Parco di Ninfa
La bonifica delle paludi pontine fu una grande opera di regime che previde nel 1932 la fondazione della città di Littoria, capoluogo dal nome emblematico, concepito come grande “piazza” di un vasto comprensorio strappato al suo secolare destino di area paludosa e malsana. Al termine dei grandi lavori tutto quel territorio si presentò solcato da strade rettilinee e canali dotati di stazioni idrovore, appoderato e disseminato di case coloniche dove insediare famiglie contadine, prevalentemente di origine veneta.
Littoria assunse la funzione di grande centro agricolo. Mediocri urbanisti e architetti di regime la pianificarono come città radiale con edifici pubblici in quello stile insignificante che purtroppo deturpò all’epoca anche gloriosi centri storici, cominciando dalla stessa Roma. Dopo la guerra Littoria fu ribattezzata Latina e si trasformò nella seconda città del Lazio per popolazione, non certo per bellezza, assumendo anche la funzione di polo non solo agricolo ma anche industriale. Lungo le grandi direttrici Appia e Pontina si allineano oggi brutti agglomerati pieni di fabbriche e condomini popolari, in una campagna irrigua e fertile.
Un viaggio per visitare Latina non vale di certo la pena, ma la provincia nasconde bellezze straordinarie, sia lungo la costa tirrenica, sia ai piedi dei monti Lepini. In riva al mare, fra Foce Verde e il promontorio del Circeo, s’allineano alcuni laghi costieri, separati dal Tirreno da lunghe spiagge sabbiose con insediamenti di residenze estive, specie nei pressi di Sabaudia, centro di bonifica più piccolo, ma più grazioso di Latina, con un litorale divenuto di moda per le vacanze balneari. Il promontorio del Circeo, che in età pleistocenica era un’isola, fa parte di un Parco Nazionale protetto per la bellezza delle rive scoscese e la rarità della flora tipicamente mediterranea. Più a sud, ecco Terracina dominata dal Tempio di Giove Anxur, il dio fanciullo. L’imponente costruzione, dalla quale si gode di uno splendido panorama, risale al primo secolo avanti Cristo, ma anche nella bella città sul mare non sono poche le vestigia romane. Terracina ha anche un bel Duomo che si pensa sia sorto sul luogo del tempio dedicato alla dea Roma e ad Augusto.
Un soggiorno a Terracina offre l’occasione per meditare sulle caratteristiche del Lazio, regione quasi oppressa dalla presenza della capitale, testa enorme su un corpo esile, una regione relativamente piccola eppure già divisa in un nord quasi toscano e un meridione solare influenzato da abitudini campane. Infatti, le campagne a sud di Terracina, per le ricche produzioni agricole e i modi di vivere degli abitanti assomigliano molto alle terre casertane. Il Lazio nordoccidentale ed anche la provincia pontina sono aspri e montagnosi. Dalla piana bonificata di Latina si scorgono a ovest i profili azzurrini degli spogli monti Lepini ai cui piedi e sulle prime pendici si trovano numerose meraviglie turistiche, retaggio di tempi gloriosi.
Ninfa, dal nome poetico e adatto per una eterea creatura silvestre, fu nel medioevo un importante centro nobiliare e papale, sorto intorno alle fonti del fiume omonimo in un ambiente idilliaco ai piedi dei Lepini. Abbandonata a causa della malaria, dal 1680 cadde in rovina, ma oggi è considerata la “Pompei medievale”, meta di turisti amanti delle bellezze naturali e del fascino delle rovine. Infatti, a somiglianza delle lontane Fonti del Clitunno umbre, Ninfa offre la visione di una vegetazione naturale particolare, arricchita da piantagioni di specie rare che trasformano il sito in uno straordinario orto botanico chiuso da antiche mura e disseminato di ruderi imponenti. E’ stata una fortuna visitare per la prima volta la bella Ninfa in una giornata di primavera, al momento delle splendide fioriture, in compagnia di un’amica inglese amante della natura e prodiga in esclamazioni di meraviglia.
Abbazia di Valvisciolo
A circa tre chilometri dai Giardini di Ninfa spicca maestosa l’Abbazia di Valvisciolo, tutt’oggi abitata dai monaci cistercensi della congregazione di Casamari.
Dalla terrazza-giardino che immette all’ingresso lo sguardo attraversa la piana dell’agro pontino per disperdersi nell’azzurro mare.L’abbazia è stata eretta nel XII secolo per volere di monaci greci, poi restaurata ed occupata dai Templari nel XIII secolo, ordine disciolto nel XIV secolo, ai quali sono subentrati i Cistercensi.
Leggenda vuole che nel 1314, anno in cui a Parigi fu posto al rogo Jaques de Molay, l’ultimo Gran Maestro Templare, gli architravi delle chiese si spezzarono, e qui ve n’è ancora traccia, come dimostra una crepa nel portale principale dell’abbazia.
L’interno della chiesa è a tre navate sostenute da colonne e pilastri, con pareti spoglie, come da tradizione dei monaci cistercensi, ispirati alla regola benedettina che obbligava tutti i monaci al lavoro nei campi ed affermava che il lavoro manuale dovesse essere avvicendato con lo spirituale.
Nella navata sinistra si trova la cappella dedicata a San Lorenzo, con gli affreschi di Niccolò Circignani, detto il Pomarancio, con un suo autoritratto.
