Un virus incorona il nostro turismo
“Non sarà più come prima” ci dicono coloro i quali sono deputati a gestire il nostro futuro, mentre annunciano una ripresa graduale, scaglionata e controllata delle diverse attività. Inizialmente potremo muoverci solo in ambito regionale, e comunque ad andare all’estero per divertimento al momento non se ne parla. In questa situazione è certamente il turismo a pagarne le conseguenze più pesanti. Obbligati dunque ad assoggettarci a queste direttive cominciamo ad immaginare un turismo diverso: regionale prima e nazionale dopo. La nostra fortuna è che viviamo in Italia, uno dei più bei luoghi al mondo in quanto ad ambiente ed arte, ed essere costretti a conoscerlo più a fondo non è poi tanto un brutto castigo.
Per essere aderenti a quanto fin qui affermato, sperando di apportare un piccolissimo contributo, ci permettiamo di dare qualche suggerimento per le future visite, invitando anche i lettori a suggerirci idee, proporci itinerari e luogo di visita, li pubblicheremo volentieri.
Buon viaggio
Itinerari Italia: Campo base Celleno
Poco a nord di Viterbo sulla via Teverina che collega il capoluogo a Bagnoregio e alla valle del Tevere si stacca a destra una strada secondaria che attraversa il comune di Celleno e finisce ai piedi del Castello Orsini, unico edificio rimasto abitabile dell’antico borgo etrusco-romano, ancora fiorente nel medioevo e poi progressivamente abbandonato dopo il terremoto del 1593 e i successivi dissesti del territorio. Due camminamenti salgono, passando sotto archi diroccati, per congiungersi al ponte levatoio, oggi sostituito da un manufatto stabile. Intorno solo i resti spettrali della parrocchiale e di palazzetti medievali in rovina, uno spettacolo penoso specie considerando la bellezza del paesaggio circostante. Ai piedi del castello si raggruppano poche case assai rustiche, abitate da anziani contadini e cittadini che hanno scoperto qui un superstite angolo incontaminato della Tuscia. In questa sottoregione laziale e fra quelle case un turista curioso può trovare in affitto anche breve un appartamentino o soggiornare in agriturismi locali, uno dei quali situato in un antico convento ristrutturato. Ecco una specie di campo-base per l’esplorazione di tutta la Tuscia, un territorio sorprendente, poco laziale, di tradizioni etrusche e quasi toscano per gli ambienti naturali, le caratteristiche delle cittadine e dei piccoli paesi, la parlata degli abitanti, i costumi, l’agricoltura e la cucina.
Il centro di riferimento è ovviamente Viterbo, città bellissima, offuscata dalla presenza di Roma non lontana e polarizzatrice di tutti gli interessi economici e turistici. La storia viterbese s’intreccia con la storia della Chiesa. E’ una delle varie “città dei Papi”, poiché fu la loro sede per quasi tutto il secolo XIII, tanto che l’emblema della città è l’aerea loggia del Palazzo Papale, sede di un travagliato conclave per la elezione di Gregorio X. La severità caratterizza tutti i monumenti viterbesi, dalla Cattedrale al Palazzo Farnese, dal Palazzo Comunale in Piazza del Plebiscito alle varie chiese e fontane medievali distribuite in tutto il centro storico. Tuttavia, la meraviglia di Viterbo è rappresentata da un intero quartiere detto del Pellegrino rimasto intatto dopo secoli con i suoi vicoli, gli archi, le torri e le piazzette con i palazzetti dotati del tipico “profferlo”, si tratta di una breve rampa che termina in un balconcino con la porta d’ingresso.
Viterbo è devota a Santa Rosa. Da mite francescana seppe trasformarsi in capopopolo nella lotta contro Federico II durante l’assedio di Viterbo. La festa per la Santa il 3 settembre è famosa per la processione della Macchina di Santa Rosa, una struttura a forma di campanile, diversa ogni anno, alta e pesantissima, trasportata a braccia da 90 portatori scelti, per le strette vie del centro storico.
La Tuscia è anche una regione termale. La natura vulcanica del territorio si rivela nella stessa Viterbo dotata di Terme dalle acque sulfuree apprezzate fin dal tempo etrusco-romano per curare diverse patologie, inoltre nel territorio circostante in varie località affiorano fonti e pozze di acqua bollente dove gli abitanti in tutta libertà fanno il bagno a tutte le ore anche in pieno inverno, dopo aver dato ai siti nomi caratteristici come Bagnaccio e Bullicame.
I dintorni di Viterbo nascondono tesori d’arte e naturalistici. Bagnaia ha la splendida Villa Lante, capolavoro del Vignola, Caprarola il celebre Palazzo Farnese, quasi una reggia, Bomarzo la famosa Villa dei Mostri, Soriano con il grande Palazzo Chigi e il Castello Orsini, San Martino al Cimino con il suo impianto urbanistico seicentesco, Ferentum ha ancora il suo splendido teatro augusteo che offre tuttora spettacoli classici estivi all’aperto.
La Tuscia ha due occhi azzurri. Incastonato nel magnifico parco naturale dei Monti Cimini il piccolo lago di Vico è uno dei pochi specchi d’acqua incontaminati d’Italia, all’ombra di secolari faggi. Arrivandoci da Ronciglione è uno spettacolo della natura. A valle di Viterbo, già verso la Toscana con all’orizzonte il Monte Amiata e la rocca di Radicofani giace il grande lago di Bolsena con le sue due isole. Sulle rive del lago, molto amato dai turisti nordici, cittadine importanti per l’arte, la storia e la religione, come Montefiascone, Marta e Bolsena.
Forse la vera perla della Tuscia, poco conosciuta fuori dal Lazio e per secoli trascurata, è Civita di Bagnoregio, la “città che muore” (o forse no). Su una rocca tufacea in un paesaggio lunare di calanchi, Cività è il nucleo più antico di Balneum Regis, località termale antichissima. Irraggiungibile con le automobili, se non fosse collegata alla città principale da un lungo ponte in salita solo pedonale, rischierebbe il completo isolamento e una rapida scomparsa. Arrivarci è faticoso ma l’emozione è forte.
Umberto Mantaut