di Susa, le belle valli del Cuneese, per non parlare della Valle d’Aosta, che comunque è una regione autonoma bilingue. La Valsesia, che dal Vercellese s’inerpica fino ai piedi del Monte Rosa, è stata sempre negletta anche per ragioni infrastrutturali.
Dalle grandi città padane risultava abbastanza distante e scomoda, fino a quando la moderna A26 non ha sfiorato il fondovalle dalle parti di Romagnano. Fin qui si viaggia nelle monotone pianure vercellesi e novaresi, con paesaggi piatti fra risaie a perdita d’occhio, simili a quelli che annoiano nei viaggi in treno fra Nanchino e Sozhou, nella regione dello Jangsu.
Lo strano “ricordo” cinese affiora anche quando si entra nella valle dopo avere attraversato l’agglomerato urbano di Borgosesia. In parte il paesaggio è di tipo morenico, ma le alture di fondovalle hanno strani profili arrotondati e sono ricoperte da fittissima vegetazione, si susseguono, formano gibbosità verdi contro il cielo scolorito dai vapori estivi che esalano dalle risaie delle pianure. Insomma, un paesaggio che vagamente assomiglia a quello del Guanxzi dalle parti di Guilin nel meridione umido e pittoresco della Cina.
La bella città d’arte di Varallo si presenta come la capitale della vallata. Il complesso monumentale più importante è il Sacro Monte, raggiungibile mediante un’ardita funicolare. Mentre il vagoncino sale appeso alla sua fune d’acciaio il panorama si apre maestoso davanti agli occhi dei visitatori. All’arrivo si è accolti dal classico ambiente dei grandi complessi conventuali. Enormi muraglie sostengono il grande monastero, la piazza interna e i giardini con una serie di cappelle votive. Il misticismo di questo luogo giustifica il nome di Nuova Gerusalemme attribuitogli dai fedeli. La grande chiesa, fine ottocento, domina la Piazza della Basilica, con la sua splendida facciata e le porte bronzee su progetto e disegni di Giovanni Ceruti.
Varallo occupa una conca verde alla confluenza del rio Mastallone nel fiume principale, poi il Sesia assume sempre più i caratteri di uno scrosciante torrente alpino quando la valle si restringe salendo verso il massiccio del Monte Rosa. La strada si inerpica attraversando villaggi caratteristici. Le piccole valli laterali non hanno rotabili, ma solo sentieri per alpinisti, sempre nel fitto di una vegetazione eccezionalmente rigogliosa a causa di una piovosità abbondante e ben distribuita nell’arco di tutte le stagioni. I piemontesi maligni chiamano tutta l’area che va dal Santuario di Oropa nel Biellese fino all’aspra Val d’Ossola il “pisur d’Italia”, che non ha bisogno di traduzione.
Salendo lungo la Valsesia ci si accorge che le tipologie edilizie delle antiche case e, dove i costruttori hanno avuto buon gusto, anche i nuovi insediamenti turistici, corrispondono a modelli di tipo tedesco. In questa valle e nelle aree limitrofe di Gressoney e Macugnaga, ai piedi del Monte Rosa, anticamente si rifugiarono popolazioni di ceppo germanico portando la loro lingua e le tradizioni. Ancora oggi gli anziani parlano la lingua “walser”, ma ormai si tratta di minoranze gelose del loro idioma, protetto a fatica da disposizioni locali affinché non si smarrisca con l’avanzare del globalismo che tutto fagocita e distrugge.
Si giunge ad Alagna, bellissimo borgo a chiudere la valle ai piedi di pareti impressionanti che a gradoni sembrano sostenere le radure a pascolo alpino fino ai piedi di ciò che resta dei nevai e dei ghiacciai del Rosa, forse così chiamato per il colore che assumevano all’alba le nevi eterne, dall’eternità perduta a causa del globale riscaldamento del nostro pianeta, che qui conobbe una lunga era glaciale.
Alagna tiene le automobili fuori dal bel centro abitato, con permessi solo per residenti e ospiti degli alberghi. Si passeggia tranquilli nella bella via principale in lieve discesa partendo dalla parrocchiale tardogotica con snello campanile. Alagna offre importanti impianti di risalita, cabinovie, funivie e seggiovie. In ogni stagione si possono raggiungere i ghiacciai del Monte Rosa per praticare alpinismo estivo e sport invernali. Il turista è accolto con cordialità e calore umano, si gustano piatti tipici, non si esagera con i prezzi e davvero la vacanza risulta indimenticabile.