Da visitare sono il chiostro, il museo ed il punto vendita dove si possono acquistare diversi prodotti a base di erbe, rosoli fatti direttamente dai monaci.
Sermoneta
Aggrappato ai primi rilievi che fanno da corona alla vasta pianura Pontina, Sermoneta è meritoriamente considerato uno tra i più bei borghi del Lazio ed anche d’Italia, un luogo dove il tempo sembra essersi fermato. Dominato dal Castello Caetani ha conservato integro ed affascinante il centro storico medievale, tanto da rappresentare il set cinematografico per oltre novanta film, tra italiani e stranieri.
La realizzazione del Castello Caetani iniziò ai primi del 1200 per volontà della famiglia degli Annibaldi, edificato come fortezza militare ospitava anche la residenza nobiliare. E’ molto ben conservato, perfettamente integrato con il borgo abitato e si può visitare. La famiglia Caetani entrò in possesso del castello nel 1297 e ne apportò importanti ristrutturazioni. Vicende alterne fecero sì che il castello andasse ai Borgia che lo abitarono fino alla morte di Alessandro VI. Nel 1503 la proprietà ritornò ai Caetani che diedero un grande impulso alla Rocca di Sermoneta.
Ridiscendendo dal castello si può visitare la Rocca dei Mercanti, fatta costruire da Onorato III Caetani nel 1446 con ampie arcate a tutto sesto, fin da subito destinata a sede del Comune, dove si tenevano le riunioni popolari, gli scambi commerciali, rappresentando il punto vitale della cittadina.
Continuando la visita si arriva alla Cattedrale di Santa Maria, eretta in stile romanico nel XII secolo sui resti di un antico tempio, ha subito successivi rimaneggiamenti che le ha conferito un aspetto gotico. E’ affiancata da un possente campanile alto 24 metri e decorato con ceramiche pregiate e mattoni.
La Chiesa di San Michele Arcangelo, dell’XI secolo, ha per lungo tempo rappresentato il centro culturale di Sermoneta, ospita nei sotterranei pregiati ed antichi affreschi.
La Sinagoga Ebraica del XII secolo, oggi visitabile solo dall’esterno, testimonia la presenza di una comunità ebraica a Sermoneta.
In conclusione, una visita a questo straordinario borgo rappresenta un affascinante salto nel passato e a degna conclusione di un breve ma intenso tour tra alcune delle tante bellezze della provincia di Latina.
Notizie utili
Parco di Ninfa
L’ingresso al Giardino di Ninfa è regolato esclusivamente da visite guidate suddivise in fasce orarie in giorni prestabiliti da Marzo a Novembre. E’obbligatoria la prenotazione che si può effettuare dal sito: https://giardinodininfa.eu/informazioni-utili
Informazioni per i giorni previsti per la visita richiedere ai numeri:
+39 378 3012866
+39 378 3012864
+39 (0)6 96000062
Abbazia di Valvisciolo
Parcheggio auto all’Abbazia e Area Sosta Camper
Gps N 41°34’08” E 12°58’50”
Sermoneta
Dove Mangiare
www.prolocosermoneta.it/ristoranti-e-alloggi-a-sermoneta.html
Dove dormire
www.prolocosermoneta.it/dove-dormire.htm
Area Sosta Camper
Gps N 41°32’39” E 12°59’20”
L’area sosta camper è a circa 700/800 metri dall’ingresso del centro storico.
Dalla piana per salire al paese vi sono due strade, per i camper ed i mezzi grandi salire da Via Sermoneta.
Enogastronomia dell’Agro Pontino
I piatti tipici dell’Agro Pontino e dei Monti Lepini appartengono ad una cucina che unisce i sapori della terra con quelli del bosco. La fertilità di queste terre contribuisce a produrre vere e proprie eccellenze dell’orto. Le paste sono ancora quelle stese a mano, fatte semplicemente con acqua e farina o farina e uova. Gli animali del cortile e dell’allevamento forniscono il latte e la carne per per formaggi, salumi e secondi piatti. Tra i formaggi la mozzarella di bufala è la regina, seguita dalle caciotte prodotte in diversi modi e gusti. Il prosciutto la fa da padrone tra i salumi, molto apprezzato quello cotto nel vino di Cori. Le verdure locali contribuiscono ad arricchire zuppe e minestre, tra le quali la più tipica è sicuramente la bazzoffia, un zuppa contadina ricca di verdure, pane raffermo e uova. I veneti insediatisi qui in occasione della bonifica pontina hanno introdotto l’uso della polenta, condita con sughi di carne, spuntature e salsicce. Il carciofo locale è molto rinomato e viene cucinato in tante gustose maniere. Tra le carni, oltre a quelle tradizionali bovine e suine, si aggiungono l’abbacchio e la capra al sugo. L’olio extra vergine della zona contribuisce non poco ad esaltare gusti e sapori.
I dolci tradizionali, quelli casarecci, tramandati dalla tradizione comprendono ciambelle al vino, crostatine alla marmellata, cantuccini alle mandorle, frollini, la cacciata e le serpette.
I vini pontini sono molti e di eccellente qualità, anche se inspiegabilmente sembra non esserci una vera cultura ed un’adeguata attenzione per questi, pur godendo delle diverse tutele di denominazione di origine controllata. Vengono prodotti diversi tipi di rosso, bianco, moscati e spumanti.