Torgiano, è un piccolo gioiello umbro che ospita un museo unico nel suo genere, il Museo del Vino. La sede di questa originale raccolta è il seicentesco palazzo Baglioni. In una ventina di ambienti, partendo ovviamente dalle cantine, il visitatore trova una documentazione straordinaria relativa alla millenaria “cultura del vino”. Si parte dalle più antiche tecniche di coltivazione e trasformazione dei prodotti enologici fino agli impianti più moderni, con collezioni di attrezzi, macchinari e tipici recipienti vinari. Torgiano è al centro di un’area famosa per l’attività dei “vasari” umbri, sicché la visita del museo enologico si completa con quella dell’antica fornace. Il recipiente tipico per servire il Rubesco o il Torre di Giano, dal 1968 vini DOC, si chiama “vasella”, una via di mezzo fra l’anfora e il boccale con un curioso beccuccio simile ad un grosso naso. Inutile dire che non si può fare a meno di portarsene una a casa per ricordare eccezionali degustazioni. Raggiungere Torgiano è facile, il piccolo centro si trova lungo la valle del Tevere, a poca distanza a sud di Perugia e il suo territorio è sfiorato dall’arteria stradale E45. Si alloggia alle “Tre Vaselle”, albergo dal nome quanto mai appropriato, famoso più per la sua straordinaria cucina che per la raffinatezza dei suoi ambienti ricavati in una tipica costruzione umbra di tipo rurale. Da Torgiano, nonostante si tratti di un borgo appartato, s’irradiano numerosi itinerari verso l’Umbria minore, si fa per dire, poiché tutta la regione è ricchissima di richiami turistici che spesso si nascondono quasi pudicamente in cittadine minuscole e in borghi disseminati fra i colli della stupenda campagna. Deruta non dista molto da Torgiano, ma non è altrettanto graziosa, ha tuttavia una fama artigianale. L’abitato si sviluppa in un’area pianeggiante lungo l’E45, arteria di gran traffico che a Deruta attraversa una zona disseminata di fornaci con case e negozi moderni che sono quasi tutti delle vere e proprie show-room dell’artigianato locale. Deruta è la capitale della tradizionale ceramica umbra dalla storia secolare che conserva ancora oggi forme e colori tipici, con vivacissimi accostamenti d’arancione, verde, blu e rosso. Molti negozianti invitano i visitatori a sostare nell’attigua bottega d’arte con i suoi torni e forni per osservare come ancor oggi si lavori il caolino, si dipingano e si sottopongano a cottura i preziosi manufatti. L’esauriente guida dell’Umbria del Touring Club Italiano sostiene che la visita di Bevagna richiede un paio d’ore, ma quando si lascia il quieto borgo di Torgiano e si raggiunge detta cittadina ci si rende conto che, dopo aver passeggiato per un’intera mattinata nelle sue strade, non si vorrebbe più andar via. Bevagna è al tempo stesso romana e romanica. Le sue mura circondano un centro storico intatto con vestigia dei tempi gloriosi nei quali Bevagna o Mevania, municipio romano, era una tappa importante lungo la consolare Flaminia. La piazza Silvestri con i suoi edifici antichi è un puro esempio di centro medievale, con il gotico palazzo dei Consoli e le chiese romaniche di S. Silvestro e S. Michele. Le verdi colline di Bevagna e tutto il territorio ondulato ad occidente della piccola piana di Foligno sono un esempio tipico del paesaggio umbro caro ai santi e ai poeti di questa terra generosa nel cuore d’Italia. Montefalco, definito “ringhiera dell’Umbria” per la sua splendida posizione dominante, è stata la culla dell’arte pittorica umbra nel secolo XIV. Nella storica città d’arte la chiesa di San Francesco, trasformata in Museo, ospita una collezione di preziosi affreschi di Benozzo Bozzoli, Pier Antonio Mezzastris, Francesco Melanzio, Tiberio d’Assisi e del Perugino. Ancora da Torgiano si può partire per esplorare gran parte della valle del Tevere, le rive del Trasimeno e le terre collinari fra Perugia e Città della Pieve che diede i natali a Pietro Vannucci, detto il Perugino ed è famosa per il vicolo più stretto d’Italia, con il nome suggestivo di Via Baciadonne. Dai suoi colli ci s’affaccia già sulla valle del Chianti e l’idioma umbro, generalmente duro e poco armonioso, sfuma nell’inconfondibile e musicale accento toscano.