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Pantelleria 2

All / Sud e Isole

Pantelleria (TP)

Come a Punta Raisi anche l’atterraggio a Pantelleria richiede perizia da parte dei piloti. Allo scalo palermitano l’ala sinistra sfiora la famigerata Montagna Longa, mentre a Pantelleria è l’ala destra che deve evitare le rocce scure del Kuddia di Gelfiser. Le cuddie, nel dialetto pantesco, sono i vulcani spenti che nelle isole Pelagie sono numerosi ed evidentemente le hanno fatte sorgere dal mare nostrum nella notte dei tempi. Della loro attività, ancora presente poco sotto la crosta terrestre, esistono evidenti tracce in varie località dell’isola note come siti termali. Nell’interno montagnoso si trovano grotte sudatorie con fumarole sulfuree adatte per curare varie infermità reumatiche e respiratorie. In alcune calette, a pochi metri degli scogli sui quali s’infrangono le onde del Mediterraneo, esistono polle d’acqua termale a temperatura appena sopportabile dal corpo umano, usate come bagni termali salutari per i difetti della pelle. Pantelleria ha una forma ovoidale, misura circa 20 km da nord a sud e 10 km da est a ovest. Tutta la costa frastagliata è completamente priva di spiagge. Si tratta di una ininterrotta scogliera di scure rocce vulcaniche, residui di antichissime colate laviche. Il mare ha modellato nei secoli il paesaggio. Soltanto chi si serve di barche può ammirare lo spettacolo selvaggio, e gli esperti di attività subacquea narrano di grotte sottomarine, acque dai colori cangianti e paesaggi da barriera corallina. Dalla strada che compie l’intero giro costiero di Pantelleria si ammirano faraglioni, scogli emergenti e persino uno straordinario arco, detto dell’Elefante, che sembra una enorme proboscide protesa fra i flutti nella parte più bella di Pantelleria, a Cala di Levante.  Oltre la stretta e tortuosa litoranea esistono poche altre strade asfaltate. Molti tragitti interni sono percorribili su rotabili di terra battuta, sentieri montani e mulattiere. I villaggi sono rimasti assai primitivi. L’abitazione tipica dell’isola si chiama “dammuso”. E’ un semplice manufatto a pianta quadrata costruito con pietre laviche squadrate e coperto da una cupoletta piatta spesso imbiancata a calce, specie ora che non esistono più necessità mimetiche contro possibili invasori che avrebbero difficoltà a notare un dammuso nel paesaggio di rocce scure fra la scarsa vegetazione. Purtroppo, sebbene l’interno del saggio dammuso fosse adatto al clima, quindi fresco nella torrida estate e tiepido nell’inverno ventoso, i panteschi, appena sono migliorate le condizioni di vita, hanno abbandonato i dammusi, trasformandoli  in trascurati ripostigli, edificando a lato brutte case con pretese di modernità e nessuna grazia estetica, alterando un paesaggio tipico. L’isola è arida e ventosa, sicché  la vegetazione spontanea è rappresentata da fichi d’India, agavi, capperi, arbusti avvezzi alla siccità e olivastri. Nelle poche terre arabili, nelle ridotte aree pianeggianti lungo la costa e nell’interno collinoso, l’agricoltura pantesca fa miracoli. Si alleva la vite bassa ad alberello, pochi grappoli alla vendemmia, ma vini prelibati famosi in tutto il mondo, come il passito e il moscato. Anche gli ulivi a Pantelleria sono di una strana cultivar nana, ma offrono olive da tavola eccellenti e un olio molto pregiato. La scarsità d’acqua non favorisce gli ortaggi e si nota anche come, a parte macchie di buganvillee e oleandri, gli abitanti locali non curino molto le piante da fiore. In un antico cratere, a poca distanza delle costa orientale, si è formato un particolate lago, detto Lago di Venere, con acqua gialloverdastra lievemente sulfurea. Forse è l’unico sito di Pantelleria dotato di spiagge e pertanto molto frequentato dai turisti che lo preferiscono alle piscine degli alberghi. Pantelleria ha strutture di accoglienza di varie categorie, ma si nota che mancano molti elementi che altrove attirano frotte di turisti italiani e stranieri. Gli abitanti più avveduti parlano di indolenze ataviche, amministrazioni corrotte, burocrazia e mafie frenanti i pochi che avrebbero iniziative lungimiranti. Il capoluogo, ossia la cittadina di Pantelleria, dotata dell’unico porto dell’isola e di un discreto aeroporto, è un esempio di ciò che non si dovrebbe mai fare ad una città. Sul porto s’affaccia un castello più simile ad una grande fortezza medievale, edificato in pietra lavica scura, ma intorno lo scempio edilizio è impressionante. Fra vecchie case malconce di tipo mediterraneo sono sorti condomini mediocri per la tipologia edilizia e i materiali da costruzione economici. La Chiesa madre, più simile ad una moschea, è un orripilante cubo di cemento. Negli spazi vuoti  del centro e soprattutto nelle periferie lo spettacolo è da terzo mondo bombardato. Un vero peccato, perché almeno sul lungomare e nei vecchi vicoli si poteva offrire ai turisti ciò che cercano, ossia botteghe graziose di oggettistica locale, ritrovi di svago, alberghi accoglienti. Per fortuna, noleggiando automobili si possono raggiungere i villaggi costieri, le piccole cale, i borghi di dammusi dell’interno. Insomma, Pantelleria ha i suoi ammiratori, pur non essendo l’isola più bella d’Italia.

                                                              Umberto Mantaut

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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