L’opinione pubblica si sta sempre più convincendo che le statistiche che ci propinano quotidianamente mediante le voci ansiogene dei mezzibusti televisivi siano in gran parte fasulle. Ora con cifre alla mano stanno dicendoci che abbiamo tre regioni virtuose nel rispetto dell’ambiente. Toscana, Piemonte e Lombardia avrebbero aumentato considerevolmente le superfici boschive con una saggia politica di difesa del verde e di rimboschimenti. Forse nel nord popoloso, industrializzato e quindi inquinato hanno capito tardivamente che solo le piante ci salveranno dal morire tutti soffocati, dando poi da “gretini” la colpa ai cambiamenti climatici ciclici che si sono già ripetuti durante le ere geologiche molto prima della comparsa del nocivo bipede umano. I boschi compiono l’operazione inversa e compensativa rispetto ai nostri polmoni e alle attività inquinanti, assorbono enormi quantità di anidride carbonica ed emettono ossigeno riducendo il pericoloso effetto serra. Al sud i boschi li bruciamo addossando la colpa al clima caldo e siccitoso e ai fantomatici piromani. Invece, la natura offre ancora sufficienti precipitazioni, tanto è vero che alcune foreste erano considerate le migliori d’Europa, dal Gargano alla Sila, dal Pollino all’Aspromonte. I piromani purtroppo esistono, sono malati mentali e forse non è difficile individuarli, curarli e metterli in condizioni di non nuocere. Non si citano neppure i loro metodi. In medio stat virtus, sicché nel centro dell’Italia dovrebbe stare la virtù, ma almeno da noi il sentimento più diffuso è un odio feroce contro gli alberi. L’essenza più aborrita è il pino marittimo, quello che i poeti cantavano come parte integrante della bellezza della città eterna, prima che si provvedesse a soffocarne le radici con l’asfalto delle strade e i manufatti di cemento. Nel nostro piccolo, ossia a Marina di Cerveteri la strage degli alberi dura da decenni. Cerenova e Campo di Mare erano città giardino negli anni settanta. Ora pochi dati “statistici” inoppugnabili bastano per descrivere lo scempio iniziato negli anni ottanta. A nulla sono servite le segnalazioni inoltrate al Comune a partire dal 2003.
Viale Benedetto Marini, dalla rotonda alla chiesa, per un tratto relativamente breve, mancano all’appello 46 alberi d’alto fusto, i cui ceppi sono ancora in parte visibili e censibili.
Il Centro Commerciale “La Gardenia”, era circondato da grossi ulivi, ne rimangono 4 malconci.
Lungo la Via Vetulonia, nella pinetina lungo la ferrovia, tagliati 88 pini, ripiantati zero.
Via Orbetello, era tutta alberata, piante superstiti nessuna, i ceppi sono stati occultati con toppe d’asfalto, come nelle vie Rallo, Nepi, Eufronius, Alfani e molte altre, simili ormai a corsie autostradali.
In Viale Oriolo, tratto antistante La Gardenia, su 13 grossi pioppi ne restano soltanto 5 deperenti.
Nell’area commerciale e nei parcheggi di Via Sergio Angelucci, sistematica eliminazione di pini e cipressi e intorno ai ceppi si ammucchiano i rifiuti come in una discarica.
I privati eliminano alberi e siepi, talvolta col permesso comunale, altre volte abusivamente. Lo stesso servizio Giardini del Comune, quando deve giustamente abbattere alberi defunti o pericolosi, poi non rispetta la regola che prevede la immediata posa a dimora di nuova essenza adatta all’ambiente. Spesso le potature sono eseguite fuori tempo e con criteri da guastatori. Da qualche tempo, tuttavia, si notano una nuova sensibilità e un certo cambiamento di comportamenti da parte dell’Assessorato all’ambiente, sia per quanto concerne la lotta contro il degrado in genere, sia per gli aspetti riguardanti il verde pubblico. Si è partiti con le feste degli alberi con la posa a dimora di ulivi negli spazi aperti delle scuole, con finalità educative. Recentemente si è riqualificato il lungomare con palme assistite da impianto di irrigazione e in vari punti del territorio si sono trapiantate alcune piante provenienti da vivaio. Dopo un disastro è difficile rialzarsi, ma è importante invertire la tendenza. Occorrono cultura, buon senso, onestà, abdicazione, forza di volontà e coraggio per resistere ai beceri che non sono la maggioranza, ma una minoranza ingombrante, prepotente, impunita e purtroppo infiltrata anche nelle istituzioni. Se non siamo capaci di vedere lo scempio con i nostri occhi affidiamoci all’immancabile occhietto del cellulare, bastano poche fotografie per rendere l’idea.
Umberto Mantaut