Qui di azzurro c’è soltanto il cielo. Nella stretta insenatura protetta da promontori boscosi il mare entra e dilaga perdendo forza. Le acque del porto e lungo le rive della profonda baia di Cala di Mola danno l’impressione di uno stagno dai riflessi argentei e grigiastri. Il borgo s’adagia graziosamente ad arco ad abbracciare il porto. Le stradine del piccolo centro storico, con vecchie case di pescatori, sfociano sul lungomare molto curato come si conviene ad un luogo divenuto celebre per il turismo. La comunità di Porto Azzurro è evidentemente bene amministrata e i suoi abitanti molto civili hanno cura dell’arredo urbano raffinato nei particolari e nella decorazione floreale. Qui le sontuose palme da dattero ornamentali si sono salvate dal flagello del punteruolo rosso che ha distrutto un patrimonio arboreo che dava un tocco subtropicale a tante belle località marine italiane. Questi sono i vantaggi delle isole che si salvano dalle contaminazioni anche quando, come l’Isola d’Elba, distano solo poche miglia dal continente. Ciò vale meno per gli aspetti umani con i relativi pro e contro. L’Elba è stata per secoli un crocevia nel Tirreno ed oggi è la meta prediletta di orde pacifiche di turisti nordici alla ricerca di sole, incantevoli siti naturali, vini pregiati e ottima cucina. In epoca etrusco-romana l’Elba era considerata un centro minerario sfruttato per ricavare ferro dai sui ricchi giacimenti. Poi fu ridotta a sede adatta per celebri esili, basta ricordare la storia napoleonica, e infine luogo di pena. A proposito, Porto Azzurro si chiamava Portolongone ed era nota per le sue prigioni destinate agli ergastolani. Un lugubre edificio carcerario esiste ancora a dominare il porto, ma dal 1947, forse per la volontà di cercare un nome più attraente, il piccolo comune fu ribattezzato Porto Azzurro. Eppure, il toponimo antico aveva nobili origini derivanti dalla forma dell’insenatura, Portus Longe (Tabula Pentingeriana) e da Longonum (Annales Ianuensis). Nel 1657, le “Historie universali d’Europa” di Girolamo Brusoni recitavano: “La terra capitale dell’isola viene appellata Portolongone, fortissima di sito e d’arte, mentre fabbricata sul dorso d’un’aspra cote e recinta insieme di grosse mura attorniate da una profonda fossa e fiancheggiata da cinque grandissimi baloardi”. Intorno all’antico nucleo centrale, Porto Azzurro si è sviluppata con costruzioni moderne, residenze e ville, alberghi e attività commerciali. Gli stili sono di tipo mediterraneo, facciate bianche, tetti piani e infissi colorati. Stranamente, forse perché di pertinenza privata, gli intonaci dai colori pastello del vecchio centro e sul lungomare appaiono poco curati. Più che in Toscana sembra di essere in un borghetto ligure con i colori rosa, giallo, arancione e ocra molto sbiaditi, abbelliti soltanto da rampicanti vivaci e profumati come la buganvillea purpurea e il bianco rincospermo. Porto Azzurro sembra avere una doppia vita. Di giorno, non avendo spiagge accoglienti, è il punto di partenza per le escursioni alla scoperta delle più belle località dell’isola con deliziosi borghi sul mare o annidati fra i monti, calette fra belle scogliere, spiagge sabbiose e boschi fitti nella parte occidentale e montagnosa dell’isola. Ai moli di Porto Azzurro, affollati da belle imbarcazioni da diporto, sbarcano i proprietari delle barche per gli acquisti e per sostare nei bar e nei ristoranti del paese. Di sera, la cittadina si anima con il ritorno dei gitanti. La nuova vita scorre come linfa vitale per i commerci nei vicoli e sul lungomare, animato fino alle ore piccole da una folla elegante e nottambula, ma il cielo a quel punto, perduto l’azzurro, è solo un manto di un blu profondo trapunto di stelle.