Fino al 1632 nell’ansa del Verbano laddove sfocia il Toce, che scende dalla Val d’Ossola, emergevano tre isolotti verdeggianti con poche catapecchie, mentre sulle rive del lago i centri di Stresa e Pallanza erano ancora modesti borghi di pescatori. In quella data, Carlo Borromeo, consapevole della eccezionalità dei luoghi, decise di far edificare sull’isola più grande un elegante palazzo, dedicato alla sua sposa, Isabella d’Adda, che lo arricchì di un vero e proprio orto botanico. Il progetto fu curato da un certo Angelo Crivelli di Milano e il meraviglioso maniero, riccamente arredato e con il suo straordinario giardino d’epoca, divenne una meta per gli ozi e le delizie dei potenti di quel tempo. L’isola meritò il nome di Isola Bella, mentre sulla vicina e piccola Isola del Pescatore si sviluppava il grazioso borghetto rustico e sulla terza isola, chiamata Isola Madre, più lontana e appartata, sorgeva e rimaneva solitario un altro palazzo Borromeo più severo, circondato da un magnifico giardino. Oggi il piccolo arcipelago lacustre ha assunto il nome di Isole Borromee, meta di primaria importanza nel Verbano, che tutti conoscono con il nome più comune di Lago Maggiore. Dagli imbarcaderi sul sontuoso lungolago di Stresa è tutto un via vai di traghetti del servizio pubblico e di imbarcazioni di compagnie private che assicurano i collegamenti con i piccoli paradisi terrestri che sorgono dalle acque come miraggi di straordinaria bellezza.
Il tragitto è breve e deve essere centellinato tante sono le meraviglie da ammirare mentre la barca fende le acque pallide del lago nella sua cornice di monti e con le rive abitate da fortunati in dimore principesche. Stresa, fuori dal suo antico centro pittoresco ha l’aspetto di una stazione termale di lusso mitteleuropea. I suoi alberghi d’epoca, enormi e sontuosi, sono forse oggi un po’ in crisi per la rarefazione della clientela abbiente, ma conservano il loro aspetto fin de siègle, l’affaccio splendido sul lago e i giardini curatissimi e quasi monumentali. Sulla sponda opposta della baia borromea si scorge Verbania, nata dalla fusione di Intra e Pallanza, entrambe ricordate per la loro fama di ameni centri di villeggiatura e per i giardini che sono un’attrazione botanica. Verbania è oggi un capoluogo di provincia e il nuovo sviluppo legato agli aspetti burocratici forse non le giova. Persino una giornata nuvolosa, anziché mortificare sembra proteggere l’incanto del paesaggio. Brevi schiarite, come sapienti giochi di riflettori, illuminano all’improvviso ora i boschi fitti del Mottarone che domina Stresa, ora la lontana scogliera dove s’annida il Santuario di Santa Caterina di Sasso, a momenti il lungolago elegante di Verbania, a tratti le isole incantevoli nell’acqua cheta del lago, i grandi cespugli di ortensie azzurre delle ricche ville di Meina o poco oltre l’enorme statua scura del San Carlone di Arona.