Il Palio dell’Assunta è l’evento saliente della vita senese. La meravigliosa città dal cervello postmoderno conserva un cuore medievale. E’ stato uno dei primi esempi di città europea che ha liberato il centro storico dall’assedio delle auto. Si cammina per le strade estasiati in un autentico museo all’aria aperta. Lo sguardo si perde nell’ammirazione d’innumerevoli capolavori d’arte. Due volte l’anno, il 2 luglio e il 16 agosto, nella centrale Piazza del Campo, forse la più preziosa del mondo, si corre il Palio. Fin dalle prime ore del pomeriggio, la folla dei senesi e dei turisti s’ammassa sotto il sole al centro della piazza a forma di conchiglia. Ai margini, una pista in terra battuta funge da ippodromo per la corsa finale e da palcoscenico per lo strabiliante corteo storico che la precede e l’annuncia. Temendo il caldo e la pressione della folla è una fortuna poter assistere all’evento spettacolare dalle finestre di un palazzo affittate a prezzo esorbitante per poche ore, magari proprio sopra la Costarella dei Barbieri dove si colloca il palco della giuria che assegna il Palio alla contrada vincente. Il corteo sbuca dalla Via del Casato. Arrivano sei mazzieri, segue il vessillifero a cavallo con la bandiera senese bianca e nera, suonano trombettieri e musici di palazzo, avanzano i rappresentanti di 5 Capitani, 13 Podesterie, 18 Vicariati, 8 vessilliferi delle Arti. Paggi con spada e scudo scortano il Capitano del Popolo a cavallo. Le contrade sono sempre dieci, estratte a sorte dall’elenco delle diciassette esistenti, corrispondenti ai rioni cittadini. Elencarle tutte è indispensabile per avere un’idea della varietà e della fantasia dei loro antichi nomi. Un tempo, le contrade erano più numerose, ma di sette si è quasi perdita memoria in quanto squalificate nel lontano 1675 per aver causato tumulti. Si chiamavano Gallo, Spadaforte, Orso, Leone, Quercia e Vipera. Rimangono: Aquila, Chiocciola, Onda, Pantera, Selva, Tartuca, Civetta, Leocorno, Nicchio, Torre, Valdimontone, Bruco, Drago, Giraffa, Istrice, Lupa, Oca. Durante il corteo, le contrade sorteggiate per la corsa fanno le “comparse”. Si tratta della parte più vivace dello spettacolo. Ogni contrada esibendo i suoi fantastici costumi colorati si presenta con un tamburino, due alfieri, un capitano, quattro paggi e un figurino portabandiera. Le sbandierate sono una gara d’abilità e uno spettacolo unico di folclore antico. Infine, il superbo Carro del Trionfo trainato da quattro buoi esibisce il Palio che sarà assegnato alla contrada vincitrice. I cavalli e i fantini formano un groviglio nervoso al “canapo”, una fune che viene fatta cadere per dar principio alla corsa. Il momento fatale si chiama la mossa. In tre minuti d’autentica passione popolare la piazza è teatro di tre giri in un galoppo sfrenato e senza regole, con mosse a sorpresa, cadute nelle curve e uno spasmodico spunto finale. Per la contrada vincente segue una notte d’incredibili festeggiamenti pubblici e privati, quasi una follia d’altri tempi che contagia ospiti e turisti. Siena è assolutamente consigliabile come base per l‘esplorazione di tutta la Toscana. Basta cambiare di poco i propri itinerari per godere di paesaggi differenti e tutti assolutamente unici per i loro aspetti naturalistici, storici e artistici. A sud le Crete senesi, a nord la stupenda Via Chiantigiana attraverso i vigneti più celebri d’Italia, ad occidente la macchia mediterranea per scendere alla maremma, ad oriente la Valdichiana con gli allevamenti dei giganteschi, miti e bianchi bovini chianini, nelle piccole pianure che hanno come sfondo i boscosi monti dell’Aretino. Città e paesi mantengono tutti l’aspetto e il fascino d’intatti centri storici del medioevo toscano impreziosito dai miracoli architettonici del Rinascimento. Per descriverli tutti si finirebbe per riprodurre le pedanterie di certe puntigliose guide turistiche. Le emozioni, quando sono vere, profonde ed assolutamente personali non si possono trasferire agevolmente sulla carta. Bisogna trovarsi all’improvviso di fronte al panorama turrito di San Gimignano con i suoi intatti “historical skyscrapers”, così li definì un americano seduto accanto a me una mattina, mentre il nostro aereo stava scendendo verso Peretola. Occorre sfiorare i piccoli capolavori d’alabastro esposti nelle antiche botteghe artigiane della stupenda città di Volterra, ammirare gli affreschi di Piero della Francesca rievocanti la Leggenda della Croce nel coro della basilica di San Francesco in Arezzo, bere il favoloso rosso in un’antica cantina di Montepulciano, pranzare a base d’arrosti girati a Castellina in Chianti, respirare profumi dimenticati nelle strette vie di Cortona dove s’intrufolano brezze umide che salgono dal Trasimeno, sferzate di tramontana e dal fiato caldo dello scirocco. La Toscana interna non è lontana dal mare, ma in un certo senso se n’è allontanata, quasi rifiutando le mollezze mediterranee. E’ una sottoregione aspra, dal clima duro, che gli inglesi considerano paradisiaco, tanto da essere continuamente a caccia di casali da restaurare per destinarli a luogo di vacanza privilegiata o residenza ambita per una tranquilla vecchiaia fra cose belle e in una natura ancora intatta. D’estate il caldo è sopportabile sui colli accarezzati da brezze serotine, l’inverno concede il piacere di spruzzate di neve, di un bel fuoco nel camino e di carni allo spiedo innaffiate da vini robusti unici al mondo. Primavera e autunno regalano giornate stupende, i profumi di una doppia fioritura delle rose e l’acuto sentore dello spigo che le massaie ancora nascondono fra le lenzuola di bucato. Ad oriente le masse montagnose dell’Appennino sembrano mura o bastioni a protezione di un’unica incredibile città antica, scrigno di tesori, gelosa della sua intatta cultura. Si sale fra boschi e valli oscure verso cime aspre e crinali arcigni, luoghi adatti ai romitaggi e alla meditazione. I nomi delle località più famose confermano quest’impressione. A La Verna rivivono memorie francescane. Ai Camaldoli il Monastero e l’Eremo ospitano tuttora monaci ed eremiti dediti al lavoro, alla preghiera e alla custodia di preziosissime biblioteche. Tutto il Casentino, zona di confine fra la Toscana e l’Emilia-Romagna, alle sorgenti dell’Arno che sgorgano dalle pendici del Monte Falterona, è ricco di foreste meravigliose di abeti, larici, castagni, aceri, faggi, ippocastani, tigli, sicomori, olmi, pioppi tremuli, nocciuoli, ontani e querce, un patrimonio inalienabile che s’aggiunge alle altre inestimabili ricchezze della regione toscana, che si conferma anche dal punto di vista naturalistico una terra di miracoli.